Dall’immigrazione ai femminicidi. Perché chi dà i numeri definisce la nostra vita

GIOVANI Chi dà i numeri sui fenomeni sociali più laceranti? Il governo, l’Istat, il Censis, i giornali, la tv che resta il principale strumento di formazione del comune sentire? Si dice che nessun giovane la guarda più, ma quanti sono i giovani in un paese di vecchi? Circa nove milioni e mezzo sotto i 35 anni si sono recati alle urne nel 2022 su 29 milioni di votanti. E questi numeri non sono immaginari.

FEMMINICIDI Lo stesso vale per la violenza sulle donne. Su 285 omicidi commessi tra il primo gennaio e il 12 novembre, 102 vittime sono donne (il 35 per cento). Se entriamo tra le mura domestiche o mettiamo il dito tra le coppie, troviamo 125 morti dei quali 82 donne. Più o meno che nel passato? Secondo il ministero della Giustizia che ha analizzato le sentenze emesse, nell’ultimo decennio in media sono state uccise 150 donne ogni anno, con una punta di 179 nel 2013. Il femminicidio, definito a partire dagli anni 90 come l’uccisione per motivi di genere, rappresenta l’85 per cento delle morti violente tra le donne. Per oltre la metà dei casi i motivi sono definiti “sentimentali”. Questa terribile contabilità parla da sola eppure non dice tutto, non spiega perché oggi dà scandalo e non suscitava lo stesso orrore anni fa. Qui non è l’aritmetica, ma la sensibilità collettiva a fornire la spiegazione. Giulia Donato prima e Giulia Cecchettin poi hanno scosso le menti e i cuori anche di chi per troppo tempo tendeva a considerare il fenomeno come “culturale”, mero residuo di un passato patriarcale nell’Italia arretrata. Eppure, accidenti alla statistica, è la Germania che raggiunge il triste primato con oltre 200 casi l’anno, vuoi vedere che il patriarcato resiste più tra i tedeschi? Se prendiamo la percentuale di femminicidi per abitanti nei paesi europei in cima c’è la Lituania seguita da Moldavia, Lettonia e Bielorussia. L’Italia è in fondo a questa scala di sangue, preceduta da Svezia e Spagna, secondo le stime di Openpolis. Sono proporzioni che possono cambiare se facciamo una differenza tra femminicidio in senso stretto e omicidi di donne, oppure se scegliamo le denunce, più numerose e frequenti nei paesi del nord. Dunque anche in questo caso le cifre son ballerine e la musica cambia in rapporto a chi la suona. L’unica cosa certa è che i maschi italiani non sono più violenti degli altri, una conclusione che sfida il senso comune e i pregiudizi.

MIGRANTI Il contesto, l’ottica, il punto di vista, tutto ciò non mette in discussione la forza dei numeri, ma smentisce la loro mistica idolatra. Prendiamo un altro fenomeno di per sé oggettivo: l’arrivo di migranti clandestini in Italia viene misurato con grande pignoleria e usato il più delle volte per propaganda politica. Sono tanti o sono pochi a seconda delle convenienze. Non si può negare che ne sbarchino più che nella media europea, ma è anche vero che la Germania ne ha ospitati di più soprattutto negli ultimi dieci anni, mentre in percentuale alla popolazione è la Svezia a salire in cima.

Attenzione, però, paesi coloniali come la Gran Bretagna non considerano straniero chi proviene dal Commonwealth, mentre in Francia la penetrazione dal Maghreb ci porta indietro di un secolo. Il tempo e lo spazio diventano relativi, non relativizzano le cifre, ma senza dubbio il modo di leggerle e le conseguenze da trarne. Nel 2022 vivevano nell’Unione europea 446 milioni di persone, 38 milioni (l’8,5 per cento) nate fuori dalla Ue. Negli Stati Uniti la quota degli stranieri sale al 13,5 per cento, in Norvegia al 16, in Australia al 29,2, la Svizzera con il 30 per cento possiamo considerarla un caso a sé. Sostituzione etnica? Invasione? I dati questa volta parlano un linguaggio opposto a quello comune.

I liberali danno ragione ai numeri, i conservatori fanno parlare le impressioni, le sensazioni, le paure e molto spesso i pregiudizi. La matematica stessa diventa opinione nel momento in cui la disciplina che studia le quantità viene trascinata nella dimensione della qualità, o meglio della volontà e, quindi, della scelta. I numeri mentono o dicono la verità? A meno che non giochiamo al bingo, è una domanda senza senso perché siamo noi a mentire o a dire la verità.