Davanti alla prova d’autore su Netflix con la sua serie animata “Strappare lungo i bordi”, il fumettista Michele Rech, 38 anni, lascia senza parole. Alla ricerca di se stesso il millenial con gli amici Sarah e Secco riesce a farci capire che davanti all’immensità della vita “non siamo altro che fili d’erba in un vasto prato”. E ci riesce nonostante il suo romanesco strascicato e velocissimo ti costringe a non perdere una parola (annamo a pija un gelato?). Ma la cosa più incredibile è questa sua dichiarazione, leggetela:
“Ho sempre sperato che i miei disegni potessero diventare un lavoro, ma tutti mi sbattevano le porte in faccia. Campavo facendo altri mestieri: ho fatto tanto call center, ho lavorato in aeroporto, davo ripetizioni di francese, facevo traduzioni di documentari. Nel 2010 poi decisi di autoprodurre il mio primo libro, La Profezia dell’Armadillo. L’avevo portato a cento editori e nessuno mi aveva mai chiamato. Quando poi è uscito, però, ha avuto successo e sono tornati tutti. L’anno scorso, sono andato da Netflix per Strappare lungo i bordi . Cioè ho proprio insistito. Ho bussato cento volte, ho mandato tantissime mail alle quali all’inizio nemmeno mi rispondevano. Ma lo volevo a tutti i costi e gli ho fatto una capoccia così.”
Uno su mille ce la fa ma solo perchè un geniaccio come lui prima o poi doveva avere la sua chance (lo dico perchè il “segui i tuoi sogni” è diventato l’ennesimo comandamento di una società di narcisisti che cura il suo fisico, i suoi consumi, i suoi acquisti, le sue emozioni come se anche i sogni non avessero, se si realizzano, un prezzo da pagare. Una società di narcisisti dove ci si illude che sognare non cosa niente e invece anche i sogni costano e possono diventare incubi).