Europee, Tarquinio candidato spacca il Pd: l’asse inedito sinistra-cattolici contro gli «atlantisti»

Marco Tarquinio, già direttore di Avvenire, sulla guerra in Ucraina ha sempre avuto un punto di vista granitico: si deve aprire un negoziato con Putin, senza tanti tentennamenti, per arrivare a un cessate il fuoco. E una volta, in tv, fu chiarissimo: «Se Zelensky avesse fatto la valigia la guerra sarebbe già finita». Una posizione di «ultrapacifismo», che da mesi aveva fatto strizzare più volte l’occhio del Movimento, perché la linea dell’editorialista del quotidiano dei vescovi era di fatto in piena sintonia con quella del leader Giuseppe Conte. Tutti davano quindi per scontata la candidatura di Tarquinio alle Europee con i Cinque stelle: un’ottima ricetta per acchiappare quei voti trasversali tra mondo il mondo cattolico e quello della sinistra pacifista e movimentista.

Poi, però, qualcosa deve essere andato storto e oggi il giornalista è dato in pole per correre con il Pd. Nel partito, da sempre in preda agli scontri tra correnti, mentre la guerra infuria alle porte dell’Europa si è materializzata un’alleanza inedita: l’ala sinistra ha fatto asse con i cattolici; mentre l’atlantismo e il pieno sostegno a Kiev si conferma il caposaldo dei riformisti. In questo quadro, la sola ipotesi che la segretaria Elly Schlein possa candidare Tarquinio (nel collegio Centro) ha scatenato un pandemonio. Le radicali differenze tra l’ala di sinistra del partito fedele a Schlein e quella riformista sono (ri)esplose d’un colpo. Lorenzo Guerini, già ministro della Difesa e leader della corrente di Base riformista, è schierato al fianco dell’Ucraina e del presidente Zelensky: «C’è un Paese aggredito e un invasore. Noi sappiamo bene da che parte stare: basta ambiguità». «Sarebbe un errore gravissimo non candidare Marco Tarquinio», ribatte secco l’ex ministro Graziano Delrio, dossettiano, capofila dei cattolici dem. Di Tarquinio candidato, insomma, i riformisti dem non ne vogliono nemmeno sentire parlare.

Ma le polveri sono incandescenti, anche perché i giochi delle candidature per Bruxelles si stanno per chiudere. Emblematiche le parole dell’ex ministro Andrea Orlando, della sinistra: «È una discussione da matti, Tarquinio va sostenuto». Una contrapposizione, l’ennesima, che rischia di essere autodistruttiva per il Pd. Ma la segretaria, sull’Ucraina ben più vicina a Conte che alla minoranza del suo partito, capita la malaparata prima ha premuto il pulsante di stand by. Poi però ha riaccelerato: Tarquinio, a meno di colpi di scena, sarà candidato.

NB= ” la verità che i nostri “pacifisti” non vogliono capire, Putin l’ha detta recentemente quando ha precisato che “le truppe russe non si ritireranno mai dall’Ucraina” (Alfonso Berardinelli)