Quelli che…inseguono Conte e lui non li degna. Come è rilassante stare all’opposizione

Come ha notato Mario Lavia “…ci sembra utile ricordare due cose che ormai sono chiarissime anche per i partigiani più settari del “campo largo”: 1) più si insegue l’avvocato ex del popolo e più questi fa spallucce, rendendo dunque l’operazione-corteggiamento una pura perdita di tempo, oltre che di faccia; 2) la recente conferma venuta da Conte della sua ostilità alla causa ucraina dietro la scusa del rifiuto “morale” di inviare armi a sostegno di Kyjiv lo esclude definitivamente – o dovrebbe escluderlo – dal novero degli alleati potenziali del Pd. Se la difesa della libertà è un discrimine, Conte è out”.

Se la freddezza tra Schlein e Conte a livello nazionale è ormai un dato di fatto, sarebbe necessario riflettervi davvero. La prima cosa che emerge con chiara evidenza è che non esiste più “il campo largo” come “strategia”. Cosa vuoi fare da grande? Il campo largo tra Pd e M5S (in realtà ora è il PdC, partito di Conte). Bene, questo desiderio, questa prospettiva non esiste più. E allora, che fare? I due piccioncini fanno accordicchi qui e là. Sul salario minimo sembrano (salve importanti sfumature) d’accordo; in qualche elezione comunale possono convergere su un candidato comune; su qualche odg alla Camera possono ritrovarsi. Ma tutte queste occasioni cosa c’entrano con il campo bersaniano-dalemiano larghissimo? Con Conte punto di riferimento fortissimo in salsa bettiniana-zingarettiana? Nulla, perchè, fermo restando che quando si vota ormai gli italiani non seguono blocchi di appartenenza ma di volta in volta esercitano libertà di voto, il pd e i grillini sono due organizzazioni che non hanno nulla in comune, non condividono nulla di importante, a partire dalla posizione sulla guerra in Ucraina per finire sui migranti. Tra i putiniani pacifisti italiani (che vanno da Travaglio e Santoro sino a Conte) e il pd fluido e spesso svalvolato di Schlein non c’è alcun legame. Conte guida l’ennesimo partito “antistema” dell’Italia politica (come i fasci di Mussolini), mentre il pd è il partito-sistema, perchè crede (più o meno) nell’Europa, negli Usa, nell’economia di mercato, nelle democrazie occidentali.

Convergenze su singoli temi (l’autonomia differenziata), o su scenari regionali o comunali, fanno concludere che le due organizzazioni non hanno niente in comune se non sporadiche intese tattiche o territoriali. Non hanno invece una prospettiva comune, non condividono scenari nè internazionali nè nazionali. Non hanno un programma comune, nè valori e princìpi che li legano. Restano le contingenze, le occasioni, le intese su “personaggi” locali (sempre recitando l’anatema per l’uomo solo al comando).

Insomma, mentre a destra la contesa Meloni-Salvini ha prodotto il risultato di conquistare il governo e adesso dal governo ognuno gestisce la contesa in riferimento alla elezioni più vicine (le europee in questo frangente), a sinistra non esiste neppure la consapevolezza che prima al governo ci si deve arrivare. Mentre Meloni e Salvini si contendono la leadership della coalizione ma sanno che per andare e restare al governo l’intesa va trovata, a sinistra Schlein e Conte si muovono solo per restare all’opposizione e cercano di contendersi la quota maggiore dell’opposizione. Siamo a ottobre e Conte ha un solo obiettivo in testa: prende più voti di Schlein alle europee di giugno 2024. Insomma la loro prospettiva concreta è quella di essere il socio maggioritario della minoranza. Schlein e Conte sono due looser, due perdenti, che stanno bene così. All’opposizione. Dove tutto è più facile. Basta sbraitare ogni giorno demagogicamente contro il governo, senza avere la responsabilità di indicare e studiare soluzioni praticabili per i problemi reali. Come fa Conte, come tutti gli xenofobi, con il problema immigrazione. Sapendo che nelle elezioni in ogni paese aumentano i consensi alle forze xenofobe, egli dice: “Se ne deve occupare l’Europa”. Basta limitarsi a dire questo per capire il sottotesto: fino a quando l’Europa non se ne occuperà, porti chiusi e blocchi navali. Cose che, appunto, come la Meloni puoi dire stando all’opposizione avendo di mira solo il consenso elettorale.