Cosa è Stardust, l’azienda che crea gli influencer

Il mestiere dell’influencer è un mestiere serio. Su Italian Tech l’abbiamo scritto più volte, e l’abbiamo fatto perché lo dicono i dati: gli Uffizi hanno visto raddoppiare gli ingressi degli under 25 dopo essere sbarcati su TikTok e avere coinvolto Chiara Ferragni; il 75% dei brand americani del lusso si è detto pronto a investire per la promozione proprio in questo settore; il giro d’affari sfiora i 10 miliardi di dollari l’anno e potrebbe crescere sino a toccare quota 85 miliardi entro il 2028.

È un mestiere serio, che permette di fare soldi per davvero (tanti, e anche in Italia) e per cui si può essere portati o avere un’inclinazione, ma che comunque va imparato, come qualsiasi mestiere. A scuola, anche. E se non in una scuola, in una casa che sembra una scuola. E la Stardust House, che prende il nome dall’omonima azienda di cui Gedi ha appena acquistato il 30%, è proprio questo: è una villa di 1500 metri quadrati con piscina, palestra e parco, aperta il 4 luglio del 2020 a Briosco, in provincia di Monza, che appunto funziona come una specie di scuola da influencer. Semplificando, è quella che si definisce content house, cioè è una casa in cui le persone si ritrovano per creare contenuti ma anche per imparare, una specie di via di mezzo fra Amici (per la parte dell’apprendimento) e il Grande Fratello (perché quello succede all’interno si vede all’esterno).

Come funziona (e quanto) la Stardust House
L’estate scorsa, Simone Giacomini, CEO e co-fondatore di Stardust, ci raccontò che “all’interno vivono 15 creator fissi e altri 8 che cambiano ogni settimana, hanno fra i 16 e i 22 anni e oltre a creare video, seguono corsi di fotografia, editing, montaggio, dizione, recitazione, inglese e canto”. Insomma: imparano un mestiere, che è quello che potrebbe essere il loro mestiere del futuro.

Stardust è stata fondata nel maggio del 2020 a Roma (ma ha una sede anche a Milano) da Giacomini insieme con Fabrizio Ferraguzzo, Alan Tonetti, Antonino Maira ed Ettore Dore: a fronte di un investimento iniziale di 100mila euro, ne ha fatturati 1,5 milioni nel primo anno (meglio: nei primi 8 mesi), più di 9 il secondo e oggi, che ha 35 dipendenti, punta a raddoppiare i ricavi. Soprattutto, ha messo a contratto oltre 150 creator su piattaforme come TikTok, Facebook e Instagram e fa da intermediario fra loro e le aziende interessate ad avere visibilità online: “Ci contattano, ci dicono che cosa vogliono, se vogliono post, foto, video o altro e noi incarichiamo il creator giusto per loro”, ci aveva spiegato ancora Giacomini. Generalmente, il creator riceve da Stardust uno stipendio (che può andare fra i 500 e i 3mila euro al mese) per produrre una media di 10 contenuti alla settimana: “Abbiamo industrializzato il mestiere di influencer, gli abbiamo dato regolarità e concretezza”.

Funziona questa cosa? Decisamente sì. Se non bastassero i numeri dati all’inizio, qui ce ne sono altri che lo dimostrano: nel primo anno di piena operatività, la Stardust House ha prodotto contenuti che hanno totalizzato oltre 6 miliardi di visualizzazioni, mentre complessivamente tutti i creator del team hanno superato 15 miliardi di visualizzazioni, 35 milioni di ore di tempo di visione e 1 milione di contenuti originali, lavorando con brand italiani e internazionali.