“Sul vago”Schlein segue una sua bussola “ma anche” ripete slogan inutili

Sin da quando è apparsa in pubblico ho espresso un giudizio negativo su Ella non considerandola all’altezza del ruolo di leader del pd che tanti improvvisatori a cominciare dal binomio Franceschini/Boccia, le hanno riconosciuto. La sua vaghezza, il giochetto retorico del “ma anche” (preferisco il bianco ma anche il nero) , lo abbiamo ampiamente analizzato così come il suo andare a rimorchio nientepopodimeno che di Giuseppi, il populista che amava Trump.

D’altra parte nel suo gruppo (basti ricordare l’onnipresente Furfaro) è ben presente l’antiamericanismo camuffato con un europeismo di giornata (l’Europa deve far avanzare la pace in Ucraina). Come se la guerra fosse colpa degli americani, secondo la nota vulgata dei Putinversteher (capitori di Putin).

Ma adesso ogni giorno che passa appare più chiaro quello che Salvatore Merlo sul Foglio ha definito il suo parlar fuori sincrono. Significa che Schlein segue un suo copione massimalista, non le importa nulla delle priorità o delle urgenze politiche, lei segue sempre una sua bussola personale per cui ogni giorno finisce per parlare d’altro. Insomma, finisce per dire le solite cose scontate e sbagliate della sinistra antagonista che non concepisce la politica dei piccoli passi.  Così come il solito Salvini pesca l’argomento del giorno e ci si butta sopra per fare un po’ di propaganda, Ella è al servizio delle sue idee sui diritti. Ma sempre propaganda è.

E’ chiaro e noto a tutti, Pd, M5s e Sinistra, non riescono a mettersi d’accordo sulle quisquilie tipo la guerra in Ucraina, la Giustizia, il Fisco o l’Energia, o il termovalorizzatore di Roma, però, è ora di ammetterlo, sulle cose davvero importanti si ritrovano nella lotta. L’inflazione al 6 per cento (in Spagna è al 3), l’emergenza migranti, rallenta la produzione industriale, ecco, appunto, quale migliore occasione per mettere in piedi finalmente un’offensiva contro… Filippo Facci alla Rai. Ma sì, certo. Ovvio. Filippo Facci. Quattro pagine sui quotidiani militanti. Decine di tweet e di lanci di agenzia. Una seduta fiume del cda Rai. E’ questa la grande battaglia che le forze di opposizione hanno scatenato per abbattere la destra di governo (un amico mio la chiama la destra televisiva, che considera più pericolosa di Putin e Kim Yo-jong assieme).

A Roma la descrive bene Mariano Angelucci, consigliere capitolino, dopo una visita di Ella Torre Maura, quartiere periferico della capitale dove Angelucci è nato e cresciuto: “Nessun confronto con i cittadini, nessun dialogo, ma solo l’ennesima visita di chi usa la periferia per qualche foto per poi non ritornarci più”.

Qualche giorno fa ho sentito Ella parlare di fisco. “La riforma fiscale del governo non vuole rendere il sistema più equo” e “strizza l’occhio agli evasori”. Accanto aveva Antonio Misiani che è un esperto, ma lei, davvero, non era in grado di andare al di là di qualche slogan. Ci sono tanti dossier che Ella non conosce e ogni volta non sembra affatto li voglia studiare e approfondire. Il governo di destra strizza l’occhio agli evasori, è una frase che milioni di marxisti-leninisti hanno detto da sempre. “Se cresce l’evasione vengono tagliati i servizi pubblici”. Un concetto così elementare che cadono le braccia.

Landini e Schlein hanno sostenuto più volte  che l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) sarebbe pagata quasi interamente da pensionati e lavoratori dipendenti. Un’affermazione però che secondo la Cgia di Mestre sarebbe “del tutto fuorviante, perché sottende che in Italia a versare la quasi totalità dell’Irpef sarebbero solo due categorie di contribuenti” .

In realtà – proseguono gli artigiani mestrini –  chi continua a ripetere questa ovvietà è “vittima” di un grave abbaglio statistico/interpretativo.

Se, infatti, è palese che l’84 per cento dell’Irpef totale è versata all’erario da pensionati e lavoratori dipendenti, ciò avviene perché queste due categorie rappresentano l’89 per cento del totale dei contribuenti Irpef presenti in Italia. L’altro 11 per cento circa, invece, è costituito da percettori di altre categorie di reddito. In particolare, i lavoratori autonomi sono l’8,5 per cento del totale dei contribuenti Irpef.

Se si vuole dimostrare lo squilibrio del carico fiscale legato all’Irpef, la metodologia “corretta” sta nel calcolare l’importo medio versato da ciascun contribuente facente parte di ognuna delle tre principali tipologie che pagano l’imposta sulle persone fisiche: ovvero autonomi, dipendenti e pensionati. Applicando questa metodica, ai dati sui redditi elativi al 2019 (fonte Ministero dell’Economia e delle Finanze), emerge che, mediamente, i pensionati pagano un’Irpef netta annua di 3.281 euro, i lavoratori dipendenti di 4.061 euro e gli imprenditori/lavoratori autonomi di 6.026 euro.

Sia chiaro – sottolinea la Cgia in una nota – l’evasione fiscale in Italia c’è ed è presente in tutte le categorie di contribuenti, quindi, anche tra i lavoratori autonomi e gli imprenditori. Pertanto, l’evasione va contrastata ovunque essa si annidi, senza però accusare pregiudizialmente nessuno, tantomeno attraverso l’interpretazione scorretta di dati molto parziali, così come ha fatto la Schlein.