Antonio Ricci “Striscia la notizia” l’ex preside insonne

C’è una persona della televisione alla quale sono molto affezionato. Spiegherò la natura controversa del mio legame. Si chiama Antonio Ricci e la sua ditta si chiama “Striscia la notizia” su Canale 5. E’ nato ad Albenga, in provincia di Savona, il 26 giugno 1950. Ha la stessa mia età, entrambi abbiamo fatto il preside. Solo che io sono una Bilancia e lui è il tipico Cancro. Questi due  segni cardinali, insieme ad Ariete e Capricorno sono considerati come quelli che decidono, i veri manager della situazione, questo perché insieme a loro hanno inizio le stagioni.
Il Cancro tende a costruire immense mura attorno a sé per evitare di soffrire e sono davvero poche le persone di cui si fida. Evitate accuratamente di prenderlo in giro (anche solo scherzando). Ti prenderà seriamente e potrà rimanere molto ferito.
Docile, piuttosto timido, affettuoso e riservato, in certi momenti il suo comportamento sembrerà infantile. Di natura suggestionabile, questo sognatore ha una sensibilità, un’intuizione e un’immaginazione molto sviluppate. Non lo conosco affatto ma potrei giurare che Ricci  così è ben descritto. 
Laureato in lettere e in storia dell’arte, a 25 anni conobbe a Genova Beppe Grillo. A 29 anni firmò come autore il programma della prima serata del sabato di Raiuno, Fantastico condotto da Grillo, Heather Parisi e Loretta Goggi. Da allora iniziò una collaborazione artistica con il capo dei 5Stelle, che proseguì con i programmi tv Te la do io l’America (1981)e Te lo do io il Brasile (1984).

“Ero il giovanissimo preside dell’Istituto per Periti Agrari e Industriali, insediato nell’edificio che aveva ospitato il Seminario dei Canonici Regolari, e dormivo in macchina. Di giorno ero preside a Genova, la notte facevo il cabarettista al Derby di Milano con Funari, Andreasi, Cochi e Renato e Faletti. Non avevo materialmente il tempo per tornare a casa ad Albenga e così dormivo tre, quattro ore in macchina alla Coronata. Se trovavo nebbia mi facevo un pisolino in un autogrill, sempre pronto ad arrivare puntuale all’apertura della scuola per nulla stropicciato perché, fin da bambino, ho sempre goduto di insonnia”. “L’ispettore mal sopportava un preside ventisettenne. «Mia figlia, per due mesi, non è riuscita a fare i corsi abilitanti e adesso chissà quando li rifaranno. Lei è una precaria e lei è già preside. Complimenti signor Preside!». Non gli importava che la scuola fosse attrezzatissima e modernissima, era insensibile alle mie dotte citazioni in greco e latino, si preoccupava solo di stalkerizzarmi con pretestuosi formalismi: «Signor Preside, prima si mette la firma e poi il timbro e non viceversa. Può portare all’annullamento dei registri». A pelle sentiva che in me c’era qualcosa che non lo convinceva, arrivò a dirmi: «Signor Preside, ho visto la sua auto parcheggiata sul piazzale: è targata Savona. Non mi dirà che tutte le mattine viene da Savona…».

Amico di Umberto Eco, sposato con Silvia Arnaud, storica dell’arte, tre figlie femmine,  nel 1983 creò Drive In, un varietà comico-satirico andato in onda fino al 1988 che ha rivoluzionato il varietà televisivo italiano. Nel 1988 inventò Striscia la notizia, poi nel 1990 Paperissima. Sono programmi longevi che hanno decretato il successo di Ricci e il suo indissolubile legame con Fininvest. In cambio di ascolti buoni ha avuto soldi e la massima libertà, insomma la fedeltà a Canale 5 nessuno l’ha mai messa a rischio. Ricci è l’autore televisivo più longevo, più ricco, più potente, basti pensare che il critico Aldo Grasso dopo qualche scaramuccia avendo conosciuto la sua suscettibilità, evita accuratamente di nominarlo. Le poche volte che Ricci parla, in occasione di qualche libro in uscita o presentando una stagione televisiva, fa uno show e sui giornali commentano così: ce ne ha per tutti. Lo ammiro per la libertà che si è conquistato in tv, per tutti i soldi che ha fatto smettendo di fare il preside e dedicandosi alla tv e alla satira, ma non credo che potrei essere mai un suo amico. Non conoscendolo, ipotizzo e immagino (magari mi sbaglio) che abbia molto in comune con Beppe Grillo, a cominciare dal valore che danno ai soldi. Intendiamoci, tutti diamo valore ai soldi, bisogna vedere se sono un mezzo oppure un fine, tutto qua. Per Grillo, ci scommetto, sono il perno della sua vita, essendo tutto il resto, politica compresa, il mezzo per assicurarsene sempre di più. Per Ricci il dubbio che ho lo formulo così: come si fa per 34 anni a sopportare Ezio Greggio, Iacchetti e la Hunzicker, capitan Ventosa e Valerio Staffelli, Luca Abete e Vittorio Brumotti?  Come si fa, cioè, a continuare con una trasmissione basata su questi personaggi senza prendersi, ormai ricco e famoso, la libertà di cambiare ed inventare qualcos’altro? C’è una routine, una mediocrità, una noia della replica che personalmente mi inquieta. Proprio perchè lo considero un artista, un autore satirico superlativo, questa ripetitività me lo fa assomigliare (tipo il presentatore Mastrota che vende materassi e poltrone) ad un travet della satira, il “riccismo” essendo diventato la sua prigione dorata.

Lui, Grillo e Freccero (altro savonese) in fondo sono dei “situazionisti”, un movimento marxista libertario con radici nelle avanguardie artistiche dei primi del Novecento. I situazionisti si considerano tutti un pò luxemburghiani, un pò anarchici, in pratica dove li lasci non li trovi, sono capaci di dire tutto e il contrario di tutto, con le parole si prendono gioco della realtà, sono presuntuosi ed arroganti, acuti ma inaffidabili. Hanno un filo rosso che li unisce, un grande enorme senso pratico e degli affari.