Diseguali/ Impiego pubblico, croce oppure delizia

Cornetti di notte, sala slot e sesso a pagamento: il netturbino durante il servizio usava i mezzi aziendali per tutto tranne che per raccogliere rifiuti. Dopo le verifiche degli 007 della municipalizzata rischia il posto di lavoro.

Ama licenzia 33 spazzini fannulloni: Assenteisti cronici, sparivano per 300 giorni al mese.

Queste due notizie tratte da Repubblica come sempre accade mi fanno interrogare su quella sinistra che difende moltissimo i Diritti o la Giustizia, e poi però mette sullo stesso piano i lavoratori e gli assenteisti, gli evasori e i contribuenti onesti. È la questione dell’ impiego pubblico sul quale la mia opinione personale è la seguente: in Italia ciascun dipendente pubblico decide lui se, come e quando lavorare. La sinistra si è battuta storicamente per il diritto al lavoro e ora forse approva il diritto a non lavorare? I sindacati sul tema se la cavano da sempre così, in maniera pilatesca: la colpa è dei dirigenti che non controllano i loro dipendenti. Affermazione in parte vera, se non fosse formale e burocratica. C’è stato un assenteista seriale in un ospedale di Catanzaro che non ha mai lavorato per 15 anni dopo essere stato assunto, e tutti i suoi colleghi compresi i dirigenti hanno fatto finta di niente. La colpa è solo dei dirigenti? Allo stesso modo potremmo sentenziare che tutti siamo legittimati a voltarci dall’altra parte quando siamo testimoni di un reato. Che se ne occupi la polizia.

L’omertà sorregge l’assenteismo, e per me se non si agisce su questa solidarietà sociale, rendendola non conveniente, il fenomeno è praticamente impossibile da sradicare. Chi si rende uccel di bosco o fa finta di lavorare con orari personali e modalità soggettive ha bisogno di un sostegno, da un medico o da un collega connivente. Tale connivenza, a cominciare dai dirigenti, va spezzata perchè l’omertà è connotato della cultura mafiosa che si è poi estesa negli uffici pubblici sino a diventare buon senso comune.

Sull’assenteismo in realtà si sa tutto, chi sono i responsabili e come riescono a farla franca. L’assenteismo per malattia non è omogeneo né sul piano territoriale né rispetto ai vari settori del pubblico impiego. In testa alla classifica per numero di giorni medi di assenze durante un anno, ci sono proprio i corpi di Polizia, come i vigili urbani, con 60 giorni, praticamente due mesi.  Seguono gli uffici della Presidenza del Consiglio (55 giorni), le agenzie fiscali (51), i ministeri (50), la scuola (48), i Vigili del Fuoco (40), gli enti di ricerca (39), l’università (18) e infine la magistratura (7). È mai possibile, viene da chiedersi, che un vigile urbano si ammali in un anno dieci volte in più di un giudice? E’ mai possibile che prima e dopo le feste aumentino le malattie? Nella scuola la data fatidica è l’8 dicembre, quando si moltiplicano i certificati per far cominciare subito le vacanze natalizie; ma anche quando un dipendente pubblico, spiegano le statistiche, poverino, ha dovuto lavorare a Pasqua o a Natale, guarda caso passata la festa cade ammalato e si risarcisce da solo.

Dal punto di vista geografico, le regioni dove si concentrano il maggiore numero di giorni medi di assenze nelle diverse amministrazioni locali, dalle regioni ai comuni, sono la Calabria per gli uomini (8,63) e la Puglia per le donne (16,49), seguite dalla Campania (7,72 per gli uomini e 12,10 per le donne), e dal Lazio (7,45 per gli uomini e 11,73 per le donne). La regione più virtuosa, invece, è la Liguria con appena 2,82 giorni medi di assenze per gli uomini e 3,10 per le donne. 

