Tra le paroline magiche dei bipopulisti non c’è mai “concorrenza”

Lilly Gruber, pasionaria delle donne, ha detto in tv a Schlein: Ma chi la capisce se parla così?
Meno male, mi stava venendo il complesso di essere l’unico istruito che non capisce Schlein quando spiega le sue proposte. Allora Schlein ha risposto: “Dunque se io dico “salario minimo” non mi capiscono? Facciamo un referendum”.

Da questa risposta chiunque può capire, se vuole, l’ubi consistam del bipopulismo, che è quella cosa che da Trump sino a Giuseppi accomuna fascisti e comunisti in un tutto indistinto, nel mondo. I bipopulisti non hanno proposte, hanno semplici paroline magiche per risolvere i problemi. Le pronunciano e il popolo applaude.

Tutto nasce in età infantile quando nelle favole veniamo affascinati dalle  parole magiche che usano i maghi: Apriti Sesamo. Sim sala bin. AbracadabraAlakazam, altra parola araba.  In aggiunta a queste parole magiche tradizionali, ce ne sono anche molte altre che sono apparse in tempi più recenti. Tra le più note abbiamo “Bibbidi-Bobbidi-Boo”, utilizzato dalla Fata Madrina nella Cenerentola di Disney, “Shazam”, utilizzata da Billy Batson per trasformarsi nel supereroe Capitan Marvel, e “A-la panini al burro di arachidi” che è pronunciata dallo stupefacente Mumford in Sesame Street.

In Italia grande successo hanno ottenuto “80 euro“, “Reddito di cittadinanza” e “Bonus 110%“.  Adesso in grande ascesa è “Salario minimo“, mentre scende “flat tax” e fallimentare si dimostra ogni volta “evasione fiscale“, mentre “condono“,”sanatoria” e “ope legis” mantengono sempre un grande fascino.

Ora: l’inflazione è una delle minacce più insidiose per i cittadini. Colpisce in modo subdolo soprattutto i ceti meno abbienti. Una tassa nascosta uguale per tutti, con la differenza che il 10% su mille euro di salario pesa molto di più di quanto incida per chi ne guadagna 10 mila. E su chi è in difficoltà e si è indebitato.

Questo vale per una famiglia, un’azienda. Vale per uno Stato. E l’Italia questo lo sa bene avendo uno dei debiti più elevati nel mondo. È per questo che se una critica andrebbe fatta alla Bce è quella di essere intervenuta troppo tardi. Di aver proceduto poi in maniera troppo veloce con i rialzi e che forse avrebbe dovuto fermarsi un po’ prima. Siamo a dieci aumenti consecutivi dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea. Aumentare i tassi significa far salire il costo del denaro per chi chiede prestiti, siano essi famiglie, imprese o Stati. L’obiettivo è quello di raffreddare, frenare, le attività economiche per evitare che l’inflazione continui a rimanere elevata.

In Italia l’inflazione ad agosto era pari al 5,5%. Ma quella dei prodotti che finiscono nel carrello della spesa, di chi va al supermercato tutti i giorni era ben di più: il 9,6%. Tanto che lo stesso governo ha stretto un patto con distributori e industria per arrivare a un paniere di prodotti calmierati. Durerà un trimestre, da inizio ottobre a dicembre.

Contro l’inflazione ogni iniziativa è benvenuta, posto che abbia effetti concreti. Lo ha scritto Daniele Manca sul Corsera. Ma c’è un’arma che si è dimostrata tra le più efficaci nel combatterla: la concorrenza. A dire il vero ben poco usata in Italia.

Si sta facendo abbastanza per fare sì che una sana competizione nei vari settori porti a una discesa dei prezzi? Il governo sta facendo il governo?

Abbiamo assistito al varo di una tassa sugli extraprofitti sulle banche che, tra l’altro, con la sua retroattività ci sta alienando la simpatia con la quale il nostro Paese era stato visto negli ultimi anni da parte degli investitori. Non sarebbe stato meglio agire agevolando una maggiore concorrenza tra le banche per aiutare i consumatori?

Una tassa sappiamo su chi verrà scaricata. Fare in modo che la competizione abbassi i costi pagati dai cittadini e dalle imprese potrebbe dare loro vantaggi ben più concreti e duraturi. Oggi cambiare banca è tutt’altro che semplice.

E, quanto a concorrenza, basti pensare a balneari e taxi per rendersi conto di quanto non sia un qualcosa che goda di grande seguito nel nostro Paese. Né tantomeno il mercato, visto come luogo di profittatori e speculatori.

Invece è il mercato che impedisce a lobby e corporazioni di godere di rendite. Che fa emergere le qualità di chi produce e lavora. Che ha permesso l’affermarsi del made in Italy nel mondo. Continuare ad averne paura dentro i nostri confini è un errore.

Schlein & Conte & Meloni hanno solo paura del mercato e della concorrenza. Loro sono dalla parte dei ricchi e di tutti quelli che possono difendersi dall’inflazione alzando i prezzi. Volete un esempio? Un medico alza l’onorario, una industria alza il prezzo di vendita delle merci se le materie prime costano di più. Ecco perchè dall’inflazione solo i consumatori finali e i salariati fissi non possono difendersi. Possono difendersi solo se c’è la concorrenza, che significa: compro dove trovo il prezzo più basso. La concorrenza sappiamo cosa sia e quali vantaggi produce se pensiamo alle tariffe telefoniche, o ai prezzi di gas e luce. E’ finta per i prezzi delle benzine (ci sono i cartelli), non esiste per quel che riguarda notai, farmacisti, balneari, tassisti…

La concorrenza non è concetto che si ritrova nella tradizione della destra nè della sinistra, i bipopulisti non la vogliono perchè loro difendono le rendite. Piace solo ai liberali, che in Italia sono quattro gatti per giunta divisi.