I padroni della tv/Presta e Caschetto, un cosentino e un bolognese

Beppe Caschetto, bolognese
Lucio Presta, cusentino

Hanno umiliato Gramsci. La vera egemonia culturale l’hanno brevettata loro: un bracciante e un ballerino. Cos’è la televisione? Un elettrodomestico che Lucio Presta e Beppe Caschetto vi hanno consegnato in comodato d’uso. “E’ inutile. Lo sanno tutti che in televisione comandano loro”. Fa comodo. Per Aldo Grasso, sovrano della critica televisiva, editorialista del Corriere della Sera, “da dieci anni queste due figure hanno ucciso la linea editoriale delle reti e l’hanno sostituita con la loro linea personale. Lo hanno fatto con la complicità, e il sollievo, degli amministratori delegati, dei capi struttura, degli editori, che gli hanno delegato la facoltà di pensare. Le trasmissioni se le inventano Caschetto e Presta, i volti li impongono Caschetto e Presta, gli ospiti li suggeriscono Caschetto e Presta. Qui, siamo ben oltre l’amichettismo. Siamo in presenza di due organizzazioni, due società, due clan. Per certi versi fanno paura. Uno ne fa un po’ di più”.

Anche quest’anno tutto quello che vedrete, dove lo vedrete, compreso quello che l’anno prossimo non vedrete, viene stabilito da due uomini, due rivali, due agenti, due procuratori, due manager, due produttori. Sono due modi di stare al mondo. Due caratteri e due storie. Due geografie. Sono perfettamente opposti. Presta, cosentino, sessantatré anni, mentre Caschetto, bolognese, sessantasei anni. Uno, Caschetto, è riservato, l’altro, Presta, indomabile. Presta ha danzato per Renato Zero ed è stato il primo ballerino del varietà Fantastico. Caschetto ha lavorato come funzionario regionale in Emilia-Romagna e prima ancora come bracciante agricolo: scaricava casse di cipolle. Presta ha studiato dai salesiani, a La Spezia, mentre Caschetto si è formato con i sindacalisti della Cgil. Caschetto porta i Ray Ban, anche di notte, per non farsi vedere. Presta, non riesce a tacere. Uno, Presta, usa i social ogni giorno. Caschetto non ha neppure Whats’app. Presta, ha simpatie a destra, ex socio di Gianmarco Mazzi, sottosegretario alla Cultura di FdI. Caschetto è stato capo di gabinetto di un assessore del Pci, Alfredo Sandri. Presta ha pure scritto un libro sulla sua vita, mentre Caschetto ha rilasciato tre interviste in trent’anni e pensa che siano troppe. Il loro talento è vendere il talento, il talento produce ascolti, gli ascolti generano contratti. Sui contratti di artisti, conduttori, giornalisti, attori, Presta e Caschetto, percepiscono tra il 10 e il 15 per cento. E’ la forbice condivisa. In questo concordano.

Nessuno conosce il vero numero di artisti che Presta e Caschetto hanno sotto contratto, neppure gli artisti che con loro hanno stipulato un contratto. Un giornalista rappresentato da Caschetto: “Si sa che gli artisti di punta di Presta sono Paolo Bonolis, Roberto Benigni, Checco Zalone, mentre quelli di Caschetto sono Fabio Fazio, Maurizio Crozza, Lilli Gruber, ma si tratta in realtà di un esercito incalcolabile. L’esercito non conosce gli altri soldati e non chiede al generale quante siano le divisioni. L’esercito fa quello che consiglia il generale”. Se domani Caschetto ordinasse lo sciopero dei “caschettiani” si paralizzerebbe un’intera industria, un settore, un comparto. Non c’è solo la televisione. Sono mondi intrecciati. Televisione, editoria, giornalismo, teatro, cinema. Caschetto è anche produttore di spettacoli, pellicole. E’ stato candidato come miglior produttore ai David di Donatello. “Il Traditore” di Marco Bellocchio è un film di Caschetto girato da Bellocchio. Fanno riferimento a Caschetto registi, sceneggiatori, produttori, attori, autori. Caschetto è un punto di Pil”. Le ultime visure camerali, delle loro rispettive società, estrapolate dai giornali finanziari, registravano questi fatturati: Arcobaleno 3 di Presta, 10 milioni di Euro; Itc 2000 di Caschetto, 5 milioni e mezzo. Ma Caschetto possiede anche la Ibc movie. Oltre ai film di Bellocchio, l’ultimo, “Rapito”, ha prodotto “Martin Eden” e la serie tv “Imma Tataranni”. Il patrimonio di Caschetto sarebbe stato stimato in oltre 40 milioni di euro.

