Idee per un nuovo film di Sorrentino: “Le dive” d’Urso e Venier

Pier Silvio Berlusconi, patron di Mediaset, ha liquidato Barbarella. E’ giunto il momento che il nostro premio Oscar Paolo Sorrentino, dopo “Loro” e “Il divo”, affronti i due capitoli che spiegano la storia della televisione e della politica italiana. Questi due capitoli sono Maria Carmela “Barbara” d’Urso (1957) e Mara Povoleri “Venier” (1950).

Le due signore di Canale 5 e Rai Uno spiegano (quasi) tutto. Come si riesce a lavorare, a diventare ultrapopolari, ricche, potenti, partendo da zero. E senza avere una mamma come Maddalena Cecconi disposta a fare l’impossibile per la figlia Maria di sei anni (come nel film Bellissima del 1951 di Luchino Visconti).  Cioè illustrano la storia pubblica delle donne italiane, della grande bellezza che incontra la politica che controlla le tv, e però al vertice ci sono sempre gli uomini, che in genere sono grandi porconi assetati di soldi. La storia dunque di una  emancipazione fasulla, perchè diventare Margherita Hack  o Rita Levi-Montalcini, Rossana Rossanda o Mina, Anna Magnani o Elsa Morante è frutto di ingegno. Invece partire da zero senza saper far nulla ma col fisico raggiungere il potere, per le donne è la rivincita delle finte bionde vanziniane, delle mediocri.
«Per voi amiche mie, per voi amici miei che mi seguite sempre, da sempre e per sempre, ci vediamo, ovviamente, a settembre». Potrebbe finire così un nuovo film di Paolo Sorrentino. Dopo “Il divo” e “Loro”,”Le dive”.
Festival del cinema di Venezia, una vita fa. Barbara d’Urso, minuta sconosciuta stellina, un incrocio di sangue lucano e calabrese, ma vissuta a Napoli con la seconda moglie del padre, si concede ai fotografi. Chi avrebbe immaginato che in versione giunonica, la Liz Taylor dei poracci, sarebbe diventata il volto storico di Mediaset col suo caffeuccio, quella del Grande Fratello, delle domeniche pomeriggio (invitando tutti i leader di partito), di La pupa e il secchione e Mattino Cinque?

Ha cantato (giovanissima è stata con il cantante Memo Remigi), ha fatto l’attrice (si è sposata con il produttore Mauro Berardi), ha fatto varietà (si è sposata con il ballerino Michele Carfora), ha scritto sui periodici di Vittorio Corona, il papà di Fabrizio. Secondo le dichiarazioni, poi giudicate non attendibili, rilasciate da Karima El Mahrough – meglio nota come “Ruby” – durante gli interrogatori dell’inchiesta alla base del ” processo Ruby”, avrebbe partecipato, tra febbraio e maggio 2010, attivamente alle cene eleganti di Arcore. Da Colpo grosso (1987) allo stile ultrapop di Barbara scollata ed illuminata (preferisco migliorarmi con le luci anziché con la chirurgia plastica), la tv che piaceva a Silvio Berlusconi ha portato risultati d’ascolto e notevoli introiti pubblicitari.

Erano gli albori della televisione commerciale in Italia: «Anni settanta. TeleMilano 58. Eravamo agli inizi di una tv sperimentale. Partecipavo a una trasmissione con Claudio Lippi, ero nel cast di Goal e facevo anche l’annunciatrice». E aggiunge: «Eravamo dentro a un’avventura che avrebbe portato alla nascita di Mediaset». Berlusconi, ricorda la conduttrice, le ha insegnato «la dedizione assoluta per il lavoro. L’attenzione per i dettagli. Io sono una maniaca del controllo. Proprio come lo era Silvio. Innamorato pazzo del suo lavoro, da sempre e per sempre. Anche negli ultimi mesi gli capitava di chiamare se durante un programma in prima serata vedeva qualcuno che gli sembrava vestito in maniera poco adatta».

Inframmezzando quella intervista intima e familiare di Barbara (Domenica Live,14/1/2018) al leader di Forza Italia (ricordate? Barbarella tutta vestita di bianco seduta scosciata davanti al Cavaliere con il davanzale in bella mostra?), la sceneggiatura di Sorrentino potrebbe indagare come abbia fatto quella piccola stellina fotografata a Venezia ad impadronirsi di Canale 5, alternando tv del dolore e cringe, reality e politica, sino a cadere solo con la scomparsa del Grande Capo. Simul stabunt, simul cadent. La d’Urso e zia Mara (non la De Filippi che si è inventata da sola) per me spiegano bene la televisione e la politica italiana.

