Juve e Reggina, c’è la politica tra giudici sportivi e ordinari

La Juventus è stata condannata dalla giustizia sportiva che si è basata sulle accuse di una procura, quella di Torino, che non aveva titolo per indagare. Secondo il Procuratore Generale della Corte di Cassazione hanno ragione i legali bianconeri che avevano chiesto di spostare a Milano l’inchiesta Prisma perchè la Juve è una SpA e la borsa risiede a Milano. Il 6 settembre il giudice della Cassazione emetterà il suo giudizio. Il bello magari arriverà se la Procura di Milano archivierà il caso perchè il fatto non sussiste, come ha fatto in casi analoghi.

Come si vede i rapporti tra giudice ordinario e giustizia sportiva sono indefiniti, sono quanto di più discrezionale possibile. Nel caso della Reggina, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, al termine del consiglio federale che ha respinto il ricorso di Reggina, ha motivato la sentenza con il fatto che la sentenza di un giudice (la cd omologa) non sia ancora definitiva.

Nel caso della Juve la giustizia sportiva è partita lancia in resta, ha prima penalizzato la Juve e poi proceduto ad un patteggiamento, ma senza che neppure vi fosse alla base una sentenza, sia pure provvisoria, di un giudice penale o civile. Si è basata solo sull’accusa, non su una sentenza di un giudice terzo, cioè sugli atti inviati da una Procura, quella di Torino, che ora si scopre non avesse titolo per indagare.