Se il tifo calcistico rende Roberto Saviano altro da sè

Ancora all’inizio del Novecento lo sport era avvertito dai letterati italiani come un’esperienza indegna, in sé e per sé, di attenzione poetica: come un’attività, cioè, estranea all’arte. Gli sportivi erano poi sentiti come un’umanità tutt’altro che eroica, perché troppo compromessi con le passioni materiali e le pulsioni istintive della folla. In particolar modo, i letterati italiani (diversamente da quelli francesi o anglosassoni) sentivano indegne di rappresentazione letteraria le condizioni in cui si faceva sport: essi rifuggivano il fango, la terra, lo sporco, il sudore, tutto ciò che accompagna, durante la gara, il gesto atletico.
Questi pregiudizi furono superati nel ciclismo, grazie all’intuizione di alcuni direttori di giornali, che spedirono le loro firme migliori al seguito del Giro d’Italia. Poi, e non so perchè, il calcio entrò, progressivamente, nell’immaginario di un poeta aristocratico come Eugenio Montale, addirittura in quello di un poeta tragico come Giuseppe Ungaretti o nei versi di un poeta come Umberto Saba che era interessato alla condizione esistenziale dell’uomo. Da allora è stato un piano inclinato, altri poeti novecenteschi, su tutti Vittorio Sereni e Giovanni Giudici, cominciarono a professarsi tifosi, dell’Inter e del Genoa. Lo stesso Pier Paolo Pasolini era tifoso del Bologna.

Il calcio (in Italia e in molti altri paesi con passioni sociali simili), poesia o prosa che sia, è ormai la nostra cartina di tornasole, una sineddoche, il solo strumento per capire la società italiana in profondità. Sartre diceva che “Il calcio è una metafora della vita“, ma forse è un pattern, termine che nella psicologia della percezione indica una configurazione di stimoli che si presentano a costituire un’unità percettiva. Il significato è quindi simile a quello di Gestalt o forma, ed è un concetto che è davvero difficile introdurre nel dibattito pubblico perchè non è ritenuta una chiave di lettura del reale non dico simbolica-scientifica ma neppure sociologicamente significativa.

Da una parte ci sono tantissimi che, come è normale che sia, non si occupano di calcio e quindi è come se volessi dialogare con un ateo parlandogli di catechismo. Dall’altra ci sono non i tifosi, ma gli ultras (cioè le curve), in Italia politici e pallonari mischiati insieme, cioè quelli che hanno trasformato il calcio in una propria religione e la politica in una ideologia. Ora, se uno crede in un Dio, considera tutti gli altri dei miscredenti e magari è pure convinto che gli eretici vadano messi al rogo (che poi è ciò che accomuna gli ultras del mondo). Tutti noi conosciamo persone pacifiche ed intelligenti se non geniali che quando parlano di calcio si trasformano e il dottor Jekill diventa mister Hyde o viceversa. In mezzo, tra gli Estranei e gli Ultras, ci siamo quelli come me e Baricco che si sforzano di ragionare, studiare il calcio che, come tutte le attività umane, si evolve, per cui oggi è diventato una industria dell’entertainment ed è fenomeno televisivo, senza più punti di contatto con quel calcio (dal 1960 al 1996), per capirci subito, della Rai che ogni domenica trasmetteva solo un tempo di una partita di serie A.

Tutta questa premessa mi serve per commentare la notizia secondo la quale lo scrittore Roberto Saviano quando gli hanno chiesto un commento sulla recente partita Napoli -Milan di Champions si è limitato a fare un gesto con la mano alludendo a ruberie. Se una persona seria, anzi uno studioso, un saggista come Saviano si abbandona al più becero complottismo seguendo il suo credo calcistico, non vi pare che tutta la sua figura intellettuale venga sminuita e rimpicciolita?

In altre parole, se il tifo arriva a farti perdere i lumi della ragione (sarò illuminista ma ne vado fiero) sino a farti ultras e ad abbandonarti al vittimismo più piagnone, mescolandoti con curve che vivono il calcio come una passione smodata ed incontrollabile (una vera dipendenza o malattia), Saviano non perde di credibilità come intellettuale o studioso? Io credo di sì, perchè la città di Napoli schiera una formazione davvero numerosa di uomini di cultura che quando si parla di calcio cominciano letteralmente a dare i numeri, sino a somigliare ai complottisti più beceri che si manifestano in vari settori. L’elenco sarebbe lungo, posso citare il parlamentare Sandro Ruotolo, giornalista di estrema sinistra, o lo scrittore giallista Maurizio De Giovanni. Ma lo stesso Paolo Sorrentino, sia pure per ragioni fatali e molto personali, ha fatto di Maradona una religione che nella sua opera venera e propaganda.

