Falsi certificati per malattia

(Triestenews 6 apr 23) Certificati per malattia, quando il falso è a portata di click –Il finto assenteismo per malattia è un fenomeno che è sempre esistito, soprattutto nel nostro Paese. Episodi di dipendenti scoperti a  certificati per malattia compaiono da sempre sulle cronache nazionali. Peccato però che questo fenomeno sia notevolmente aumentato nell’ultimo periodo. Il repentino smart working imposto dalla diffusione del Coronavirus è stato infatti un driver importante. Accanto a lavoratori onesti che trattano con serietà la propria vita professionale, sono emerse anche numerose persone meno oneste, che hanno approfittato della situazione per concedersi del riposo mascherato da motivi di salute inesistenti. Ad accrescere questa tendenza ci sono poi i certificati di malattia emessi dai medici di base che con un click possono essere inviati all’azienda e all’INPS, talvolta senza neppure una visita del lavoratore, ma con un contatto a distanza (una telefonata o un messaggio su Whatsapp).

A confermarlo, i dati INPS dell’ultimo Osservatorio statistico sul “Polo unico di tutela della malattia”. I risultati mostrano infatti come nel 2022 sia aumentata l’astensione dal lavoro per malattia dei dipendenti. Solo nel primo semestre dello scorso anno, infatti, sono pervenuti all’INPS 19,8 milioni di certificati medici, di cui il 76,1% dal settore privato. Si tratta di un incremento di oltre il 60% rispetto all’anno precedente. Anche le visite fiscali da parte dell’Istituto sono aumentate: circa 296 mila solo nel primo trimestre 2022, con un aumento del 34,5% rispetto allo stesso periodo del 2021. A questo va aggiunto il fenomeno della finta malattia che, oltre ad essere un illecito che legittima il licenziamento in tronco, causa numerosi danni all’azienda. È ad oggi la forma di assenteismo più diffusa. È stato rilevato che solo nel 34% dei casi i dipendenti si assentano per reali problemi di salute, mentre il 22% dei permessi per malattia sono utilizzati impropriamente per questioni familiari. Dato ancor più allarmante è quello che mostra che il 18% dei certificati per malattia sono richiesti per soddisfare meri bisogni personali.

Da qui, è scaturito un aumento delle richieste di indagini aziendali per verificare il corretto utilizzo dei certificati di malattia da parte dei dipendenti. Attraverso le investigazioni private svolte da agenzie specializzate come INSIDE, le aziende possono tutelarsi dai comportamenti fraudolenti dei lavoratori e smascherare i dipendenti infedeli. Anche Alessio Piccinni, Intelligenge & Cybersecurity Analyst di INSIDE – Intelligence & Security Investigations, afferma che sempre più imprenditori e aziende si rivolgono a loro, in virtù del fatto che dal 2014 si sono affermati come un’agenzia investigativa tra le più rinomate a livello nazionale. Come procedere quindi, quando si teme che un dipendente stia utilizzando impropriamente dei certificati per malattia?

Le investigazioni private per smascherare i finti malati
Se un datore di lavoro sospetta che un suo dipendente stia ricorrendo alla finta malattia per assentarsi dal lavoro, la cosa peggiore che possa fare è quella di procedere a delle “indagini fai da te”. Infatti, sebbene nei casi di finta malattia la legge preveda il licenziamento per giusta causa, non è raro che il datore di lavoro si ritrovi a dover capitolare. Un licenziamento basato su prove ottenute ledendo la privacy del lavoratore obbligano infatti l’azienda al suo reintegro. Inoltre spesso l’azienda si troverà a dover pagare le mensilità durante le quali il lavoratore è stato licenziato e, nella maggior parte dei casi, a risarcirlo. “Oltre al danno, la beffa” si potrebbe dire, eppure è così. Numerose sentenze, pur riconoscendo il comportamento disonesto del lavoratore, dichiarano illegittimo il licenziamento. Per questo motivo è indispensabile rivolgersi a dei professionisti delle investigazioni private.

