Statali, la liquidazione va erogata subito: cosa cambia con la sentenza della Consulta (e un’altra cosuccia)

Sono uno dei tanti dipendenti pubblici che ha dovuto subìre una serie di norme che hanno rateizzato il Tfr che lo Stato gli ha pagato una volta andato in pensione. Come scrive Mario Sensini, il pagamento differito del Trattamento di fine servizio ai dipendenti pubblici, l’equivalente della liquidazione, è incostituzionale e il governo dovrà immediatamente trovare una soluzione al problema che rischia di creare un buco nel bilancio dell’Inps di quattordici miliardi di euro quest’anno, e di appesantire notevolmente i prossimi.

Con una sentenza depositata ieri la Consulta ha messo fine alla querelle sul differimento della liquidazione dei dipendenti pubblici che si protraeva da ventisei anni. Il meccanismo introdotto nel 1997 per dare sollievo ai conti pubblici, che prevedeva il pagamento differito del Tfs di dodici mesi dal momento dell’uscita per il raggiungimento dell’anzianità, e di due anni in tutti gli altri casi, doveva essere temporaneo, ma è stato invece inasprito nel corso degli anni. Nel 2010 il governo introdusse pure la rateizzazione delle liquidazioni differite, che oggi vengono pagate in tre anni se superano i 100 mila euro (uno sotto i 50 mila, due tra 50 e 100 mila).

Dunque, quello che a tutte le forze politiche sembrava giusto e legittimo, pagare in 3 anni a rate il Tfr, è ormai incostituzionale, e tanti miei colleghi andati in pensione non hanno avuto nemmeno il piacere di incassare l’intera buonuscita. Pagare tardi e con comodo un pensionato (così come decidere una causa da lui intentata) è operazione crudele perchè gioca con la caducità della vita umana.  Da tanto tempo osservo su questo blog l’accanimento fiscale della politica italiana senza eccezione alcuna su una fascia di popolazione che pur pagando regolarmente tutte le tasse ha la sola colpa di guadagnare oltre i 35 mila euro annui. Sotto questa soglia, agevolazioni, sopra, accanimento. E’ il concetto di redistribuzione che piace tanto ad una sinistra demagogica.

C’è una questione che da anni sollevo sul piano costituzionale senza che mai nessuno osi assumerla. Riguarda i presidi che pur svolgendo lo stesso lavoro, a parità di scuole (con lo stesso numero di alunni, e a parità di complessità), vengono pagati in maniera difforme a seconda della regione in cui lavorano. La differenza è notevole, si può arrivare sino a 15mila euro l’anno. La questione, riguardando 7000 persone, le stesse, guarda caso, per cui il Tfr è rateizzato in tre anni (superando i 100mila euro), non interessa a nessuno. Ma ciò non toglie che sia un’altra questione che se fosse portata all’attenzione della Corte, verrebbe facilmente accolta.