I prezzi sorpresa/ 2 euro in più per dividere un toast a metà

Una notizia Ansa ci informa che nel comasco in un bar per tagliare un toast a metà hanno messo sul conto 2 euro in più. Si chiamano taglieggiamenti comunque. Il gestore del bar si difende: ho usato due piattini. Poi dice: il tempo è denaro. Poi ancora: le richieste in più si pagano. Notizie di tali rapine sono all’ordine del giorno, soprattutto in questa estate. “Rincari nei lidi e flop di presenze”, il presidente dei balneari di Lecce  e titolare della struttura Maldive del Salento spiega il nuovo trend: “Prezzi choc in Puglia? Il ceto medio si impoverisce, puntiamo al turismo di lusso”.

Per un liberale come me, ogni soggetto economico ha il diritto di stabilire il prezzo che vuole, la concorrenza è questa, per cui se vuol destinare il suo bar o il suo lido ad una fascia di lusso, deve poterlo fare. Ma il punto è proprio questo. I prezzi devono essere esposti con chiarezza. Come si può concludere un contratto se venditore e acquirente non sono d’accordo sul prezzo? Per esempio un bel cartello: Le richieste in più si pagano 2 euro. Patti chiari…amicizia lunga. A Lazise, una località turistica del Garda, tanti anni fa, feci una discussione con un barista che volle pagato un aperitivo come un pranzo e io allora lamentai proprio questo: il prezzo non lo abbiamo concordato prima. Dove hai messo il listino prezzi? Io mi siedo ad un tavolino di un bar qualsiasi, mi guardo attorno e non vedo nessuna informazione sui prezzi, nè mi viene portato un menu. Uno viene a prendere la mia ordinazione e alla fine per un Campari senza alcun contorno mi chiede una cifra spropositata. Se lo avessi saputo non avrei ordinato. Quelli onesti portano lo scontrino insieme con le ordinazioni. Uno lo guarda e se tutto va bene, consuma. I disonesti invece ti fanno: consumi che paga alla fine. E’ la lotteria del prezzo, cosa pretenderanno? Eppure c’è un principio nel Codice Civile, secondo il quale entrambe le parti, nell’esecuzione di un contratto, sono tenute a comportarsi secondo la buona fede.

Insomma, i “prezzi a sorpresa” dovrebbero essere vietati con una norma che per tutti gli esercizi commerciali della penisola imponga, prima della consumazione, il preventivo accordo tra venditore e consumatore sul prezzo totale da corrispondere. Un aperitivo costa 30 euro oppure 5 euro? Benissimo, basta informare. Uno si regola. Allo stesso modo se io chiedo di tagliarmi un toast e tu pretendi due euro, dovrebbero chiuderti il bar perchè le “richieste accessorie” devono essere preventivamente “prezzate”. La tutela del consumatore per me dovrebbe essere inserita in costituzione. L’Italia degli arraffa-arraffa dovrebbe essere debellata. Un’altra roba semplice che la politica si rifiuta di fare e voi ancora non avete scoperto il perchè in turismo siamo all’ultimo posto superati da tutti. Noi vogliamo solo il turismo di lusso, ci piacciono i polli da spennare, che poi polli non sono perchè i miliardari se ne fregano.

Un consiglio per i calabresi. Se un negoziante quaggiù vi fa un giochetto del genere, a bassa voce ditegli: senti, posso pagarti, ma tu lo sai il mio cognome? Sono calabrese e mi chiamo… (se seguite la cronaca il cognome che incute rispetto sapete quale sia).