Cazzullo/Quando fu l’ultima volta che siamo stati felici

(15/7/23) Pensi alla vita di un italiano nato alla fine dell’Ottocento. La sua prima grande prova collettiva è stata la Grande Guerra: un conflitto spaventoso, da 650 mila morti e 400 mila mutilati, soltanto nel nostro Paese. Poi si è beccato vent’anni di fascismo, quando se non eri d’accordo potevano aspettarti sotto casa e riempirti di botte, e se andavi dalla polizia o dalla magistratura a denunciare gli aggressori, la polizia e la magistratura erano dalla loro parte, erano loro.

Quindi c’è stata un’altra guerra devastante, da quasi mezzo milione di morti, con bombardamenti, fame, e l’Italia ridotta a campo di battaglia tra due eserciti stranieri. Pensi invece a un italiano nato dopo la seconda guerra mondiale. I suoi primi ricordi sono legati al dopoguerra, alla Ricostruzione. È stato ragazzo negli anni Sessanta, quelli del miracolo economico, delle prime lavatrici, dei bagni dentro casa e non sul ballatoio o in cortile, dell’Autostrada del Sole, della 600, delle prime vacanze, dei primi week-end al mare.

Tutte cose che ai nostri figli sembrano ovvie. Eppure probabilmente i nostri figli sono meno felici di quanto siano stati i loro nonni. Perché la felicità è andare dal meno al più, anche se si ha poco, e non andare dal più al meno, anche se si ha tanto. Poi certo ogni vita riserva sofferenze e soddisfazioni. Ma esiste anche la felicità collettiva, nazionale. Forse l’ultima volta che la si è sentita è stata negli Anni Ottanta. Che personalmente ho trovato fatui, superficiali. Eppure la felicità del 1982 forse gli italiani non l’hanno mai più provata, almeno tutti insieme.