Cos’è la politica? Rimandare i problemi (e chiedere soldi)

Ormai vivo di rimpianti. Rimpianti per non aver capito da giovane quello che adesso ho ben chiaro. Come ho fatto ad essere così ingenuo, illuso e ignorante? Prendiamo la politica. Tutto il tempo che ho impiegato per tentare di capire le coordinate del mondo che ci circonda, non avrei fatto meglio ad investirlo in altro?

Cosa fa un politico in buona sostanza ( pensate a chi volete), al di là di tutte le parole che pronuncia e accumula  in ordine sparso? L’ho già scritto diverse volte: chiede o promette soldi. Magari li stampa fino a provocare un caos monetario, come fece Pancho Villa nel 1910 in Messico durante una rivoluzione che in pochi anni cambiò il volto del Paese. Da ignorante qual era stampò cartamoneta senza copertura legale, la quale venne volgarmente detta “billimbique”, allo scopo di autofinanziarsi. Ridiamo di lui e della sua sprovvedutezza, ma in fondo i nostri politici  lo imitano alla perfezione. Lo dimostrano i 76 miliardi di interessi sul debito ( anno 2022) che paghiamo ogni anno o il miliardo che l’Italia ha pagato finora in sanzioni all’Unione europea per non essersi adeguata alle regole comunitarie, nonostante i moniti di Bruxelles, ripetuti per anni.

Da un consigliere comunale ad un capo del governo o dello Stato, tutti chiedono soldi o li dilapidano. Per fare questo o quello, anzi, se possibile, questo e quello e poi quell’altro. Però c’è un uomo in ogni Stato, che Mussolini chiamava il signor NO, il quale ti blocca e ti riporta sulla terra, facendoti scendere dal cielo dei desideri. Niente altro che un limite.

La seconda cosa che i politici fanno è quella di rimandare il problema. Ogni problema. Fornisco un esempio attuale trascrivendo qualche frase dell’economista Lucrezia Reichlin tratte da un articolo sul Corriere:

In questo contesto, qualunque proposta di riforma passi, l’Italia deve costruire un piano credibile di rientro graduale del debito. Non possiamo continuare a rimandare il problema, soprattutto non nel nuovo quadro economico caratterizzato da alti tassi di interesse…

La politica consiste dunque nel tentare di rimandare a domani quello che dovresti fare oggi. Consiste nel far pagare ai cittadini di domani quello che non vuoi pagare oggi, consiste nel togliere il futuro ai giovani di oggi, nel prendere tempo, nel procrastinare, nel non avere il coraggio di fare il tuo dovere, di assumerti le tue responsabilità. La politica può essere paragonata ad un padre che vive facendo di continuo debiti per sostenere la sua famiglia e continua a chiedere dilazioni su dilazioni, ben sapendo che ad un certo punto lui morirà  e tutti i debiti graveranno sulle spalle dei figli. Un padre che dunque rimanda il problema a quando lui non ci sarà più, e allora tutti i nodi verranno al pettine. E’ un buon padre, questo, i figli gli saranno grati per questo rimandare? Credo proprio di no, credo che lo malediranno.

Eppure, tutti i nostri politici fanno così, propongono solennemente, mentre chiedono che tanti soldi vengano spesi per questo, quello e quell’altro,  di rimandare ogni problema a data da destinarsi. Che si parli di debito pubblico o di balneari, di tassisti o di salute, di scuola o di accise, si rimanda a domani quello che si potrebbe fare oggi (se si avesse coraggio e si fosse responsabili), per non scontentare nessuno, per continuare a mantenere il potere. Si chiedono o promettono soldi e si rimandano i problemi.

Ecco allora tante buone ragioni per non occuparsi mai di politica, l’arte di fregare il prossimo ed i giovani. Quando dici così, di solito scatta l’ indignazione di tutti quelli che credono nell’ ” impegno”. Ora uno può anche pensare di svuotare il mare con un secchiello, ma, che diamine, già a 4 anni questa idea gli dovrebbe sembrare pazzesca. Se ci crede ancora a 70 anni, è sicuro, è un pazzo.