Al momento, secondo gli esperti di televisione, Caschetto e Presta controllano, attraverso i loro artisti, rispettivamente, uno, Presta, le due grandi reti generaliste (Rai1 e Canale 5); l’altro, Caschetto, La 7 e Discovery e le minori della Rai, Rai 2 e Rai 3.

Quando i giornalisti hanno provato a chiedere a entrambi quale fosse il loro mestiere, Presta ha risposto: “Io sono un maggiordomo di alto livello. Sulla mia carta d’identità non posso neppure scrivere agente. Il mio mestiere non esiste. La mediazione tra uomini è vietata”. Caschetto ha ricordato: “Mio padre non ha mai saputo rispondere che mestiere facessi”.

Viene attribuita a Caschetto la più grande operazione editoriale, e televisiva, di questa stagione, vale a dire la “ricollocazione” di Tele Kabul, Rai3: Fabio Fazio, Luciana Littizzetto a Discovery e Massimo Gramellini da Rai 3 a La7. Sempre Aldo Grasso: “Discovery si può definire a tutti gli effetti un’invenzione di Caschetto”. Prima di Discovery era stata attribuita a Caschetto pure la “riconversione” di La 7, rete d’informazione di Urbano Cairo. E’ l’editore che possiede anche il Corriere della Sera, uno dei pochi giornali a cui Caschetto ha rilasciato l’ultima delle sue tre interviste. E’ datata il 16 aprile del 2023. Raccontava in quell’occasione di aver venduto una sola campagna pubblicitaria per “cinque milioni di euro”. Il direttore di La7, Andrea Salerno sarebbe uno dei pochi amici di Caschetto che, a sua volta, sarebbe amico di Walter Veltroni, editorialista, pure lui, del Corriere della Sera. Il produttore televisivo rivale di entrambi dice: “Non è vero. Per due motivi. Caschetto non è amico di nessuno. Caschetto, tutt’al più, ha dei rapporti di lavoro. Caschetto non ha bisogno di parlare con Salerno dato che Cairo parla con Caschetto. Cairo è l’unico editore, padrone, che è riuscito a tenere testa agli agenti. E’ la prova che sia Presta sia Caschetto sono la risorsa, l’attenuante, dei mediocri”. 

Volete sapere perchè Bersani viene ricevuto con tutti gli onori ogni 15 giorni da Floris? Perchè lo vuole Caschetto. Il suo leader ideale è stato Pier Luigi Bersani che ha conosciuto e con cui ha lavorato in regione. La sua prima artista è stata Alba Parietti che gli è stata affidata sempre da Ballandi. Con Presta, Caschetto diverge anche sul concetto di amicizia. Per Presta gli artisti “sono amici”, per Caschetto è impossibile perché l’affetto non si può confondere con il lavoro e io, ha sempre dichiarato, “non voglio essere amico dei miei clienti. Il mio compito è farli durare, farli diventare longevi”. E’ originario di Modica, in Sicilia, il paese del barocco e del cioccolato, e infatti pure Caschetto è complesso, barocco, quando parla. Beppe Caschetto non ha un’agenzia. La sua è in realtà “La Terrazza” di Ettore Scola”.

Fanno parte della masseria Caschetto, almeno i nomi che si conoscono, Fazio, Littizzetto, Gruber, Floris, Marcuzzi, Formigli, Crozza, Annunziata, Saviano, Cucciari, Telese, Volo, Salvo Sottile, Pif, Bignardi, Virginia Raffaele, Luca e Paolo, Ferilli, Iacona, Neri Marcorè, Enrico Bertolino, Mia Ceran, Caterina Balivo, Ilaria D’Amico. Caschetto è stato il primo a intuire che i giornalisti potessero trasformarsi in divulgatori, surrogare il varietà al tramonto. A chi gli ha rimproverato il potere, Caschetto ha replicato: “Se ho un potere, il mio potere deriva dal rappresentare più di quaranta artisti. Se ho una qualità è quella di saper leggere il contesto”. Prima che la destra di governo afferrasse la Rai, Caschetto aveva compreso che stava per finire un’epoca e aveva iniziato a trattare con Discovery per portare Fazio e Littizzetto, così come, prima ancora, aveva portato Maurizio Crozza da La7 a Discovery e Floris da Rai3 a La 7 perché Caschetto, come ha raccontato al Foglio, il giorno della presentazione di Fazio a Discovery, “cerca il vento. Ci sono due modi di superare una boa. Uno è andarvi diritto, contro, l’altro è spostarsi e passarle di fianco. Preferisco il secondo. Io cerco la stabilità per i miei clienti”. 