Ci sono sempre state teorie strampalate, alcune sembravano morte e sepolte, ma l’avvento del Covid e la contemporanea esplosione di TikTok le ha riportate in vita. Sono le teorie del complotto, che proliferano tra uno scroll e l’altro e non risparmiano proprio nessuno. Se siete rimasti al terrapiattismo, alla messa in scena dello sbarco sulla luna o sul finto Paul McCartney non vi siete aggiornati. Sulla rete si trovano teorie del complotto che riguardano i personaggi più disparati coinvolti nelle storie più inverosimili e che continuano a macinare visualizzazioni e “adepti”. Dopo lo scandalo che ha travolto Balenciaga nel 2022, in Rete è iniziata a circolare la teoria secondo cui ci sarebbero delle correlazioni tra il noto brand e il satanismo. Sul Covid. una delle teorie forse meno conosciute sull’origine del virus si chiama “Plandemic”, sarebbero stati i ricchi a far scatenare la pandemia per spingere i cittadini a vaccinarsi. E poi, se Samantha Cristoforetti non esiste perchè nonostante le sue innumerevoli missioni spaziali qui sulla Terra c’è chi crede sia interpretata da diverse attrici, Re Carlo sarebbe un vampiro, Breatney Spears è morta, Messina Denaro si è consegnato, Marina Abramovic sarebbe il padre di Lady Gaga. Alcune frange della comunità musulmana svedese stanno accusando i servizi sociali di rapire i loro figli per poi trasferirli in famiglie cristiane dove verrebbero costretti a mangiare maiale e bere alcol. Le voci hanno iniziato a diffondersi su Facebook circa un anno fa e il governo sta ancora faticando per convincere i cittadini che si tratti di una bufala.

Riuscite a trovare le differenze tra queste teorie e quelle calcistiche basate su congiure ai danni del povero Napoli quando proprio dal tribunale di Napoli, il cui ingresso appariva in una foto rimasta famosa (che vi riproduco) ripieno di bandiere azzurre e ciucci, pm come Narducci & il colonnello Auricchio (poi collaboratore sino alla pensione del sindaco De Magistris) costruirono Moggiopoli poi diventato Calciopoli con la retrocessione in serie B della Juventus?

La teoria (perchè nonostante pm tifosi e sentenze, giustizia sportiva, Fgci, Coni, giornali, di questo si tratta, di una vecchia teoria che dipinge la Juve come il mostro, e i Lotito e De Laurentiis come angioletti che i demoni perseguitano) viene alimentata di continuo attraverso social e media asserviti. Roberto Saviano (1979) è uno che dal 2006 vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute dai clan dei casalesi denunciati nei suoi scritti dove utilizza la letteratura e il reportage per raccontare la realtà economica, di territorio e d’impresa della Camorra e della criminalità organizzata. La domanda è come possa uno abituato a studiare, ad approfondire, a svelare, a collegare fenomeni economici e malavitosi, a trasformarsi nel più sempliciotto dei tifosi azzurri per giustificare una sconfitta. Per quanto mi riguarda, devo dire la verità, considero il metodo di lavoro un abito mentale che sottopone la realtà a procedure rigorose. Per la scienza 2+2 deve fare 4, e quindi sia se parli di una cosca mafiosa, di una indagine camorrista o di un processo, mi aspetto che il livello di analisi sia scientifico.

I fatti sono sempre diversi dalle opinioni. Ma se parlando di una squadra di calcio cominci a dare i numeri mi viene il dubbio che non è tutto oro quel che luccica. Non ci sono zone franche nella nostra vita dove possiamo contraddirci o contraddire le nostre metodologie di lavoro, svilire l’onestà intellettuale, abbandonarci agli istinti più bassi.

Se così fosse nessuno avrebbe dovuto attaccare Berlusconi per il bungabunga, e ogni personaggio pubblico avrebbe diritto alla sua privata comfort zone dove possa abbandonarsi ad ogni irrazionale licenza e scelleratezza. Insomma, se parlo di letteratura, o di politica devo essere rigoroso e se parlo di calcio posso spararla grossa o farlo diventare un mio vizio? Funziona così? Io credo di no, perchè tutto si tiene e approfondire qualsiasi evento umano costa fatica. La banalità del male risiede nell’essere ultras e chi non capisce questo concetto non comprende la differenza tra La Russa e Meloni, per fare un rapido accenno alla cronaca contingente.