Walter Chiari storia di un italiano nell’eterna Italia giustizialista

Walter Annichiarico (Verona, 8 marzo 1924 – Milano, 20 dicembre 1991) per quelli della mia età ha rappresentato la tv, il cinema, la star internazionale della nostra gioventù. Chiari, solo se lo si paragoni a qualche monologhista televisivo contemporaneo (uno per tutti, Andrea Pucci visto spesso su Canale 5) dobbiamo concludere che non ha eredi. Soltanto Benigni è alla sua altezza ma ormai è diventato un dispensatore di superlativi assoluti. Walter per capirci aveva l’età di mia madre e quando lo vidi la prima volta mi fece ridere come mi è capitato sempre sino alla fine. Era colto, poliedrico, ha fatto varietà, teatro, tv, era un intrattenitore capace di far diventare uno schetch di pochi minuti in un vagone ferroviario (come quello di Totò col comm. Trombetta)  sul “Sarchiapone americano” una sorta di atto di Beckett, prendendo in giro la nostra abitudine italiota di non saper accettare la nostra ignoranza. I fratelli De Rege che faceva in coppia con Campanini potevi vederli e rivederli ed era sempre come la prima volta.

Nel cinema ha ispirato due film, la Dolce vita di Fellini, che riprese quel che era successo a lui con un noto fotoreporter quando stava con Ava Gardner; e Rocco e i suoi fratelli, di Visconti, dove la famiglia lucana trapiantata a Milano è la sua, con Renato Salvatori  che fa il pugile come Walter. Il film più bello, tra tanti un pò buttati via che ha fatto per soldi (in Bellissima di Visconti per tre pose gli diedero ben 15 milioni di allora) è stato “Il giovedì” di Risi (1963), in cui l’uomo inadatto al matrimonio cerca di recuperare un rapporto col suo bambino.

Walter è stato un uomo molto corteggiato, amato dalle donne più belle e affascinanti, dalla Gardner a Mina e Delia Scala, da una giovanissima Lucia Bosè sino ad Alida Chelli. Ma per 45 anni ha avuto un vizio, la cocaina, che ha consentito al potere di distruggerlo. Il carcere che ha fatto, 98 giorni in isolamento, ci ricorda i tempi in cui la dc (Mariano Rumor per la precisione) era la parte reazionaria della politica italiana. Quello che oggi consideriamo consumo personale e quindi non reato, allora servì alla dc per creare distrazioni di massa. Il mostro in prima pagina è stato sempre, e lo è ancora, lo strumento principale per manipolare e sviare, con l’aiuto di media e pm arrampicatori e narcisi, l’opinione pubblica in certi frangenti.

Il nostro giustizialismo (cioè la giustizia sommaria) è vecchio, nasce nella prima repubblica e trova nel 1969 (strage di piazza Fontana) lo scenario in cui poteri deviati, militari, spionistici, massoni, fascisti, affrontano in modo crudele la questione italiana, dove c’è il più forte partito comunista d’Europa con i suoi legami con Mosca. Il carcere per Chiari rappresenta l’inizio del suo declino, così come quello del suo amico Lelio Luttazzi che coinvolse senza mai scusarsi in una telefonata dalla quale i pm presero, come spesso succede, lucciole per lanterne. Poi nel 1985 un camorrista pentito lo coinvolse insieme con Califano in rivelazioni false come quelle che toccarono ad Enzo Tortora. La storia, di ieri ma anche quella di oggi, dimostra che certi pm  quando possono finire sulle prime pagine dei giornali, approfittando del vuoto di garanzie che la nostra cartacea presunzione di innocenza manifesta, non esitano a giocare con la vita delle persone. In cambio ricevono anche promozioni invece di essere rimossi, e quindi aumenta la schiera degli emulatori.

Così il più grande intrattenitore dello spettacolo italiano, un fantastico one man show, uno stand up comedy, il più colto, il più profondo conoscitore dello star system americano, amico tra gli altri di Orson Welles, ha avuto una vita distrutta da vicende giudiziarie come tante di quelle che ancora oggi siamo abituati a registrare. Non sono complotti ma il combinato disposto (per interessi convergenti) pm-media che oggi, grazie alle intercettazioni a strascico, ha rinnovato la sua capacità di arrivare all’opinione pubblica sulla base di presunte rivelazioni, di gossip, di bugie ben confezionate per palati fini (menti raffinatissime come diceva Falcone).

Un’Italia che non cambia mai ma solo perchè dei tre poteri uno è andato subito fuori controllo e destra sinistra e centro, invece di porvi rimedio, hanno ciascuno cercato un accomodamento. Il Csm lo dimostra.