A Caschetto non basta avere uno dei suoi artisti valorizzato, ma vuole avere una trasmissione di valore. A Presta non importa “passare alla storia, ma passare alla cassa” e fare passare i suoi artisti alla cassa. C’è un motivo se Presta vuole con insistenza il dominio di Rai1 e Canale 5: sono le reti che guarda la classe media, il sud. Sono le reti che registrano i grandi ascolti che equivalgono a denaro, pubblicità. Presta non ama la nicchia. Non cerca il vento come Caschetto per trovare nuove terre. Presta vuole prendersi tutto il mare.

Sono sotto contratto con Presta e la sua società Arcobaleno 3, amministrata dal figlio Niccolò: Benigni, Bonolis, Zalone, Amadeus, Venier, Clerici, Barbara D’Urso, Ezio Greggio, Eleonora Daniele, Marco Liorni, Annalisa Bruchi, Simona Ventura. In tanti si chiedono per quale motivo un regista come Benigni abbia scelto un uomo duro, dai modi spicci, a tratti violenti, come Presta. Questa è la risposta di un amico di Benigni: “Anche Eugenio Montale aveva l’ossessione del denaro. Anche i poeti controllano ogni giorno il loro conto in banca. I poeti non hanno paura di perdere la poesia, ma l’agiatezza. La vita di Benigni è bella perché Presta gliela rende facile”. 

Oggi, Presta, in Rai, rappresenta Nunzia De Girolamo, che è amica di Meloni, la conduttrice che ha ottenuto la prima serata di Rai3, quella di Bianca Berlinguer. Caschetto può contare sulla simpatia, intellettuale, del dg Rai, Giampaolo Rossi, l’uomo che si occupa di televisione per conto di Giorgia Meloni, e che Caschetto ha difeso: “Quando Rossi scrive che la vecchia idea di Rai, la televisione divisa per colori politici, è una realtà superata dalla riforma dei generi, dice la verità”. Rossi pensa di Caschetto che sia “una delle persone più acute che si occupano di televisione”. Le azioni di Presta sono al momento più elevate grazie al Festival di Sanremo (lo coproduce) che è condotto da Amadeus, cliente di Presta (il rapporto è finito poco prima dell’edizione 2024), il solo agente capace di “portare” Benigni, se vuole, pure alla Balera dell’Ortica. Portare. Tutto si tiene. E mantiene. Politica, spettacolo, giornalismo. L’arrivo di Benigni, allo scorso Festival di Sanremo, ha reso possibile la visita di Sergio Mattarella a Sanremo (grazie alla mediazione col portavoce Giovanni Grasso), venuto a omaggiare la canzone italiana e un grande italiano. Allo scorso Festival, dunque, Benigni ha recitato, Mattarella ha applaudito, Amadeus presentato. Nei camerini, a controllare il buon esito, c’era Presta. “Portare”. Viene anche chiamata la logica del pacchetto. Quando Presta e Caschetto trattano l’ingaggio di un artista non propongono mai un solo artista singolo, ma portano un bouquet. Racconta un capostruttura Rai: “Il sistema è oliato. Per ogni campione che ci offrono ci dobbiamo prendere anche tre loro conduttori scamorza. Ed è giusto così”. E per Giovanni Minoli, che è la storia della televisione pubblica e del bel giornalismo, a Presta e Caschetto bisogna perfino dire grazie: “La verità è che due come loro la Rai li avrebbe dovuti assumere. La verità è che Caschetto e Presta hanno compreso, prima di altri, che la Rai sarebbe diventata una televisione che esternalizzava, che avrebbe sempre più prodotto, e pensato, all’esterno. Presta e Caschetto sono la superfetazione di un sistema andato a male”. Prima di loro, come dice Aldo Grasso, gli agenti non si chiamavano agenti, ma impresari: “Erano impresari Remigio Paone, il patron del Festivalbar, Vittorio Salvetti, Adriano Aragozzini. Ma erano un’altra cosa”.

Ogni anno, a fine estate, proprio come nel calcio, con i procuratori, c’è un momento in cui i nomi di Presta e Caschetto cominciano a circolare con maggiore intensità. Quello è il segnale. Significa che un vip sta per cambiare rete, che un altro sta per perdere la trasmissione e finire in una clinica. Quando Myrta Merlino, dopo anni di “Aria che tira”, su La7, ha capito che il suo ciclo era finito, Presta, che è il suo agente, si è mosso per “portarla” prima in Rai, inutilmente, e poi a Mediaset, dove è andata, perché come premette Presta: “Io non sono uno che vende spazzole”. Sono i direttori di rete, gli ad, che, al massimo, acquistano spazzole. Merlino prenderà il testimone di Barbara D’Urso che fa parte, pure lei, della masseria Presta, dopo anni di furiosi litigi con Presta. Non appena Mediaset ha comunicato a D’Urso che sarebbe stata allontanata dal suo storico programma, Presta ha preparato la vendetta. Vendicarsi è uno sport che Presta pratica con rigore quotidiano come il sollevamento pesi.

