Perché il topolino garantista partorito da Nordio per la sinistra è il mostro di Loch Ness

CARMELO PALMA

C’è una ragione per cui la destra si attizza a invocare e procurare galera per drogati, immigrati, disastrati e zingaracce e la sinistra invece per evasori, corruttori, inquinatori e per i colletti bianchi del cettolaqualunquismo politico-burocratico. E la ragione non è che destra e sinistra sono diverse, ma che sono uguali, per quanto opposte appaiano le predilezioni dei destinati ai ceppi o alle celle di punizione.

Grosso modo la destra vuole mandare in galera quelli che identifica con la sinistra e viceversa. È peraltro una identificazione più ideologica e antropologica, che effettivamente politico-elettorale. Ha a che fare con il cliché del nemico, non con la sua realtà spirituale e materiale. È molto dubbio che i poveracci e i disperati votino prevalentemente a sinistra e lo è altrettanto che i capitani dell’economia, diciamo così, informale e della pirateria istituzionale trovino posto esclusivamente a destra.

A destra come a sinistra la rappresentazione stereotipata del nemico serve però essenzialmente alla rappresentazione idealizzata di sé. Noi di destra siamo persone serie, mica come i drogati e i pervertiti del gender (anche se la cocaina si ammassa a cumuli sotto il tappeto del loro moralismo e le mignotte o gli “amici speciali” affollano i retrobottega dei Family Day). Noi di sinistra siamo persone oneste, mica come i faccendieri e i trafficanti di influenze (anche se quel che esiste ancora della sinistra, sul piano del potere, è una rete di interessi e relazioni più massoniche, che politiche e ha più a che fare con i consigli di amministrazione delle fondazioni bancarie che con il volontariato laico e religioso).

Destra e sinistra hanno quindi politiche sulla giustizia speculari e sostanzialmente identiche, perché pensano che il sistema penale sia la continuazione della lotta politica con altri mezzi e dunque sia tanto più giusta, quanto più volta a completare un disegno di giustizia politica perseguito primariamente con gli strumenti della legge e del governo, e poi appaltato, per quanto di competenza, a tribunali e galere.

Salvini che in campagna elettorale citofona a un magrebino a favore di telecamere per dargli dello spacciatore è la versione uguale e contraria dei Fratoianni e Bonelli che in campagna elettorale vanno in pompa magna alla procura di Roma a denunciare i colossi energetici per evasione e frode fiscale sugli extra-profitti. Due esempi di presunzione di colpevolezza fondata sul cosiddetto diritto penale d’autore – un simpatico cascame della Germania nazista – dove la responsabilità di un sospettato viene dimostrata dalla sua stessa identità. Sei arabo, spacci. Guadagni miliardi, evadi.

Su queste premesse, per tornare allo scandalo politico di giornata, cioè il topolino legislativo partorito dalla montagna di demagogia garantista del ministro Nordio, si capisce perfettamente perché la sinistra non abbia potuto che raffigurarlo come un feroce mostro di Loch Ness, che emerge dagli abissi di via Arenula, sguinzagliato a mietere ovunque ingiustizia. E si capisce anche perché la destra possa oggi esibirsi in questo modesto esercizio di garantismo variabile, senza dismettere, neppure per un istante, un’inclinazione panpenalistica ampiamente dimostrata anche in questa legislatura, per non dire delle precedenti.

Ovviamente, per chi ha un’idea meno inquisitoriale e vendicativa della giustizia penale, ha torto marcio la sinistra, come aveva torto marcio la destra quando si inventava decreti legge per spezzare le reni ai ravers o ai presunti scafisti.

Altrettanto ovviamente, per chi ha della politica un’idea meno settaria e tribale e per la teppaglia manettara dell’eterno girotondismo italiano un giudizio meno succubo ai riflessi pavloviani dell’o-ne-stà, non c’è nulla di sorprendente nell’operazione suicidaria con cui il Partito democratico e i suoi alleati, anziché chiedere di allargare il perimetro del “garantismo da lorsignori” del Ministro Nordio, inizieranno a berciare contro il regalo a corruttori, malfattori e malagente per l’abolizione dell’abuso di ufficio o per i timidissimi limiti imposti alla custodia cautelare.