Il dimensionamento scolastico spiegato agli studenti

La reggenza è quell’istituto che vede un solo dirigente a capo di due o anche più scuole. Ma il guaio è che, in tutti questi anni, nessuno, docenti o studenti, ha protestato contro di esse anche se un dirigente dirigeva due scuole distanti (per es. Tropea e Lamezia). Scuole lontane tra loro, magari con decine di plessi scolastici dislocati anche su quattro o cinque comuni. Adesso che le reggenze sono state abolite nessuno pare contento.

La Calabria, scrive la Tecnica della scuola, “si trova di fronte a una crisi scolastica senza precedenti, con una riduzione/taglio di 79 autonomie scolastiche (11 in provincia di Vibo Valentia), una decisione presa a Roma, ma che ha lasciato la regione in uno stato di shock e di disapprovazione generale tra gli addetti ai lavori”.

Non esageriamo, queste sono opinioni e poi ci sono i fatti, la realtà. Vediamo.

Osservando le proteste di sindaci, genitori e personale della scuola sembrerebbe che dal settembre 2024 succederà il patatrac, invece è solo una questione che può essere osservata da 3 punti di vista.

(1) Dal punto di vista di studenti e genitori. Per loro non cambia nulla rispetto alla situazione attuale. Dunque, perché  protestare?

(2) Il secondo punto di vista è quello particolare di un preside calabrese che lavora al Nord e vorrebbe tornarsene al Sud. Giustamente si dispera perchè la maggior parte dei posti disponibili sono al nord mentre al sud diminuiscono. Ma è il riflesso nella scuola della questione meridionale, molti meridionali trovano rifugio nell’impiego pubblico e non tutti possono lavorare sotto casa al Sud.

(3) Infine c’è un altro punto di osservazione, stavolta generale. In questo caso la nuova normativa difende (e perciò piace ai sindacati dei presidi) l’organico nazionale complessivo dei dirigenti scolastici  in misura maggiore rispetto a quella del 2011. Infatti il nuovo dimensionamento, che consiste nel creare scuole autonome in presenza di 900 alunni (e non più 600), opera mentre la denatalità fa diminuire il numero complessivo degli studenti.

Chi ha ragione? La circostanza da sottolineare riguarda una regione come la Calabria che l’ultimo  dimensionamento lo ha fatto addirittura 11 anni fa, e adesso è dunque costretta a realizzarlo tutto in una volta invece che frazionato anno per anno. Si perdono in un colpo solo 79 presidenze perchè non si è voluto perderne 7 all’anno nel passato. Come ha fatto l’Emilia-Romagna, per esempio

In Calabria sono 80 le scuole sottodimensionate o normodimensionate in deroga e che quindi per l’anno scolastico 23/24 sono state affidate alla direzione di presidi reggenti. Il numero più cospicuo riguarda la provincia Reggio con 22 sedi senza preside. A seguire il Cosentino dove sono 21, quindi le altre tre province.

Insomma, le nuove norme in materia che si applicheranno a partire dall’anno scolastico 2024/2025, volute da Governo e Parlamento e inserite nelle legge di bilancio per il 2023, dispongono soltanto quale dev’essere regione per regione il numero dei posti (sulla base della densità della popolazione) che costituiscono l’organico dei dirigenti scolastici (e dei direttori amministrativi, ossia i DSGA): quindi è improprio (e fuorviante) parlare di “scuole a rischio” di scomparsa, perché esse – intese come plessi o edifici in cui si eroga il servizio di istruzione ai nostri bambini e ragazzi – rimarranno e continueranno a funzionare lì dove sono ora. La Calabria come ogni regione non chiuderà nessuna scuola, anzi potrà ben decidere nei comuni con problemi socioeconomici peculiari, zone di montagna, etc., di lasciare una scuola “sottodimensionata” rispetto ai 900 alunni, con il suo dirigente e il suo Dsga, ma allo stesso tempo potrà decidere in un comune grande di accorpare due o più scuole, creando mega istituti con un migliaio di alunni.

Dal punto di vista degli alunni (e dei loro genitori), che è l’interesse da considerare, ed è il più importante di tutti, la situazione non peggiora perchè rimane quella attuale. Si sono eliminate le reggenze, tutto qui.

Si deve aggiungere che il rischio di “scomparsa” o di perdita non riguarda neanche i dirigenti scolastici, come si può dimostrare con un semplice calcolo.

Facciamo l’esempio della Puglia, dove vi sono oggi (2023) 631 scuole e 572 dirigenti scolastici persone fisiche (dati ufficiali rilevabili dal sito dell’USR Puglia). Una pattuglia di questi ultimi si vede assegnata, oltre alla scuola di titolarità, anche la reggenza di un’altra scuola. Le reggenze sono 59. La somma di 572 più 59 fa, appunto, 631.

L’1 agosto 2024, cioè con la nuova normativa, ci saranno 569 scuole  funzionanti sul territorio, ottenute semplicemente dalla ricombinazione soltanto amministrativa delle attuali sedi fisiche scolastiche (senza che vi sia “chiusura” per nessuna di esse dal punto di vista della frequenza degli alunni e dell’erogazione del servizio di istruzione), nessuna delle quali sarà sottodimensionata ed alle quali dovrà per legge essere assegnato uno ed un solo dirigente, senza più reggenze. Rispetto ad esse ci saranno 532 dirigenti persone fisiche.

La differenza fra 569 e 532 fa 37; 37 saranno quindi i posti dirigenziali “scoperti” e da assegnare con nuove nomine rispetto ad oggi.

Quindi, di che cosa stanno parlando coloro che ipotizzano la “scomparsa” delle scuole e dei dirigenti? 

Si può concludere che l’asserito depauperamento del servizio scolastico che il nuovo dimensionamento comporterebbe, non esiste. La norma di cui parliamo si pone come obiettivo l’azzeramento delle reggenze dirigenziali. Non c’entra nulla con il numero dei docenti o con la numerosità delle classi, oggetto di altre e diverse norme.

Mentre oggi il dirigente riesce a dedicare alla scuola in reggenza solo una frazione del proprio tempo complessivo di lavoro (e questo forse piace ai docenti ma anche agli alunni), il rischio è che tale scuola diventi la Cenerentola fra le due che sono interessate. Invece domani, facendo parte le 2 scuole di una stessa unità amministrativa, magari centrata su un solo comune o al massimo su comuni viciniori tra cui accorpare le due scuole, permetterebbero ad un unico dirigente stabilizzato su di essa di impostare il proprio lavoro su un arco di tempo di almeno tre anni scolastici. E quindi di poter realizzare quella visione unitaria di gestione del servizio di istruzione che gli compete per legge, con evidenti benefici per la collettività che usufruisce del servizio scolastico, perché sarebbero ricondotti all’unità – appunto – quegli elementi  oggi forzatamente e dannosamente separati.

Se infine il dimensionamento si affronta con la logica de “la scuola mia non si tocca perchè ha una tradizione alle spalle”, personalmente riterrei più giusto il sorteggio. Quando gli uomini non riescono a decidere (molti essendo i criteri tra i quali scegliere) è meglio far decidere alla sorte.