Il loro aiuto si rivela infatti prezioso poiché riescono a reperire delle prove certe nel pieno rispetto della legge. In questo modo, il datore di lavoro potrà avere degli elementi chiari a dimostrazione dell’infedeltà del suo dipendente. Scegliendo poi un’agenzia investigativa seria e professionale, il datore di lavoro potrà ricevere un dossier che riassume il lavoro svolto e gli esiti delle indagini. L’importanza di tale dossier è cruciale poiché, oltre a contenere prove certe, riveste un importante ruolo giuridico. Con tale strumento, il datore di lavoro potrà tutelarsi qualora si ritrovi in tribunale, difendendo così la propria posizione e la legittimità del licenziamento.

…………………………Certificati falsi, con testo unico Pa confermate sanzioni. Testo unico sul Pubblico impiego 165/01 aggiornato con la riforma Brunetta
Decreto legislativo , testo coordinato 30.03.2001 n° 165 , G.U. 09.05.2001
DECRETO LEGISLATIVO 30 marzo 2001, n. 165
Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche. differenze tra pubblico e privato

(da Doctor33) Da una parte il polo unico con i controlli dei medici Inps e il software “intelligente” per scovare i “furbetti”, dall’altra pene pesanti non solo per i pazienti che si assentano senza giustificato motivo ma anche per i medici che ne attestano la malattia: il Testo Unico del pubblico impiego che la scorsa settimana ha ottenuto un primo ok dal governo conferma le sanzioni previste dalla legge Brunetta del 2009 per il dipendente della Pubblica Amministrazione che usi un certificato falso o attestante il falso. La multa va da 400 a 1600 euro e si rischiano fino a 5 anni di carcere. «La medesima pena si applica al medico e a chiunque altro concorre nella commissione del delitto», recita l’articolo 55 quinquies introdotto dal dlgs 150/2009 e ripreso nel dispositivo. Al comma 3 questo articolo introduce per il medico anche le sanzioni disciplinari : radiazione dall’albo ed altresì, se dipendente di una struttura sanitaria pubblica o se convenzionato Ssn, il licenziamento per giusta causa o la decadenza dalla convenzione. Ma se invece di essere un dipendente Pa si tratta di un lavoratore privato che non se la sentiva di andare dal suo medico, gli ha chiesto il certificato ed è andato a divertirsi? Il decreto Brunetta mette un codicillo alla fine: «Le medesime sanzioni disciplinari si applicano se il medico, in relazione all’assenza dal servizio, rilascia certificazioni che attestano dati clinici non direttamente constatati ne’ oggettivamente documentati». E penalmente? Rischia pure il medico che certifica al lavoratore privato una malattia in sua assenza: l’articolo 480 del codice penale dice che “il pubblico ufficiale, che, nell’esercizio delle sue funzioni, attesta falsamente in certificati o autorizzazioni amministrative, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione da tre mesi a due anni”. In giurisprudenza, la Cassazione ha chiuso il cerchio nel 2017 con la sentenza 18687 la quale conferma che la legge sottende il falso ideologico sia nella prima assenza sia nella proroga di prognosi. Ma dice di più. Scovato l’articolo 36 della convenzione del 2000 (dpr 270) in cui si concede al comma 2 la chance di fare ricette in assenza del paziente, lo disattiva, sentenziando che la rilevanza del reato ha un peso superiore a qualsiasi altra considerazione. Il comportamento del medico è grave indipendentemente da come sta il lavoratore. Scrive la Suprema Corte nella sentenza 18687: «la falsa attestazione attribuita al medico non attiene tanto alle condizioni della salute della paziente, quanto piuttosto al fatto che egli ha emesso il certificato senza effettuare una previa visita e senza alcuna verifica oggettiva delle sue condizioni di salute, non essendo consentito al sanitario effettuare valutazioni o prescrizioni semplicemente sulla base di dichiarazioni effettuate per telefono dai suoi assistiti. Ciò rende irrilevanti le considerazioni sulla effettiva sussistenza della malattia o sulla induzione in errore da parte della paziente”. Con sentenza 3705, sempre nel 2012, la Cassazione ha spiegato perché tanta severità, rammentando che un certificato redatto senza paziente davanti non è ma si presta ad essere confuso per tale in quanto redatto sul modulario per la certificazione di malattia. Quest’ultimo va tirato fuori solo una volta che si è convinto il paziente a venire in studio o ci si è recati da lui a visitarlo.