Ma al di là dei numeri, il sistema te lo spiegano bene non certo gli esperti giuridici o economici di lavoro. Lo spiegano i medici di famiglia che, come si sa, mantengono sull’ intero territorio nazionale il polso della situazione. Se in parlamento convocassero in audizione un campione dei medici condotti e chiedessero a ciascuno: quanti impiegati pubblici assisti? Diciamo 100. E di questi quanto sono i lavativi e quanti i lavoratori, si avrebbe una risposta esatta. Perchè? Perché ogni medico visita e fa certificati fasulli ( oltre a quelli veri) ai lavativi mentre gli impiegati che fanno il loro dovere li perde di vista.

Ogni medico sa che Tizio, essendo assenteista cronico, gli chiede di continuo certificati fasulli, e se si rifiuta minaccia di cambiare medico. Ora togliamo di mezzo l’obiezione di tanti convinti che i lavativi nell’impiego pubblico siano davvero pochi. Se fosse così, soccorre la logica e dunque sarebbe facile togliere dal cestino delle mele quelle marce. Ma non è così perchè dei 3,2 milioni e rotti di dipendenti pubblici che lavorano o nell’istruzione o nella sanità in Italia (quasi 10 persone ogni 1000 abitanti) gli assenteisti non sono un centinaio nè un migliaio. Anche se ipotizzassimo che fossero un terzo (me lo auguro) avremmo un milione di dipendenti che svolge male il suo lavoro assentandosi spesso oppure, se è presente, facendo finta di lavorare.

Questo milione di persone che ipotizzo, a fronte di uno stipendio basso (perchè è basso) ottiene tutti i vantaggi dell’impiego pubblico, che la dc ha sempre concepito adatto alle mamme e a chi ha il doppio lavoro. Il resto, i colleghi che lavorano, in cambio dello stesso stipendio misero, tirano la carretta e forniscono ogni giorno prestazioni svolte in condizioni problematiche. Per fare un solo esempio comprensibile, pensate ad una insegnante che svolge il suo lavoro impegnativo a contatto con scolaresche sempre più fuori controllo, che deve ormai lavorare al mattino e pure al pomeriggio, a contatto con dirigenti fuori di testa o ignoranti, famiglie incapaci di educare i loro figli, e colleghi spensierati che, beati loro, li vedi di tanto in tanto.

Questo impiego pubblico dove è consentito a chi non vuol lavorare di poterlo fare senza patemi d’animo, e dove chi vuol lavorare prende lo stesso stipendio dei lavativi, è la palla al piede della nostra economia. Non si capisce perchè, tutti quelli fissati con le disuguaglianze non considerano questa una ingiustizia degna di attenzione. Ora scoprono l’acqua calda, che per il Pnrr non abbiamo le competenze necessarie, ma il problema sta a monte, un ingegnere, per capirci, non va a fare l’insegnante o l’impiegato pubblico per i quattro soldi che gli danno. L’impiego pubblico è il secondo lavoro, che si aggiunge al lavoro vero, che è quello che si ama. Chi ama il lavoro nel pubblico o non ha nessuna alternativa, oppure ha la passione. Questa passione viene ogni giorno mortificata dal confronto con i colleghi peggiori, i quali spesso sono trattati meglio, ricevono riconoscimenti non meritati e vivono tranquilli. Per alcuni l’impiego pubblico è un inferno, perchè fanno il proprio dovere da formichine, per altri è il paradiso, un vero passatempo, un hobby che si aggiunge al lavoro principale (per esempio la politica).

Il meccanismo di emulazione in ogni azienda privata consente di far carriera, per la molla di scalare posizioni, di guadagnare di più e di ottenere altri benefit. Nell’impiego pubblico italiano è tutto il contrario, chi lavora lo fa perchè mosso da valori etici interiori, senza adeguarsi al contesto. Sto scoprendo l’ovvio, è evidente, ma tutti sappiamo che è così, che non può funzionare una squadra dove non si premia il merito, e nella quale nessuno viene mai allontanato. Dopo vari decenni alla mia età solo una volta mi è capitato di leggere di un licenziamento di un impiegato pubblico in seguito ad una inchiesta. Il sistema non funziona proprio per questo motivo. Se su 3 milioni di dipendenti, nonostante quello che vediamo o leggiamo ogni giorno, solo una volta uno venne licenziato per assenteismo, ti viene il dubbio che sia stato un errore.