Lamezia rom/ Scordovillo ‘o passato: nel 2024 sono 411, segnatevi questo numero

La questione del campo profughi nel centro di Lamezia che molti continuano a definire “questione rom” l’abbiamo seguita, come tutti i lametini, negli anni, da quando eravamo giovani ad adesso. Ora abbiamo a marzo 2024 un numero: nel ghetto vivono 96 famiglie per un totale di 411 anime. Nel 2011, secondo Alessia Truzzolillo (LaC news) erano circa il doppio, 800. A me risulta, dagli articoli che ho fatto nel tempo, che prima del sequestro da parte della procura nel marzo 2011, a Scordovillo vivevano 528 persone e 136 nuclei familiari. Con il piano di azione dell’amministrazione Speranza, che aveva individuato gli alloggi disponibili sul territorio e contemporaneamente abbattuto i container per evitare possibili ripopolamenti di Scordovillo, già nell’ottobre 2013 erano presenti 388 cittadini in 101 nuclei familiari, con una riduzione di 140 cittadini e di 35 nuclei familiare. Qualcosina era stato fatto, ricordo che disse così il consigliere Piccioni, “con onestà intellettuale bisogna riconoscere che il problema non è stato risolto definitivamente” ma almeno qualcosa era stato fatto (il progetto “Le tre chiavi di Ciaiò” ottenne un finanziamento di quasi 3 milioni di euro dal Ministero degli Interni, per realizzare 28 alloggi prefabbricati per i cittadini di etnia rom e liberare il campo di Scordovillo).

(29/3/24) Per bonificare è necessario liberare l’area. È qui che nasce la congiunzione astrale favorevole. Per bonificare e sgomberare è stato creato un tavolo al quale siede lo Stato – rappresentato dalla Prefettura e dal commissario Vadalà – la Regione Calabria, la Procura di Lamezia Terme e il Comune di Lamezia. Tra l’altro la Regione ha cooptato tre dipartimenti per dare seguito all’opera: Infrastrutture, Welfare e Ambiente. Sopravvive da oltre cinquanta anni una comunità rom stipata in baracche tirate su con materiali di fortuna. Naturalmente le baracche non sono collettate alla rete fognaria e i liquami vengono incanalati oltre il terrapieno della ferrovia dove si trova l’ospedale cittadino. (alessia truzzolillo,laCnews)

(Ripropongo ora un mio articolo del 2021) Tanto vale pagare il pizzo ai rom come succede per i libretti rubati. Il Comune istituisca la TR (Tassa Rom) in cambio della fine della guerra chimica. Ci arrendiamo, hanno vinto loro, chiamiamo l’ONU per far da mediatore. Lo Stato italiano si è arreso subito tanti anni fa, noi ci arrendiamo nel 2021 accettando di pagare la tassa.

Tutte le periferie delle città sono posti invivibili e i cittadini onesti che colà risiedono sono vittime del degrado. Ma soltanto Lamezia è stata capace di essere investita come città intera dal degrado di una sua zona fuori controllo. Basti pensare che la furbizia di raccattare qualche voto dai rom accogliendoli e iscrivendoli all’anagrafe l’abbiamo negli anni pagata cara con un masochismo diventato proverbiale. Il campo rom è tracimato sulla città e tutta la città è diventata così un’enorme periferia. Mercoledì 14 luglio 2021 una città senza colpa ancora una volta ha subìto inerme una violenza alla propria salute. Chiusi a casa come se fosse in corso una guerra e fosse suonato l’allarme per i bombordamenti. La domanda che faccio da decenni è la seguente: se un meccanico sversa l’olio esausto gli chiudete l’attività, solo i rom possono fare quello che vogliono? Perchè una faccenda di ordine pubblico l’avete fatta diventare una questione politica? Cosa vuol dire, che tutti i poveri che abbiamo in Italia possono delinquere? Che i rom di Lamezia sono per caso i nostri gilet gialli?

A Lamezia qualcuno associa il campo rom alle banlieue francesi, al quartiere Zen di Palermo, alle vele di Scampia. Sono accostamenti improponibili perchè l’unico paragone serio che si può fare è con la crescita parallela della ‘ndrangheta lametina. I rom accolti inizialmente a Lamezia erano poche decine, così come i mafiosi che cominciarono a chiedere il pizzo, a Nicastro e non a Sambiase. Il mancato controllo del territorio da parte dello Stato ha fatto crescere Scordovillo a dismisura così come la mafia dal pizzo e dalla droga è passata a controllare attraverso finanza e imprese legali l’intera economia lametina. Il medico pietoso fa la piaga purulenta, tutto qui.

