Serie/Sceneggiatori italiani imparate da The Crown

Peter Morgan (ognuno ha il Morgan che si merita) ha concluso con la sesta stagione il ritratto della Regina Elisabetta e dell’intera famiglia reale. Lo ha fatto alla sua maniera romanzando scandali, voci di corridoio, crisi e facendo riflettere sulle scelte e sulle azioni intraprese dalla monarchia inglese nell’ultimo secolo. Pur con qualche puntata in tono minore anche l’ultima stagione di The Crown ha regalato agli spettatori una stagione ricca di eventi e di un magnifico approfondimento dei personaggi, riuscendo a delineare in pochi episodi persino Kate Middleton e l’ambiziosa sua mamma Carol, ritenuta, dall’opinione pubblica, la vera artefice del matrimonio tra la figlia e il principe William. La regina Elisabetta II è stata descritta ancora una volta come una donna forte e determinata, capace di affrontare grandi scelte.

Invece il principe Carlo, altro protagonista della stagione, è stato dipinto come un uomo tormentato e insoddisfatto, che però alla fine riesce a trovare la sua strada. Una serie in cui solo nell’ultima stagione viene esplicitata (lo dice la Regina in persona) la comprensione per la sorte dei numeri 2 (Carlo, poi Margaret e infine Harry) che il sistema deve sacrificare. Un altro numero 2 è il principe Filippo, del quale il ruolo inutile è mostrato accanto a momenti di sorprendente saggezza e visione degli interessi in gioco

Infine ricorderemo le metafore di Morgan, poche nell’ultima stagione, ma basta solo quella finale (con la regina che sceglie la melodia che sarà suonata in suo onore con la cornamusa nel giorno del suo funerale) per chiudere la saga con un’ idea meravigliosa. Sleep,dearie,sleep.

Noi italiani non abbiamo un solo autore o un drammaturgo come Peter Morgan. Infatti chiudete gli occhi e immaginate una storia d’ Italia con le donne di Gronchi, i rapporti familiari complessi della famiglia Leone, la moglie di Pertini che non mette piede al Quirinale, i sassolini di Cossiga, Napolitano che da pensionato viene catapultato a dirimere questioni cruciali. E, a volontà, la superbia di D’ Alema e il suo accordo con Cossiga, la sedia di Travaglio spolverata da Berlusconi, la gioiosa macchina da guerra di Occhetto, il rapporto Moana-Craxi, la mortificazione di Bersani con i 5 stelle, Fico che per un giorno solo prende i mezzi pubblici, Casalino che ammira il trasformismo con il Conte 1 e 2.