Qualche giorno fa sul Corsera il giornalista calabrese Tommaso Labate ha fatto un ritratto del ministro Azzolina “Istruzione, dal software misuratutto al banco dinamico. Il mondo della ministra Azzolina”. Il sommario diceva: “Malumori sulla titolare della Scuola, commissariata di fatto da Conte. I continui tira e molla sulle misure. E per un collega di governo è un’«ombra ministra»”.
Oggi, sempre sul Corriere, Gianna Fregonara, la giornalista che si occupa di scuola (ripeto: si occupa a tempo pieno di scuola) scrive: “Nel mondo della scuola continua per ora a dominare la confusione sul da farsi. Eppure alcune novità nei vari decreti di questi mesi sono state inserite. Come la norma che permette di ridurre il numero di studenti per classe. È comprensibile però che i presidi che non hanno aule né prof a sufficienza non apprezzino la portata dell’innovazione. Così come l’idea dei banchi a rotelle per fare una didattica innovativa: come possono ripensare il modo di insegnare proprio adesso che non sanno ancora quanto tempo riusciranno a tenere in classe i loro studenti e quante ore dovranno organizzare a distanza?
In fondo, anche se non lo ammette, la ministra che è un’ex preside sa che questo rischia di essere un problema grave e infatti finora ha evitato accuratamente di essere precisa: ma non basta dire che la didattica a distanza sarà casomai una scelta dei presidi. Perché essere pronti a tornare in classe a settembre vuol dire aver trovato posto anche a quel milione e duecentomila studenti che per ora non ce l’ha” (La ministra che ha tutti contro).
In quel che ha scritto Gianna Fregonara c’è un errore che ho messo in neretto. La Azzolina non ha mai fatto la preside, per il semplice fatto che ha fatto il concorso sostenendo le prove orali mentre era già una parlamentare impegnata nella commissione Pubblica Istruzione. In altri termini, la Azzolina ha partecipato ad un concorso per presidi entrando in graduatoria al posto n. 2539. Lo scorso anno le assunzioni sono arrivate a prendere 2.045 vincitori di concorso. Con le nuovi immissioni 2020 si arriva a 2503. La ministra è vicina alla stabilizzazione, si può assumere da sola. In ogni caso lei non ha mai diretto una scuola. La Azzolina, da Siracusa, esaminando il suo curriculum vitae, ha insegnato e ha diretto un sindacato, l’Anief. Poi è stata eletta parlamentare. Oggi, per contrattaccare, dice: «Mi attaccano perché sono donna, giovane e dei Cinque stelle, pensano che io non sia preparata, ma ho due lauree e varie specializzazioni. E dunque adesso dico basta: vado io in tv e spiego io come riapriremo le scuole a settembre. Ho sbagliato a non farlo prima ma avevo troppo da fare». Riepilogando, allora: la Azzolina è attaccata dai sindacati, anche se la Azzolina ha fatto la sindacalista, ma la Azzolina non ha ancora fatto un’esperienza pratica di dirigere una scuola qualsiasi. Proprio ieri, sempre sul Corsera, l’editorialista Angelo Panebianco scrive:
“…Giavazzi si sofferma dapprima sullo stato critico in cui versa la scuola. Ha ragione e bisognerebbe occuparsene. Se non che il governo della scuola è stato di fatto consegnato ai sindacati ormai da molti decenni. E i sindacati sono interessati alle sanatorie, non si sono mai preoccupati né si preoccuperanno mai della qualità di ciò che viene insegnato, del servizio offerto agli studenti. In materia scolastica questo governo non è più colpevole dei suoi tanti predecessori (di sinistra e di destra). Ma non farà ciò che Giavazzi auspica, non cambierà registro. È, per l’ appunto, il divario fra ciò che bisognerebbe fare e ciò che si fa”. (I brontolii non fanno le riforme)