Gli artisti sovvenzionati una specialità tutta italiana

Per capire il problema politico italiano fondamentale che è da sempre l’assistenzialismo, vale a dire le agevolazioni che volta per volta alcune categorie ricevono a seconda di chi vince le elezioni, occorre pensare alle distorsioni del mercato che la politica opera a monte. Si pensi ai regimi fiscali speciali, alle tantissime detrazioni fiscali, al sistema fiscale nel suo complesso, così iniquo da risultare irriformabile, sino all’arcipelago dei bonus immobiliari che il senatore Monti sul Corriere ha definito una patrimoniale alla rovescia, un tributo a carico dello Stato tale da accrescere il valore dei beni di coloro che, in gran parte, ne posseggono di più. Sono tutte politiche italiane che intendono controllare e indirizzare il mercato.

Le scelte del mercato, essendo frutto di tanti individui isolati e incontrollabili, non sono prevedibili. Dunque il potere tenta di imbrigliarlo, di indirizzarlo verso direzioni e mete che il potere di turno giudica, volta per volta, in maniera positiva. Oggi si tenta di scoraggiare le auto a gas a favore delle elettriche, domani chissà a chi toccherà. Non sarebbe meglio e più giusto che decidessimo noi consumatori invece che il ministro di turno?

Cominciamo con i quotidiani. In totale i contributi assegnati dallo Stato per l’anno 2021 hanno superato i 30 milioni di euro, di cui quasi 27,5 milioni di euro sono andati a quotidiani e periodici diffusi in Italia. I soldi rimanenti sono andati, tra gli altri, a pubblicazioni diffuse all’estero o di associazioni di consumatori. Nel complesso le realtà beneficiarie sono state 180. Nel 2021 il quotidiano che ha ricevuto più soldi di tutti, 6,2 milioni di euro, è stato il Dolomiten, pubblicato in lingua tedesca in Trentino-Alto Adige. Al secondo e al terzo posto ci sono rispettivamente il settimanale Famiglia cristiana e il quotidiano Avvenire, entrambi di ispirazione cattolica, con 6 milioni e circa 5,6 milioni di euro. Con 4 milioni di euro a testa, Italia oggi e la Gazzetta del Sud si posizionano in quarta e quinta posizione. Due quotidiani noti a livello nazionale sono invece in sesta e ottava posizione: stiamo parlando di Libero (quasi 3,9 milioni di euro) e del Manfesto (3,3 milioni di euro). Il Foglio, con quasi 1,9 milioni di euro di contributi, è il primo quotidiano fuori dalla top 10, in undicesima posizione.

Ora, i 30 milioni dati ai giornali sono un fuscello nell’occhio rispetto alla trave rappresentata dalla Rai che vende la pubblicità e poi impone anche il canone in nome del servizio pubblico che nessuno sa più cosa sia. 16mila dipendenti che però da maggio a settembre sanno offrire al pubblico solo repliche, le vacanze più lunghe del mondo. Soffermiamoci piuttosto delle attività culturali, che sono tutte sovvenzionate con il pretesto che alcuni generi, come il balletto o il teatro o la lirica, o il cinema, in balìa del mercato vedrebbero soccombere le espressioni più “difficili”. Nel 2021, il  Ministero della Cultura ha stanziato per il settore dello spettacolo, incluse musica e danza, 348 milioni di euro. Di questi oltre 30 milioni di contributi pubblici vanno alla Scala di Milano (che prende dunque quanto tutti i giornali messi assieme) e ne fanno il teatro più sussidiato d’Italia. Facciamo per comodità l’esempio del cinema o del teatro. Se lo Stato non se ne occupasse e lasciasse tutto al mercato, sarebbe un guaio? E’ vero che si produrrebbero, come qualcuno dice, soltanto film o spettacoli adatti al grande pubblico, quelli che fanno guadagnare di più ai botteghini? Si tratta di capire se tale affermazione sia vera o sia un imbroglio. E’ certamente falsa, e per convincersene basta guardare nel mondo, non solo in Italia, quali siano stati gli incassi maggiori ai botteghini del cinema o del teatro per capire che al vertice degli incassi non troviamo certo film scollacciati o scandalosi oppure commedie insulse e ridanciane. Quel che vediamo crescere e prosperare in Italia, al contrario di quel che avviene in altri paesi come quelli anglosassoni, sono gli artisti o gli spettacoli sussidiati, in genere presentati come “d’avanguardia” o di “cultura elevata”.

Per non voler lasciare tutto al giudizio del pubblico, considerato per sua natura sempre sbagliato, si preferisce che lo Stato (cioè i soli contribuenti) mantenga in vita espressioni artistiche che il pubblico non apprezza. Anzi, di più. Tutta una serie di artisti e di spettacoli nascono e vivono in funzione della sovvenzione che possono ricevere dallo Stato. Per ogni dieci film finanziati dalle varie Commission regionali, con la scusa che fanno pubblicità ai territori, ormai soltanto uno è un’opera decorosa, gli altri essendo frutto di megalomanie o ingenue velleità o dilettanti allo sbaraglio L’esempio del cinema può essere esteso ai giornali, alla danza, al balletto, al teatro, a qualsivoglia attività artistica. Lo spettacolo sottratto al mercato ha creato da decenni gli spettacoli “sovvenzionati” per cui l’artista non si misura con il gradimento del pubblico ma col suo narcisismo e col suo ombelico, e quindi in Italia abbiamo deciso da tempo che il pubblico (il famoso popolo di cui i bipopulisti si ergono a portavoce) non capisce niente. E’ lo Stato, ma non il popolo, la politica al potere, a decidere a chi dare i soldi, come se non bastassero tutte le imprese di Stato, le municipalizzate, i comuni in deficit, i sussidi, tanto paga Pantalone.

Lo spettacolo ed i giornali finanziati a spese del contribuente sono la manifestazione più rilevante della ripulsa che la nostra politica nutre verso la concorrenza e il mercato. C’è in questi giorni una notizia in controtendenza e riguarda i musical. Il teatro Sistina di Roma diventerà itinerante (il Sistina Chapiteau). Comincerà un giro d’Italia un tendone di 1500 posti (con un’ottima visuale da ogni poltrona), un foyer di 300 mq, 500 posti auto, un’area ristoro e un’altra tenda più piccola, che sarà il camerino del cast. E ancora, un pianoforte per allietare i momenti di attesa e di giorno corsi intensivi dell’Accademia Sistina. Il primo chapiteau (il tendone, ndr) sarà allestito allo Scalo Farini a Milano. “Il teatro viaggiante arriverà dove non c’è nulla per portare l’atmosfera di un tempo”, ha dichiarato il direttore Massimo Romeo Piparo. L’inaugurazione a dicembre con ‘Cats’ con Malika Ayane. A seguire, arriverà ‘Matilda’, una nuova produzione. Ecco una iniziativa lodevole di un privato che rischia, tentando di ottenere un profitto attraverso i biglietti venduti per ogni spettacolo. Speriamo che ci riesca e non finisca come i circhi, anch’essi sovvenzionati con la solita scusa politica: il pubblico per definizione non capisce niente ed è lo Stato a doverci dire quale spettacolo sia meritevole.