SCUOLA/LA STORIA DELLA PRESIDE FRANCA PRINCIPE

La Cassazione l’ha condannata per lesioni colpose gravi, non potrà tornare a scuola fino al prossimo marzo 2020 e nemmeno percepire lo stipendio. Parliamo di Franca Principe, preside dell’istituto Pisacane di Sapri dove nel 2011, durante gli esami di Maturità uno studente cadde da un lucernaio ferendosi gravemente.. La porta di accesso a quel terrazzino doveva essere chiusa, una collaboratrice scolastica, poi dichiarata inidonea, l’aveva aperta. E la dirigente scolastica finita sotto processo quel giorno, era persino in un’altra scuola. Nelle scorse settimane è poi arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso scatenando la protesta dei presidi : la sanzione disciplinare dell’ufficio scolastico della Campania. Vecchi fantasmi si ripresentano nella mente, rivivo l’unica paura che ho avuto nella mia carriera di preside ( pagare per colpa di un altro): ogniqualvolta una classe partiva per la gita; quella volta in cui un finestrone venne giù in un corridoio mentre passava una ragazza; ogniqualvolta si svolgevano assemblee e manifestazioni…Il fatto è che molti miei colleghi, ignorando che sulla sicurezza il dirigente è un capro espiatorio quando si fa male un alunno o altri, vivono spensierati (beati loro) tra convegni e progetti. «Sulla sicurezza degli edifici non possiamo intervenire perché la proprietà è degli enti locali. Ma se succede qualcosa ne rispondiamo noi. Ora basta fare i capri espiatori, si cambi la legge (il preside-datore di lavoro secondo il D.lgs 81/2008) ». La pulce nell’orecchio, appena diventato dirigente nel 1993, me l’aveva messa il libro di un mio ottimo collega di Trento, Rosario Drago, il quale con crudeltà spiegava ai presidi quale fosse il rischio maggiore che correvano: occuparsi di vigilanza e sicurezza. Quella raccomandazione la presi così sul serio che, come sanno tutti quelli che mi hanno avuto come datore di lavoro, evitavo con tenacia nell’edificio gli assembramenti e la folla (che favoriscono gli infortuni). Se dipendesse da me neppure l’attività fisica farei svolgere nella scuola visto che ormai genitori & avvocati provano a monetizzare una semplice distorsione in una invalidità permanente. Nel 2017 l’Inail ha contato 88mila incidenti nelle scuole. Insomma, sappiate che se in una scuola italiana di qualsiasi tipo e grado si fa male qualcuno, l’unico a pagare è il preside. A prescindere. Un crollo ogni tre giorni di scuola nell’ultimo anno.

PS Quello che è avvenuto nella scuola elementare Pirelli di Milano dove un bambino di 5 anni è precipitato nella tromba delle scale, mi consente di aggiornare l’articolo. Secondo il Corsera del 19 e 20 ottobre 2019 è successo questo: Nella classe del bambino, venerdì, ci sono l’insegnante di inglese e quella di sostegno. Il bambino chiede di andare a far pipì. Non una, ma due volte. La maestra gli nega il permesso, anche in considerazione del fatto che, di lì a poco, ci sarà l’intervallo. Il bambino insiste e, dinanzi a una reale necessità, l’insegnante lo fa uscire dalla classe, sicura che in corridoio (e così effettivamente sarà), la bidella lo prenderà in custodia. La bidella: un volto storico della scuola, una donna amata e molto scrupolosa. Soltanto che, ed è successo raramente, da altre classi, sempre di prima elementare, due piccoli necessitano del gabinetto. La bidella li accompagna tutti e tre. Al primo che finisce, dice: «Torna subito in classe». Il bambino esce dal bagno, trova la sedia della bidella e pensa di usarla per guardare giù: rimane privo di protezione per un breve lasso temporale, tra i venti e i trenta secondi. Il bambino sale sulla sedia si sporge e cade giù. La sedia ha le rotelle e non fa rumore: altrimenti, nel silenzio del corridoio, la bidella avrebbe potuto sentire il trascinamento e sarebbe uscita dal bagno a controllare. La Procura procede per omessa vigilanza di insegnanti e collaboratori; allo scopo ha acquisito il regolamento d’istituto; poi la “Carta dei doveri dei docenti” e quella dei collaboratori scolastici.
Ogni anno il dirigente scolastico emana una circolare nella quale elenca i compiti di sorveglianza a cui sono sottoposti in base all’articolo 2048 del codice civile e al decreto 81, spiega Andrea Di Mario, preside al liceo Carducci di Milano. In linea teorica lo studente deve essere sempre vigilato, da quando varca il portone di scuola al momento in cui esce: la circolare serve a chiarire tutte le regole che devono seguire insegnanti e collaboratori perché questa vigilanza non venga mai meno. Ogni dirigente decide quindi come distribuire nella scuola i collaboratori scolastici, in generale vale il principio per cui i piccoli, anche se non accompagnati, debbono essere almeno sorvegliati. Il regolamento interno deve essere coerente con il piano pedagogico della scuola e approvato prima dal collegio docenti e poi dal consiglio di istituto. In pratica, se le cose sono andate come presume il Corsera, di chi è la colpa di 20 secondi in cui un bambino in corridoio è rimasto solo ed è salito su una sedia? Alla fine di tutto la magistratura, esaminate tutte le carte e tutte le azioni dei soggetti, dovendo dare alla famiglia e all’opinione pubblica un capro espiatorio, dovrà scegliere qualcuno. Il dirigente però, che stava magari nel suo ufficio, è responsabile sempre eppure è impossibile coordinare tutti e soprattutto pre-vedere tutto quello che la vita assurda ci presenta con l’aggravio della fatalità.