Ai posteri/Travaglio, Kuleba, guerra civile e negoziato

Gli storici futuri, visto che oggi i pacifisti italiani vogliono le stesse cose che vuole Putin, potranno un giorno guardare il dibattito tra il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, ospite di Lilli Gruber a “Otto e Mezzo” su La7, con Lucio Caracciolo e Marco Travaglio.

(30/6/23 Corsera) Oltre al direttore di Limes, Lucio Caracciolo, in collegamento c’è anche il direttore de il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che ha definito quella svoltasi fra il 2014 e il 2022 in Donbass una «guerra civile» e ricordato a Kuleba dei diversi tentativi di aprire un negoziato soprattutto nelle prime fasi del conflitto. «La parola negoziato non le è estranea – dice Travaglio – non pensate di dovervi pentire di non aver ottenuto il cessato il fuoco in tempo?». Il ministro degli Esteri ucraino ha risposto con ironia: «Pochi Paesi nel mondo ritengono che quanto accaduto in Donbass fra il 2014 e il 2022 sia stata una guerra civile: la Russia, la Corea del Nord, il Nicaragua e il Venezuela. Non vorrei discutere su questo punto. Vorrei farei chiarezza: la Russia ha annesso illegalmente la Crimea, la Russia ha invaso il Donbass. Ho difficoltà riguardo al discorso di una guerra civile. Mi spiace non essere convincente, ma ci sono fatti e documenti dell’Onu a suffragio delle mie affermazioni».

A proposito dell’incontro in Turchia con il ministro degli Esteri russo Lavrov, Kuleba ha ripercorso che cosa era successo e perché non c’è mai stato un accordo dopo quel vertice: «Ad Antalia, in Turchia, il ministro degli esteri turco aveva organizzato un incontro con il mio omologo Lavrov. Gli dissi che noi avevamo la capacità e il potere di giungere a un cessate il fuoco, almeno parziale. La Russia non sarebbe stata d’accordo su un cessate del fuoco totale. Lavrov disse che non poteva negoziare, che non aveva potere, perché ce l’aveva il comando militare. Questo è il metodo russo con cui negoziano sul conflitto».

Kuleba ha poi concluso la risposta a Travaglio e al suo invito a cercare una soluzione di pace senza combattere: «A me piace il calcio e penso anche a lei. Facciamo finta che una squadra italiana giochi contro una squadra tedesca o inglese durante una finale di Champions league. Lei si concentrerebbe sul tentativo di vincere, ma se parte dall’idea di perdere sin dall’inizio, lei non vincerà mai. Siamo disposti a negoziare con la Russia una volta che si ritirerà dal territorio ucraino. Il suo lavoro è di sfidarmi, il mio di vincere».

Il giornalista de “Il Fatto Quotidiano” gli fa notare: «La metafora calcistica è perfetta. Se, dopo un anno e mezzo che si gioca in campo, una squadra prende 5 gol dall’altra, come voi avete preso con l’occupazione della Crimea e quattro delle vostre regioni, e le vostre controffensive hanno sfiorato più volte i pali senza centrarli mai… E’ un problema che si pone nei confronti dei vostri alleati, che sostengono che non riuscirete a pareggiare quei 5 gol e tantomeno a fare il sesto».
E anche Kuleba affida ad un ricordo e metafora calcistica la sua risposta: «Mi ricordo una finale di Champions League, molto affascinante. Dopo il primo tempo il Milan vinceva 3-0 sul Liverpool: il Milan dominava in lungo e in largo sul terreno di gioco, controllava il campo. Sono sicuro di non dover ricordare come sia finita quella partita…»