Merlo/Un piccolo dettaglio al quale può essere appesa la storia

Caro Merlo, mi fermo alle parole del presidente Mattarella: «La Storia presenta sempre il conto delle occasioni perdute». Non c’è niente di più vero. Allora torno indietro di un anno e penso a come sarebbe stata diversa la nostra storia se un Salvini qualsiasi, un Berlusconi e un Conte avessero soprasseduto alle loro smanie di potere e Draghi avesse continuato la sua opera sino alla fine della legislatura. Avremmo votato ad aprile e forse sarebbe andata in modo diverso.

Piero Orrù

(FRANCESCO MERLO) C’è sempre un dettaglio al quale può essere appesa la storia, un piccolo dettaglio che ha mutato il corso delle cose, dalla lunghezza del naso di Cleopatra al mal di testa di Ponzio Pilato. E ci sono storici che ogni tanto tentano questi esperimenti di “storia controfattuale”: che ne sarebbe del mondo se Napoleone, il 18 giugno 1815, non fosse stato tormentato dalle imperiali emorroidi e avesse vinto a Waterloo? Lei, caro Orrù, se lo chiede nel nostro piccolo: Draghi si dimise il 14 luglio, quando i 5 Stelle non votarono la fiducia sul “decreto Aiuti”. Mattarella respinse le dimissioni ma il 20 luglio neppure Lega e Forza Italia votarono la fiducia. A quale dettaglio — si potrebbe aprire un concorso — fu appesa la decisione di Conte: al reddito di cittadinanza, al superbonus, alla legge di Fofò Bonafede o magari al “diavolo” che nel groviglio italiano se ne stava ancora nascosto con la sua coda, le sue corna e le sue bombe.