Concessionaria Minenna

Fino a ieri, chi pensava che il concessionario più famoso d’Italia fosse Giovanni Malagò, il re italiano delle Ferrari e delle Maserati, sbagliava. Perché ne esisteva un altro, altrettanto fornito e forse addirittura più influente: Marcello Minenna, il direttore dell’Agenzia delle Dogane. La “concessionaria Minenna” è stata per qualche anno – questa per lo meno è la tesi della procura di Forlì, ma anche della Guardia di Finanza che aveva segnalato la cosa alla procura di Roma e alla Corte dei Conti segnalando il danno erariale – uno degli strumenti di persuasione utilizzati dal boiardo per meritarsi le riconferme.

Una Porsche alla Coldiretti, una Maserati bianca al governatore calabrese, Roberto Occhiuto (che guarda caso, qualche settimana dopo lo nominerà assessore), una Bmw a un ministro, una Mercedes a un altro, la Lexus a una partecipata.

Curava personalmente ogni minimo dettaglio, il concessionario Marcello Minenna. A iniziare dalle fotografie, che dovevano immortalarlo a fianco dei destinatari del suo regalo. E poi il bollino dell’Agenzia delle Dogane, attaccato sulla carrozzeria delle auto di lusso distribuite a ministri e politici. “Come se fossero suoi beni personali”, scrivono gli investigatori.

Le macchine arrivavano dal giro del malaffare, sequestrate e confiscate dalla Guardia di Finanza. E poi venivano consegnate alle Dogane, per essere vendute. E invece Minenna, si legge nelle carte, “assegnava le auto in violazione di qualunque normativa e con il solo fine di accrescere la propria personale sfera di influenza su esponenti politici e alti rappresentanti delle istituzioni”.

L’elenco – che la Polizia allega in un’informativa del maggio di quest’anno – è sterminato. Il 16 giugno del 2022 Minenna chiese e ottenne di organizzare una cerimonia nel cortile del ministero della Transizione ecologica: all’allora titolare del dicastero, Roberto Cingolani, consegnò una Tesla Model S. Chiavi in mano, scatto di rito, sorriso. Anche se l’ex ministro, contattato da Repubblica, dice che lui su quella Tesla non ci è mai salito, né l’ha più vista da quel giorno.

Ma per Minenna contava la foto. Una galleria ricca, in cui spuntano l’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta: l’auto scelta dal concessionario Minenna fu utilizzata dalla scorta.

E poi ancora Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali, che come tanti altri si era fidata del bollino. Una Porsche Carrera è finita nel cortile dell’Osservatorio agromafie della Coldiretti: il presidente Ettore Prandini, tramite i suoi, fa sapere che ha chiesto subito di restituirla. Aggiungendo che la finalità era quella di esporla in casa per dare visibilità all’attività dell’Agenzia. Ma agli atti è finito un bizzarro protocollo fatto ad hoc per giustificare – con l’osservatorio agromafie della Coldiretti – la cessione della macchina.

Nelle carte spunta anche il nome di Massimo Garavaglia, ministro del Turismo nel governo Draghi. Poi ci sono quelli che hanno respinto l’insistenza di Minenna. Che ha fatto irritare, e parecchio, Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia, ai tempi del governo Draghi.

Tanto da portare, il 18 ottobre 2022, il Ragioniere Biagio Mazzotta a redigere una lunga relazione per sottolineare “la non conformità dell’usanza, introdotta da Minenna, di concedere gratuitamente le auto di grossa cilindrata a politici e/o altri rappresentanti delle istituzioni senza aver prima espletato aste pubbliche”.

Quella del parco auto è stata una delle ragioni per cui il governo Meloni ha sostituito Minenna, il 12 gennaio scorso, con Alesse, nominato su proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.