La vera fortuna l’ha invece ereditata da Vincenzo Ratti, impresario, il primo agente di Benigni, che resta la pepita di Presta. L’altra pepita è Bonolis che Presta ha agganciato grazie all’intuizione della sua seconda moglie, Emanuela, quando Bonolis conduceva allora BimBumBam. Sono stati i salesiani che gli hanno permesso di scalare la televisione. Ratti, come Presta, aveva studiato dai salesiani. Da qui l’intesa. Si sono in pratica piaciuti grazie a un “Padre nostro”, ed è la prova, ancora una volta, che le opportunità nascono per un banale ricordo comune, un paese condiviso, lo stesso libro tenuto nello scaffale. A Ratti, Presta, riportò, guadagnandosi l’assunzione, una giovane Heather Parisi, ballerina che aveva abbandonato l’agenzia di Ratti. Presta ha litigato anche con Heather Parisi.

Esiste un libro nero di Presta, questo non pubblicato, fitto di nemici, ex amici, ed è più lungo del catalogo delle navi dell’Illiade. Gianmarco Mazzi, che è stato suo socio, dicono che oggi sia per Presta un “traditore”. All’ultimo Sanremo, dopo la polemica sul caso Fedez, Mazzi ha dichiarato che dall’anno prossimo il Festival va interamente ripensato. Era il Festival che avevano pensato Mazzi e Presta insieme. Ogni mattino, quando Presta si sveglia, apre Twitter e scrive: “Buongiorno a tutti, meno uno”. I giornalisti che hanno avuto modo di intervistare Presta gli hanno chiesto chi sia il “meno uno”, ma non lo hanno mai saputo. Negli anni si sono scatenate le congetture. Queste le ipotesi: Antonio Ricci, lo stesso Aldo Grasso, la giornalista Concita De Gregorio, Massimo Giletti, Fiorenza Sarzanini. In ordine. Di Ricci, Presta ha detto che è la “malattia delle televisione”. Grasso si è macchiato di qualcosa di indicibile. Più volte, nella sua rubrica sul Corriere, si è permesso di criticare la conduttrice Paola Perego, moglie di Presta. Su Twitter, Presta lo ha definito “coglione”. De Gregorio ha osato, su Repubblica, scrivere un giorno che, Presta, a Sanremo, andasse in giro con la pistola. Si è sempre giustificato dicendo che ha subito furti. Presta ha il porto d’armi. Con Giletti è finita in tribunale, ma poteva finire peggio. Giletti aveva criticato sia Perego sia Bonolis. Nel 2005, Presta lo incontra a Roma e gli spiega che “gli uomini le cose le risolvono tra di loro, i quaquaraquà in altra maniera”. E’ un uomo d’Aspromonte, aspro. La filosofia di Presta è quella del taglione: “Un direttore di rete deve pensarci più volte se vuole farmi male. Se oggi lui fa male a me, io domani faccio male a lui”. La regola si applica anche ai direttori di giornale: “Prima o poi avrò una notizia importante e la darò a uno di un altro quotidiano, per vendicarmi”, perché “prima mi vendico e poi perdono”. L’ultima prova l’ha data il 28 luglio scorso. Per ristabilire “l’onore”, ferito, di Barbara D’Urso, defenestrata da Pier Silvio Berlusconi, Presta fa uscire, il giorno della presentazione dei palinsesti di Mediaset, un’intervista di D’Urso contro Berlusconi. Titolo: “Il trash mi veniva chiesto”.

L’intervista non doveva solo rovinare la festa a Mediaset, ma servire come ammonimento a un’altra testata e un’altra giornalista. Si racconta, e chi lo racconta è informato, che la scelta del quotidiano, La Repubblica, servisse a dare una lezione al Corriere della Sera e alla sua vicedirettrice, Sarzanini. L’ostilità contro Sarzanini è pubblica, sui social di Presta, come la sua opinione sui giornali: “Per me, i giornali sono carta igienica”. Il fastidio contro il Corriere è esploso recentemente. Il 30 luglio del 2021, sul Corriere della Sera, a firma Sarzanini, viene pubblicata la notizia che Renzi, Lucio Presta e il figlio Niccolò, sono sotto indagine per finanziamento illecito dalla procura di Roma. L’indagine, archiviata, riguardava il documentario “Firenze come me”, prodotto da Presta e mandato in onda su Discovery. Dal giorno della pubblicazione della notizia, Presta mangia pane e rancore. Come i meridionali di terra non riesce a nascondere i sentimenti. Una notizia, anche se piccola, innocua, che non è gradita, per lui è una calunnia. Una critica televisiva ostile è una coltellata.