Nel 2023 oltre 40 miliardi di spesa in più rispetto alle previsioni ma nessuno se ne importa

Nell’ultimo mese il presidente della Repubblica ha fatto diversi interventi, spesso non graditi a qualche pezzo della maggioranza di governo, su fatti di attualità che hanno uno stretto legame con i princìpi costituzionali.

Ha ad esempio ricordato, dopo gli scontri di Pisa tra polizia e studenti, che “l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli”. Poi, parlando ai giornalisti, il presidente Sergio Mattarella ha ribadito che “la libertà di stampa è fondamentale per la nostra democrazia”, ricordando alle associazioni di categoria che gli avevano chiesto di non firmare la cosiddetta legge bavaglio che se il Capo dello stato decidesse di non firmare una legge perché non la condivide “andrebbe al di là di qualunque limite posto dalla Costituzione”.

Infine, la lettera alla scuola di Pioltello, finita sotto accusa dalla destra per aver deciso la chiusura in occasione della festa per la fine del Ramadan. “Apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo”, ha detto il presidente.

In tutti gli interventi del Quirinale c’è l’obiettivo di tutelare pubblicamente princìpi costituzionali che sono al centro delle polemiche politiche. Ma c’è un principio costituzionale, quello dell’equilibrio di bilancio sancito nell’art. 81, il più bistrattato della Costituzione, che sta subendo una tortura alla luce del sole. Quelle trascorse sono infatti le settimane in cui è stata scoperchiata la più grande voragine nei conti pubblici della storia repubblicana: nel 2023 ci sono stati oltre 40 miliardi di spesa in più rispetto alle previsioni.

Il primo marzo l’Istat ha certificato che il deficit dell’anno passato è stato del 7,2%, quasi due punti di pil in più rispetto al 5,3% previsto dalla Nadef e dal Dpb inviato a Bruxelles. Si tratta del più ampio errore di finanza pubblica in Europa dopo i conti deliberatamente truccati dalla Grecia. Tutta colpa del Superbonus, la cui spesa è senza controllo e senza monitoraggio, come ha recentemente ammesso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Dopo la pubblicazione dei dati dell’Istat, i crediti fiscali per le ristrutturazioni edilizie relativi continuano a spuntare come funghi a decine di miliardi. Ormai, dal 2021, la spesa reale per i bonus edilizi si è rivelata superiore di oltre 100 miliardi rispetto alle previsioni. Vuol dire, in pratica, che lo stato ha speso ogni anno decine di miliardi senza una copertura, ovvero senza un’autorizzazione specifica del Parlamento.

Si tratta, senza dubbio, della più grave violazione dell’articolo 81 della Costituzione che prevede “l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio” e che “ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte”. È l’articolo voluto da Luigi Einaudi, che il primo presidente della Repubblica eletto dal Parlamento, definiva “il baluardo rigoroso ed efficace voluto dal legislatore costituente allo scopo di impedire che si facciano nuove o maggiori spese alla leggera”.

L’occasione per parlare di un problema così grave, ma poco sentito dal Parlamento e dall’opinione pubblica, poteva essere proprio, pochi giorni fa, il convegno per il 150° anniversario della nascita di Einaudi che si è tenuto al Campidoglio. Ma probabilmente il presidente Mattarella nel suo messaggio in ricordo dell’insegnamento dello statista piemontese non è voluto essere scortese con il padrone di casa, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che da ministro dell’Economia del governo Conte è stato l’inventore del Superbonus: colui che ha gettato le premesse per la catastrofe che si è abbattuta sul bilancio dello stato.

La situazione, però, oltre a essere di una gravità senza precedenti, non è ancora chiusa. Il ministro Giorgetti, con un blitz, ha fatto approvare un decreto per chiudere la falla, ma è assediato sia dall’opposizione sia dai partiti di maggioranza che vogliono proseguire come prima. In questa battaglia, che riguarda il futuro e la credibilità in Europa e sui mercati del paese (non solo del governo Meloni), il ministro Giorgetti appare abbastanza isolato.

Non c’è dubbio che in genere questa è la condizione in cui si trova qualsiasi ministro dell’Economia, impegnato a respingere l’assalto alla diligenza da parte delle forze politiche. Ma questa è davvero una situazione senza precedenti. Come ha ricordato su Domani Giuseppe Pisauro, economista progressista ed ex presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, il Superbonus è stato “la più grande assurdità nella storia della finanza pubblica dell’Italia repubblicana”.

È chiaro che il presidente Mattarella si sarà mosso per seguire l’evolversi della situazione, ma in certi casi – quando l’opinione pubblica e soprattutto il legislatore sembrano particolarmente disinteressati – può essere utile sensibilizzare il paese sull’importanza di alcuni princìpi costituzionali posti a tutela dell’interesse collettivo. L’articolo 81, ad esempio.