Lamezia/ Si sgonfiano due casi di concorso esterno in associazione mafiosa

A distanza di un anno due notizie concernenti due famiglie imprenditoriali che operano nel lametino (Mazzei e Perri) e due sentenze che ribaltano l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

(31/8/22 il Lametino)

Revocata con decreto della Corte di Appello di Catanzaro la confisca disposta nel febbraio 2018 (all’esito di un antecedente provvedimento di confisca iniziata sin dal 2011) nei confronti dell’imprenditore Salvatore Mazzei, difeso dall’avvocato Massimiliano Carnovale; Stefania Mazzei, difesa dall’avvocato Tommaso Luppino e altri familiari di Mazzei, difesi dall’avvocato Ugo Custo. La confisca era stata disposta nell’ambito di un’indagine, avviata nell’anno 2011, inizialmente dalla Procura di Lamezia Terme, successivamente trasferita per competenza territoriale alla Procura di Catanzaro, volta a ricostruire le origini di un patrimonio che secondo i magistrati sarebbe stato acquisito in maniera illecita per un valore complessivo pari a 200 milioni di euro (26 società; 67 fabbricati; 13 autocarri; 5 autovetture; 10 macchine operatrici per cantiere; 1 motociclo; 176 appezzamenti di terreno tra cui la cava di materiale inerte).

Con il decreto di revoca la Corte ha ricostruito la vicenda “evidenziando come con l’assoluzione di Mazzei – spiegano i legali – dal delitto di concorso esterno nell’associazione mafiosa dei Mancuso “non è possibile correlare il giudizio di pericolosità sociale ad altre associazioni criminali locali, poiché anche rispetto a tali associazioni è stata esclusa l’appartenenza del Mazzei e, peraltro, proprio con riferimento “ai lavori di rifacimento-ammodernamento dell’Autostrada A/3 Salerno-Reggio Calabria, tratti ricompresi tra gli svincoli di Mileto e Gioia Tauro”. Difatti “il Mazzei, sin dall’anno 2003 e fino al 2010, è stato vittima di estorsioni aggravate, risultando, invero, quale persona offesa nel procedimento penale “Andromeda” (laddove compare quale vittima di estorsione contestata a Vincenzino Iannazzo dal 2003 al 2007 e dal 2008 al 2009) e nel procedimento “Chimera” (laddove compare quale vittima di estorsione contestata a Nino Cerra, Pasquale Cerra, Luca Cerra e Gaetano La Rosa dal 2008 al 2010)”.

(Corriere della Calabria, 29/9/23)
Dissequestrato il patrimonio da 800 milioni degli imprenditori Perri
Il Tribunale di Catanzaro ha rigettato anche la richiesta di sottoporre a misura di prevenzione personale e patrimoniale i fratelli di Lamezia Terme. Il Tribunale di Catanzaro, sezione misure di prevenzione, ha sciolto la riserva assunta all’udienza del 15 maggio scorso, e ha rigettato la proposta che era stata formulata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro di sottoporre a misura di prevenzione personale e patrimoniale i fratelli Francesco Perri (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Aldo Ferraro), Pasqualino Perri (difeso dall’avvocato Francesco Gambardella) e Marcello Perri (difeso dall’avvocato Michele Cerminara). La Procura di Catanzaro aveva infatti chiesto che i fratelli Perri fossero sottoposti alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 5 anni, e soprattutto che fosse confiscato il loro intero patrimonio, stimato dalla Guardia di Finanza procedente in 800 milioni di euro, perché ritenuto di derivazione illecita.