Come nacque Una lacrima sul viso

Alla Ricordi erano un po’ perplessi, e visto che non succedeva niente mi mandano, dopo il secondo disco, a fare “Ribalta per Sanremo”, una manifestazione che si teneva al Teatro Lirico di Milano nella quale c’erano anche Ricky Gianco, Remo Germani, Lilli Tombolato e altri che non ricordo, e io canto dal vivo, con una piccola orchestra che accompagnava tutti i cantanti, Ora che sei già una donna, con un microfono di quelli quadrati, il famoso AKG D12, che era ricco di frequenze basse. Io già ce le avevo di natura e siccome non c’erano filtri o equalizzatori come ce ne sono oggi questo microfono faceva già da pre-filtro e contribuiva a dare corposità alle voci. Ravera impazzisce: mi prende, mi abbraccia, mi porta in camerino, mi fa un sacco di complimenti e mi dice: “Ma tu hai una voce stupenda!” E chiama subito Micocci e Mariano Rapetti (il capo delle edizioni alla Ricordi e padre di Mogol) i quali poi mi chiesero se avevo qualche idea musicale da parte, ed io allora presi la chitarra e gli cantai: «Forse dietro quella duna, quando spunterà la luna» sulla melodia del ritornello di Una lacrima sul viso.

La musica della canzone era già pronta, l’avevo scritta con una piccola collaborazione da parte di Andrea Lo Vecchio, che non mi ha mai chiesto neanche 1/24 di diritti d’autore; lui mi aiutò a sviluppare la strofa mentre poi negli incisi, sempre senza pretendere nulla, mi aiutarono sia Carlo Donida che Gianni Marchetti. Quando Mariano Rapetti (che per me è stato un uomo molto importante, io lo consideravo quasi uno zio e lui mi voleva veramente bene, si affezionò a me in maniera molto forte) sente questa canzone appena abbozzata dice: «La musica è bella, ma le parole sono molto banali, ci penserà Giulio, mio figlio». Per me fu un’altra emozione: l’appuntamento con Mogol fu organizzato tramite Micocci, che seguiva ormai da vicino tutta l’operazione, e decidiamo di vederci a Piazza Duomo il giorno in cui io dovevo registrare il provino della canzone.

Pensavo che sarebbe arrivato con una Jaguar come minimo, invece si presentò con una Renault R4 tutta arrugginita e targata Como, perché lui e suo padre avevano una casa in Brianza. Ci presentiamo e Mogol mi fa: «Non ho avuto tempo per fare il testo della tua canzone». Ed io: «Ma tra un’ora dobbiamo andare in studio a Via dei Cinquecento (dove c’era lo studio della Ricordi) a registrare il provino del pezzo, adesso come facciamo?». E lui: «Non ti preoccupare, prendi questo foglio di carta e preparati a scrivere». E mentre guidava per attraversare Milano ed arrivare dalle parti di Corso Lodi dove era Via dei Cinquecento mi dettò tutto il testo della canzone. Un genio, in un quarto d’ora le parole di Una lacrima sul viso erano pronte! Facemmo il provino, la canzone fu proposta con successo alla selezione per Sanremo e Pattacini realizzò un primo arrangiamento per l’incisone del disco. Ma l’orchestra che aveva convocato per l’occasione non riusciva a rendere bene quell’effetto “strappato” che fanno gli archi all’inizio, erano molto sinfonici, ma quell’effetto lì non veniva bene.

Micocci non era per niente soddisfatto e allora chiamò Roma, cercando tra i suoi amici della RCA e decise di far rifare l’arrangiamento a Gianni Marchetti, ed io finalmente dopo tre anni ritornai a Roma. Mi ricordo che arrivai in aereo e mi portarono subito a mangiare a Via Panisperna al ristorante “Le Tavarnelle”, dove io mangio un bucatino all’amatriciana che dopo tutto quel risotto alla milanese mi ha veramente rincuorato l’anima, bevo un po’ di vino rosso e tutto rincuorato salgo sulla Millecento nera del maestro Marchetti e arrivo in via Tiburtina, e appena vedo la scritta RCA mi prende subito un colpo al cuore, perché mi vengono subito in mente gli studi della RCA americana dove incideva Elvis. La base, realizzata su un due piste Ampex modificato a tre piste, era pronta che mi aspettava, nello studio B. Ad un certo punto arriva Pino Mastroianni, un tecnico della RCA, mi guarda e mi fa: “Ti ho preparato per la voce il compressore BSA che ha usato Elvis in Are you lonesome tonight, ce ne ha mandato una copia la RCA americana”. Figuriamoci, già ero emozionato per conto mio, poi sapendo anche quella cosa, sbagliai subito due o tre passaggi nella prima prova, poi alla seconda sbagliai l’inciso, e poi finalmente venne bene, anche se ricordo che tagliammo i nastri delle varie takes per ottenere quella definitiva.

Estratto da: Ceri, Luciano, Il rimmel di Elvis. Conversazione con Bobby Solo, in «Musica Leggera», n. 3, Marzo-Aprile 2009, p. 30-31

PERCHE’ BOBBY SOLO EBBE LA LARINGITE Nell’edizione 1964 del Festival di Sanremo che viene vinta da Gigliola Cinquetti con Non ho l’età, la vera rivelazione è un giovane dal ciuffo alla brillantina e dallo sguardo segnato da un rigo di rimmel: Bobby Solo. Solo che in quel Sanremo Bobby non cantò e qui si spiega perchè

L’industria discografica italiana, ormai abbastanza matura per imporre personaggi al di là delle loro qualità vocali ed umane, confeziona questo nuovo idolo a somiglianza di Elvis Presley, svuotandolo però dei contenuti di ribellione e delle movenze trasgressive, e conferendogli un’aria più rassicurante, da ragazzo di buona famiglia.

Il giovane aveva composto anni prima un brano che, piaciuto ai dirigenti della Ricordi, viene affidato a Mogol per la composizione del testo, e al maestro Marchetti per l’arrangiamento. L’intuizione di quest’ultimo fu di sostituire l’ormai desueto “terzinato” con una moderna beguine, di assegnare agli archi una funzione ritmica con un ottavino che sottolinea la fine di ogni verso, e di utilizzare un banjo per l’assolo strumentale. Questo arrangiamento, che con i mezzi dell’epoca non sarebbe stato possibile riprodurre dal vivo su un palcoscenico, venne fatto ugualmente ascoltare al pubblico del festival con uno stratagemma: Bobby Solo si finse ammalato di laringite e, anziché esibirsi con l’orchestra, mimò la sua voce registrata su disco.

Era la seconda volta che a Sanremo veniva presentato un brano in versione registrata: ma la prima volta Claudio Villa era davvero a letto febbricitante, e il brano (“Buongiorno tristezza”, 1955) fu fatto ascoltare a palcoscenico vuoto. Ora si trattava di un playback a tutti gli effetti, e la cosa sollevò scandali e proteste. “Una lacrima sul viso” dovette così cedere la vittoria del festival a “Non ho l’età”, ma fu premiata da un inatteso record discografico, rimasto ancor oggi imbattuto: un milione e settecentomila 45 giri venduti. (Orlando R.)

Da una lacrima sul viso
Ho capito molte cose
Dopo tanti tanti mesi ora so
Cosa sono per te

Una lacrima e un sorriso
M’han svelato il tuo segreto
Che sei stata innamorata di me
Ed ancora lo sei