Irpef/ Un italiano che guadagna 2195 euro netti al mese è ricco?

L’imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef), considerando anche le addizionali comunali e regionali, ha portato nel 2022 un gettito pari a 175,17 miliardi di euro. È salito il numero di dichiaranti (pari a circa 41 milioni) e quello dei contribuenti/versanti, cioè le persone che versano almeno 1 euro di Irpef, saliti a quota 31 milioni, valore più alto registrato dal 2008. Ma c’è un problema: a ciascun contribuente corrispondono, di fatto, 1,427 abitanti. È quanto emerge dal report “Settima regionalizzazione sul bilancio del sistema previdenziale italiano” a cura del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali.

Secondo il presidente del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, Alberto Brambilla, il report fornisce una fotografia «poco veritiera guardando invece a consumi e abitudini di spesa degli italiani», visto che quasi la metà (il 47%) non dichiara redditi. In sostanza, a giudicare dal gettito Irpef, l’Italia sembra più un Paese povero che uno Stato membro del G7.

Dal report emerge inoltre che appena il 13,94% dei contribuenti con redditi dai 35 mila euro in su paga da solo il 62,52% dell’imposta sui redditi delle persone fisiche. Tradotto: circa due terzi dell’Irpef ricade sui contribuenti che dichiarano redditi pari o superiori ai 35 mila euro. «Non è accettabile che poco più del 13% della popolazione si faccia carico della quasi metà degli italiani che non dichiara redditi e trova benefici in un groviglio di agevolazioni e sostegni, spesso concessi senza verificarne l’effettivo bisogno. Un 13% che guadagna da 35mila euro lordi in su (che sarebbero 2195 netti al mese), e che per questo non può beneficiare del taglio al cuneo fiscale perché è considerato troppo ricco e non può difendersi dall’inflazione nemmeno quando arriva alla pensione, sempre perché è considerato troppo ricco. Non commettiamo l’errore di pensare che le disparità che esistono in questo Paese facciano male solo a chi si trova sui gradini più bassi della scala reddituale», ha dichiarato Stefano Cuzzilla, presidente Cida.