Mara Povoleri è veneziana. Dopo un esordio in qualità di attrice (i suoi primi amori sono tutti attori, Ferracini, Capponi e Jerry Calà), ha debuttato come conduttrice televisiva alla fine degli anni ottanta (la lunga relazione con Renzo Arbore è durata sino al 1997), raggiungendo il successo negli anni novanta con la conduzione del contenitore di Domenica in sui Rai1, che presenta da quattordici stagioni. Il continuato successo del programma durante la sua conduzione  le è valso i soprannomi di Signora della domenica e Zia Mara. 

Tra Barbarella che ha avuto un unico Santo protettore, e Mara che si è districata tra vari governi che si sono succeduti a governare la baracca Rai, è evidente chi abbia avuto maggiori capacità di manovra. Ma le due signore, due facce della stessa identica medaglia, hanno parlato allo stesso pubblico, inventando quella televisione in ciabatte che ha fatto sentire gli spettatori di essere invitati nella casa delle conduttrici. Servizi, collegamenti esterni, interviste, cantanti, ospiti, scalette sovrapponibili, le padrone di casa ricevono amici e parenti, e hanno una parola buona per tutti. A casa propria non si ricevono estranei, e chiunque arrivi porta un regalo. Il cuore è l’organo più evocato, sono trasmissioni fatte col cuore in mano e con l’indice di ascolto che fornisce la bussola. Ogni volta si comincia ringraziando per gli ascolti, così come in chiesa si entra facendosi il segno di croce. Le due signore sembrano devote al loro pubblico, che si sente così un componente della loro famiglia allargata. In realtà hanno pochi veri protettori da ringraziare in privato ed essi rappresentano il segreto di Pulcinella. Uno su mille ce la fa, cantava Morandi, e in questa vicenda umana di due donne che s’impongono su migliaia di pretendenti alla ribalta televisiva italiana c’è una storia politica che si snoda nei decenni con una monotonia allarmante.

La De Filippi è tutta un’altra storia. Sembra che debba tutto a Costanzo, e infatti se lo è pure sposato, ma nessuno può paragonare uno che è stato un grande esperto di public relations e di interviste dietro l’angolo con una donna inventore di programmi per tutte le età che hanno costruito un vero palinsesto. Dai giovani apprendisti artisti di “Amici” ai vitelloni di “Uomini e donne” alle famiglie divise di “C’è posta per te”, sino alle discese ardite e risalite di “Temptation islands”, MDF ha creato una tv con un catalogo di “percorsi” tutti adatti alla corrotta e depravata società italiana. Il cervello di Maria la sanguinaria rispetto a quelli di Barbarella e Mara è una fucina di idee ma solo perchè come il pifferaio magico conduce i suoi topolini dove vuole lei, mentre le due signore ricevono in ciabatte e deshabile utenti annoiati per dar loro quello che vogliono. In altri termini e per essere più semplici, è solo questione di primi piani: zia Mara e la luccicante in realtà sono ben visibili perchè parlano solo di sè, Maria scompare dietro le storie degli altri.

Nel finale del film “The Fabelmans” di Steven Spielberg, John Ford impartisce al giovane Sammy  una formidabile lezione sul concetto di prospettiva, di visione, di comunicazione: «Non devi dimenticarlo. Quando l’orizzonte si trova alla base è interessante. Quando l’orizzonte si trova in cima è interessante. Quando l’orizzonte si trova in mezzo è una merda noiosa. Ora, buona fortuna».

Dunque, l’orizzonte che si trova in mezzo è il nostro sguardo quotidiano, è lo sguardo dell’ovvio, è lo sguardo del prevedibile. L’occhio della macchina da presa è fisso, né sopra né sotto. Le due signore della nostra tv  hanno uno occhio ombelicale, il loro sguardo si trova in mezzo. Il cinema (la letteratura, il teatro, la televisione…) ha senso quando ti schiude lo sguardo a nuovi orizzonti, a punti di vista insoliti, a ciò che il nostro occhio non vede. Sorrentino, pensaci.