Report (Rai3), il coraggio a metà, Moggi il capo ma spuntano gli altri

Il Report di Sigfrido Ranucci non si smentisce mai. Di solito è facile seguire qualsiasi suo servizio: non vanno mai  alla ricerca della verità ma, essendo i Buoni, hanno già una tesi in testa e quindi si fanno da fare per trovare pezze d’appoggio. Su Calciopoli visto che avevano in mano migliaia di intercettazioni che la magistratura si è rifiutata di sbobinare preferendo il taglia e incolla del colonnello Auricchio per far fuori Moggi, dipinto come il capo della Cupola, avrebbero potuto smontare l’inchiesta porcata da cima a fondo.

Ma così avrebbero corso il rischio di svelare la congiura contro “Giulio Cesare” Moggi, sbugiardando stampa e alcune sentenze definitive che lo hanno definito come l’unico Boss del calcio italiano. Tutti i sodali presunti di Moggi (es: l’arbitro De Santis) sono stati assolti; non c’è una sola partita per la quale sia stato accertato che il risultato sia stato condizionato da Moggi; tutte le bufale più grosse, tipo l’aver sequestrato in uno spogliatoio l’arbitro Paparesta a Reggio Calabria, si sono rivelate false.

Le sim che Moggi comprava in un tabacchino svizzero erano un mezzo rudimentale rispetto al centro spionistico della Pirelli (Tavaroli & Tronchetti Provera & Moratti).

Ciò nonostante, Report ieri sera cosa ha fatto? Ha lasciato Moggi (ecco la tesi precostituita che avevano in testa) al centro del villaggio Calciopoli (nella versione “illecito strutturato” inventato da Sandulli) nel ruolo di Grande Corruttore Padrone del calcio italiano ( in realtà era invece Galliani, con Berlusca al potere e Carraro alla Fgci) e ha dimostrato che tutti gli altri pastorelli tentavano di fare come lui o per arginarlo oppure per contrastarlo.

Un colpo al cerchio e uno alla botte, dunque. Dopo il servizio su Calciopoli hanno pure aggiunto un servizio sulle beghe ereditarie familiari di Margherita Agnelli con i figli, e così la Juve, John Elkann e la dinastia Agnelli sono stati sistemati per bene: una manica di truffatori. Moratti, Berlusconi & Galliani, Lotito, i Della Valle sono apparsi come figurine di contorno. De Laurentiis non pervenuto per niente, vuoi vedere che, come amano dire tutti ora, ha i bilanci a posto mentre non è vero per niente?

Ora, Moggiopoli (così si chiamava all’inizio Calciopoli) nasce a Napoli dove una procura di pm tifosi incazzati contro il sistema che ha mandato il Napoli tra i dilettanti, è il braccio armato di una congrega di interessi convergenti. Lo spiega bene Giandomenico Lepore, procuratore generale a Napoli tra il 2004 e il 2011: “Iniziammo con la Juventus perché avevamo più elementi raccolti. C’erano altre squadre, quasi tutte le squadre. Poi un giorno uscì un supplemento dell’Espresso con tutte le intercettazioni, successivamente i telefoni furono chiusi, nessuno più parlava e quindi rimase solo la Juventus”. L’ex magistrato aggiunge: “Se fossimo andati avanti: subito dopo la Juventus c’era l’Inter…”. La domanda che Report non gli ha fatto sarebbe stata: quello che avevate non vi bastava per colpire anche gli altri?

L’Espresso, il settimanale che infangò Ilaria Capua costringendola a lasciare l’Italia, in Calciopoli ha giocato un ruolo decisivo, sullo stesso piano di quello giocato da una convergenza di interessi, Galliani & Berlusconi, Montezemolo & Elkann (per togliersi di mezzo Moggi e Giraudo), Moratti & Tronchetti Provera (Tavaroli), il nemico giurato Baldini, ds della Roma.

Non solo Inter, perché l’inchiesta di Report ha parlato anche del Milan con l’ex addetto (segreto, l’unica squadra che aveva un ruolo ad hoc) agli arbitri, Meani. E’ stata riproposta una intercettazione dove proprio Meani parla con l’arbitro De Santis dopo una partita tra Inter e Juventus con polemiche da parte dei bianconeri: “Ho fatto fare il silenzio stampa alla Juventus” le parole dell’ex fischietto. La storia la scrivono sempre, si sa, i vincitori.