Cazzullo/ La sinistra aveva i voti degli operai non dei poveri

Caro Aldo,
lei ha scritto che non erano i poveri a votare a sinistra, ma gli operai. Che differenza c’è?
Franco Lepori Roma

Caro Franco,
Dov’è la maggioranza dei poveri in Italia? Al Sud. Dove prendeva i voti il partito comunista? Al Nord. A Napoli votavano Pci gli operai dell’Italsider di Bagnoli e dell’Alfasud di Pomigliano d’Arco, non il popolo dei bassi, che votava Democrazia cristiana con uno spirito non molto diverso da quello con cui oggi vota Cinque Stelle: per avere i soldi dello Stato.

Fuori dalle regioni rosse, i comunisti erano forti nei grandi agglomerati industriali del Nord: Torino, Genova, Marghera, la cintura settentrionale di Milano.

Negli Anni 70 si iscriveva alla Cgil e votava Pci l’operaio massa: stessa mansione, stesso stipendio (non lauto ma comunque più di chi aveva lavori precari o non aveva lavoro), stessa classe sociale, stesso sistema di valori.

Dice: il Pci doveva prendere le distanze da Mosca. Certo. Ma se dopo il crollo del Muro e la fine dell’Unione sovietica nacque un partito della Rifondazione comunista che prese più dell’8%, figurarsi cosa sarebbe accaduto se il tentativo di andare oltre il comunismo fosse stato fatto prima.

Ovviamente la prevalenza del Pci fu un grosso problema per la sinistra italiana. Mentre i laburisti inglesi, i socialdemocratici tedeschi, i socialisti francesi e spagnoli andavano al governo, la sinistra italiana si divideva e in buona parte restava all’opposizione. Oggi gli operai non ci sono quasi più. E le classi popolari votano a destra, perché percepiscono il Pd come il partito della gente che sta bene. Non che i ricchi votino a sinistra; i veri ricchi votano a destra in tutto il mondo. A sinistra vota la borghesia intellettuale, il ceto medio dipendente; cui i capi della sinistra vogliono aumentare le tasse. Chi la pagherebbe la patrimoniale vagheggiata da Schlein e Fratoianni? I grandi capitali, già al sicuro nei paradisi fiscali?