Francesco Cundari «Proprio coloro che sono più impegnati a contestare l’occupante israeliano sono anche i più comprensivi delle ragioni dell’occupante russo». A chi crede coerentemente nei valori dell’antifascismo – o come forse bisognerebbe dire oggi: all’antifascismo come valore universale, indipendentemente dalla collocazione geografica o geopolitica dei fascisti – temo non resterà dunque che riprendere un altro vecchio slogan dei movimenti pacifisti: «Not in my name».
La posizione assunta finora dai repubblicani americani (e in particolare dall’ala più accesamente trumpiana) contro il sostegno all’Ucraina è perfettamente analoga a quella del Movimento 5 stelle e della sinistra radicale. Un’eventuale vittoria di Donald Trump alle presidenziali di novembre comporterebbe una nuova svolta anche nella posizione di Fratelli d’Italia, e di conseguenza del governo italiano?
Caro Merlo, mi ha dato una piccola gioia: ero convinto di essere il solo a ricordare quel grande strafalcione di Conte, tanto da dubitare della mia memoria: impossibile che qualcuno pronunci “Astain” in luogo di “Einstein”. Era tutto vero.
Ledo Stefanini, San Benedetto Po (Mn)
Francesco Merlo E oggi gli aedi di Conte, che ha fatto dello strafalcione una filosofia di governo, lo celebrano come statista e deridono il povero ministro San giuliano come una macchietta.
Aldo Cazzullo Non c’è dubbio che Silvio Berlusconi appartenga alla storia d’Italia. Proprio per questo merita di essere raccontato nella sua complessità, nei suoi chiaroscuri, restituendo i motivi per cui è stato tanto amato e tanto avversato. Il santino che si sta dipingendo a meno di un anno della sua scomparsa non gli assomiglia. Nel male, e neppure nel bene. Berlusconi non solo è stato condannato in via definitiva per reati fiscali (una medaglia al valore, nel Paese in cui evasori ed elusori vengono applauditi). Berlusconi ha comprato senatori, per ammissione del comprato — Sergio De Gregorio — e del mediatore, Valter Lavitola. Berlusconi ha comprato sentenze, tramite l’avvocato Previti, che tentò di portare al ministero della Giustizia, fermato da Scalfaro, la cui memoria è stata poi demolita dai media berlusconiani. Soprattutto, Berlusconi è il vero fondatore del populismo italiano, che sdoganò sia «i fascisti» (li chiamava lui così) sia la Lega all’epoca separatista. Ciò detto, dall’altra parte non c’era un esercito di angeli dediti al bene. C’erano uomini che erano stati comunisti per tutta la vita, epigoni di un fallimento e di una tragedia, che nonostante questo si ammantavano di una superiorità morale in molti casi del tutto immaginaria. Ecco, il santino non è un’esaltazione, è una riduzione di Berlusconi. Che fino all’ultimo ha rivendicato la sua ribalderia, il suo vitalismo, il suo spirito di combattente, lo stesso che l’ha portato a fondare la tv privata in Italia e a vincere cinque Coppe dei Campioni, tre più di Agnelli. A guardare le fiction o a leggere certi articoli viene in mente il quadro di Magritte, con la pipa e la scritta: «Questa non è una pipa». Ecco: questo non è Berlusconi.