Italiani/ faziosi e bipopulisti demagoghi che scassano i conti pubblici

Secondo Ernesto Galli della Loggia (Corriere, Un’eredità avvelenata: il germe della faziosità, agosto 2023)  in Italia, ben prima di essere un aspetto dei partiti e del sistema politico, la faziosità è un tratto comune degli stessi italiani: un popolo perlopiù mite e intelligente che però quando si tratta della politica è portato assai spesso a «ragionare» in toni sommari, aggressivi, estremisti, senza curarsi di sapere o d’informarsi di nulla.

È il frutto della storia difficile della nostra democrazia che nel suo primo mezzo secolo aveva due partiti d’opposizione (l’Msi a destra e il Pci a sinistra) i quali sia pure per ragioni assai diverse erano entrambi non legittimati a governare.

Prive dunque nella Prima Repubblica del naturale sbocco a cui in una democrazia ogni partito deve mirare cioè andare al potere e a quel punto provare a essere coerente con le proprie rivendicazioni precedenti, quando al potere non ci stava la destra e la sinistra italiane hanno praticato un modo di fare opposizione che quasi inevitabilmente si è sempre più caratterizzato per la massima disinvoltura anche a rischio della irresponsabilità.

Avanzare e/o appoggiare tutte le richieste possibili e tutte insieme, di qualsiasi categoria sociale, di qualsiasi corporazione.(…) E sempre non tenendo conto di alcun vincolo di bilancio, di alcuna compatibilità tra entrate e uscite, di alcuna funzionalità organizzativa. E in caso di rifiuto da parte del governo in carica ecco scattare all’istante l’accusa al medesimo d’insensibilità sociale, di cieco partito preso, di essere al servizio di qualche interesse inconfessabile; ogni suo argomento immediatamente qualificato come minimo di mendacio o di malafede.

Per decenni l’opposizione in Italia ha avuto queste caratteristiche, poi con l’entrata nell’euro abbiamo dovuto far i conti con le regole comunitarie e le opposizioni di estrema destra e sinistra hanno cominciato a blaterare contro i tecnocrati e la Merkel.

Cadute le pregiudiziali e affermata l’alternanza, per cui al potere sono andati sia gli ex comunisti che gli ex fascisti, la situazione invece di migliorare è peggiorata perchè abbiamo avuto forze populiste che, di nuovo senza considerare vincoli di bilancio e di ragionevolezza, hanno, una volta al potere, applicato quello che una volta si limitavano a gridare dall’opposizione. Il reddito di cittadinanza, o il bonus 110%, quota 96 per le pensioni, condoni e sanatorie fiscali sono stati atti che, ad opera di 5Stelle e Lega, hanno scassato i conti pubblici ai danni del ceto medio (che è la fascia di popolazione che guadagna da 35 mila euro in su).

Il nostro problema è che in Italia secondo le ultime dichiarazioni dei redditi, il 60% della popolazione paga meno del 10% di Irpef e quasi nulla delle altre imposte salvo poca Iva (al Nord l’Iva media pro-capite è intorno ai 2.900 euro l’anno, al Sud è circa di 600 euro: consumano 5 volte meno?) e delle accise.

Per garantire a questa maggioranza di cittadini la sola sanità che da noi, non lo dice nessun politico ma è gratis, occorre che qualche altro contribuente, guarda caso con redditi sopra i 35 mila euro, versi 58 miliardi l’anno quale differenza tra Irpef pagata e il costo medio pro capite della sanità (2.070 euro nel 2021). Il resto per questi cittadini è tutto gratis: scuola, servizi sociali, viabilità ecc.

Secondo Angelo PANEBIANCO “in teoria la democrazia appartiene al novero dei regimi moderati. In un regime moderato la demagogia è tenuta a freno, relegata ai margini dello spazio pubblico. Per questa ragione, forse, la forte polarizzazione registrata negli ultimi anni in tante democrazie occidentali potrà essere prima o poi riassorbita. Però il nostro Paese non ha mai conosciuto la suddetta moderazione. Fino ad oggi, tuttavia, la democrazia italiana è riuscita a sopravvivere. Forse è l’eccezione che conferma la regola. Forse è solo il frutto di fortunate circostanze. Caso e fortuna hanno comunque giocato a nostro favore. Si spera che continuino a farlo”. Tutto giusto, ma occorre aggiungere che in alcuni frangenti l’Italia per rimediare ai guasti degli estremisti ha avuto bisogno di ricorrere a tecnici (Amato, Ciampi, Monti, Draghi) che riprendessero in mano i conti pubblici.