Abbiamo avuto recentemente l’intervento di Gratteri per stroncare i traffici illegali operanti in quel contesto, ma evidentemente non basta. E’ tardi, come dicevo in un altro articolo.

Ora, come ho scritto molte volte, i cittadini devono fare il loro dovere (pagare le tasse, non commettere reati, testimoniare..) ma anche lo Stato dovrebbe fare il suo. Molto spesso i pm se la sono presa con i cittadini perchè non collaborano abbastanza e sono omertosi. Ma la questione rom di Lamezia è un caso in cui i cittadini sono vittime e basta.

Il problema dei rom lametini sta nella risposta generale che vogliamo dare a qualsiasi forma di violenza in uno stato democratico. E’ una vecchia questione che la politica italiana non ha mai risolto perchè a destra e sinistra ritengono che ci sono nel mondo violenze “giuste” (ma lo stabiliscono loro quando lo sono). Quando uno Stato che è l’unico autorizzato all’uso della forza soccombe davanti alla violenza altrui, lo Stato non esiste più. Nessuna violenza può mai essere “giustificata” per nessuna ragione, non l’hanno ancora capito a sinistra dove s’indignano per Zaki e Regeni, per i palestinesi e i detenuti di S. Maria Capua Vetere, ma (basta leggere facebook) giustificano le violenze dei nostri rom perchè “il problema è a monte”. Non si tratta davanti alla violenza, non si cede mai al ricatto. Tanti anni fa il prefetto Reppucci incontrando i presidi delle scuole disse in una riunione:

“Ma voi lametini ve lo dovete mettere in testa che di più non possiamo fare, non è che possiamo ucciderli i rom”.

Nessuno vuole ucciderli, gli dicemmo, ma vogliamo uno Stato di diritto che persegue i reati chiunque li commetta. Se poi sono reiterati per decenni lo Stato non può far diventare politico un grave problema di ordine pubblico. Altrimenti tutti i serial killer, il mostro di Firenze o le bande della Uno bianca dopo pluriennali indagini senza risultati il ministro dell’Interno potrebbe scaricarli sulla politica. Vedetevela voi.

Nè tantomeno, come negli anni ha sostenuto qualcuno a sinistra, i rom stanno combattendo una battaglia politica per l’indipendenza, non sono nè la Catalogna, nè Hamas, nè irlandesi. Il confine tra diseredati e criminali nel nostro caso è molto incerto. Se a ciascun rom dessero il reddito di cittadinanza, diventerebbero onesti? Se tutte le emergenze sociali che abbiamo in Italia comportassero l’uso di gas tossici sulla popolazione inerme, questo voglio dire, tanto vale che la guerra sia dichiarata ufficialmente.
Le armi chimiche sono classificate dalle Nazioni Unite  come armi di distruzione di massa, e la loro produzione e stoccaggio sono stati messi al bando dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993.

Sono passati tanti anni e ancora mantengo il mio pensiero. Se io oggi accendo un fuoco accanto a casa mia e provoco fumo, mi arrestano in non più di mezzora.

I fumi dei rom lo Stato non riesce ad arrestarli da decenni e questa è la fotografia oggettiva di Lamezia. Intendo dire che a Catanzaro e Cosenza tutto questo non sarebbe successo così a lungo. Infatti i rom cosentini sono pericolosissimi ma non arrivano alla guerra chimica. Non sono soltanto “le violenze in carcere una sconfitta”, anche i fumi del campo rom lo sono. Il vuoto storico di uno Stato imbelle è stato pertanto riempito da ‘ndrangheta e forze oscure, ed i poveri cittadini di Lamezia fanno quello che possono, macinano amaro e poi votano all’amico che promette sfracelli.

Sull’argomento su questo blog:

Lamezia lo Stato e i rom. La guerra chimica contro i lametini (24/7/21) ; Lamezia Scordovillo / Quando la politica non risolve problemi e la magistratura interviene a babbo morto (17/7/21) ; Scordovillo la cronistoria di poveri accolti per votare alle comunali che diventano terroristi (7/8/21); Lamezia/”Questione rom”, le parole se le portano via i fumi (luglio 23)