Su la Cnews il sindaco Mascaro afferma: «Quando lascerò il comune Lamezia sarà un cantiere aperto». Anticipando quello che sara’ il suo refrain nella prossima campagna elettorale del 2025 per essere rieletto sindaco, aggiunge: ” Stiamo affidando un’opera ogni settimana, stiamo lavorando per far cambiare volto a questa città. Abbiamo risanato i conti comunali, sbloccato le assunzioni, approvato il Psc e progettato opere pubbliche per circa 200 milioni di euro“. Viviamo nel migliore dei mondi possibili, noi lametini, e non lo sappiamo. Ma per capire Mascaro e come si approccia alla realta’, e’ bene osservare come parla del problema dei rom.
Su Scordovillo scrive Alessia Truzzolillo. ” La soluzione al villaggio-ghetto dei Rom adesso è nelle mani del commissario governativo, il generale Antonio Vadalà. Ma insieme alla bonifica del sito rimane il problema della ricollocazione abitativa dei Rom che non sarà certamente cosa facile. La città, così come ha spiegato Paolo Mascaro, è in attesa della determina regionale che dovrebbe impegnare circa 28 milioni di euro per le infrastrutture, che si andrebbero a sommare a quelli già stanziati dal Comune con fondi del Pnrr e cioè 8 milioni per la bonifica da effettuarsi entro il 2026. La risistemazione delle 96 famiglie Rom sarà a cura del soggetto attuatore che, tramite bando, si dovrà occupare di questo aspetto abbastanza complicato. Non il comune dunque ma un ente del terzo settore (la Caritas?, ndr) che già opera a Lamezia e lavora con i settori più fragili della comunità”. Sei fabbricati da sedici appartamenti ciascuno (totale 96) dovrebbero prendere il posto delle baracche. Ma prima, per completare in 2 anni (sino al 2026) la bonifica di una discarica, occorre trasferire 96 famiglie, che nessuno mai a Lamezia è riuscito a convincere ad abbandonare il campo.
Come ho gia’ scritto negli anni, Scordovillo resta un problema irrisolvibile per il ceto burocratico/amministrativo italiano. Stiamo parlando di un’area che, nel tempo, si è allargata passando da 14mila a 25mila metri quadri, fino a raggiungere i confini dell’Ospedale di Lamezia. Dentro una discarica a cielo aperto di rifiuti speciali – scarti di automobili, elettrodomestici e quant’altro – vive da oltre cinquanta anni una comunità rom stipata in baracche tirate su con materiali vari. Tali baracche non sono collettate alla rete fognaria e i liquami vengono incanalati oltre il terrapieno della ferrovia dove si trova l’ospedale cittadino. Ad esso oltre che ai palazzi vicini sono arrivati, nel corso degli anni, i fumi tossici frutto di roghi sistematici e maleodoranti che hanno costretto, in più occasioni, i vari reparti, compreso il blocco operatorio, a sostituire i filtri dell’aria.
Perche’ sostengo che quello sopra descritto sia un problema irrisolvibile? Scordovillo ha due aspetti intrecciati, non uno solo. E’ un problema sociale ma innanzitutto un problema criminale (chi provoca fumi tossici prima andrebbe arrestato e poi aiutato, non viceversa). Tale duplice problema la burocrazia con i suoi tempi biblici non e’ in grado di risolverlo. La realta’ e’ piu’ veloce. Ci sono voluti mezzo secolo e la sottosegretaria Ferro (ad onor del vero) per trovare un escamotage e far diventare nazionale un problema che la politica locale non ha saputo gestire. La trovata e’ stata quella di far rientrare Scordovillo nei cosiddetti “siti orfani” individuati dal ministero dell’Ambiente già nel 2020, essendo un’area potenzialmente contaminata «per il quale il responsabile dell’inquinamento non è individuabile o non provvede agli adempimenti» previsti dalla legge. Pertanto Scordovillo dopo 50 anni si e’ scoperto che sia un luogo da bonificare con fondi Pnrr. Ecco come l’Europa sia stata percio’ l’unica capace di togliere le castagne dal fuoco ai sindaci lametini incapaci, a Regione non interessata, a magistratura capace solo di far proclami senza arrestare un solo criminale rom per inquinamento gravissimo, ad una societa’ civile intera incapace di affrontare la propria emergenza ambientale oltre che una evidente emergenza sociale.
Ma dopo questa lunga e necessaria introduzione vediamo ora perche’ la tartaruga burocratica non e’ in grado di raggiungere la lepre rom. Annotate questi numeri a futura memoria: i rom censiti sono 411 (circa, aggiungono) e i nuclei familiari sono 96. Al 24 aprile 2024 questi sono i numeri del problema che fornisce il sindaco. Ecco, questo problema lametino e’ irrisolvibile e si trascina da decenni perche’ ci si trastulla con i numeri. Per capirci subito e’ come se uno volesse riempire un secchio di acqua senza prima preoccuparsi di tappare i buchi sul fondo. Hai voglia a mettere acqua dentro se prima non chiudi i buchi.
Il campo profughi lametino e’ un problema risolvibile solo se nello stesso momento si definisce non quanti, ma chi sono i rom da sistemare e, in contemporanea, si cancella il campo profughi.
In tutti questi anni centinaia di rom hanno lasciato il campo profughi subito sostituiti da altri (la lepre e’ veloce), pertanto i numeri variano di continuo (cambiano solo le persone dietro i numeri) se resta il campo profughi. L’operazione “sgombero” puo’ avere successo se e’ “lampo”, in due tre giorni si trasferiscono da Scordovillo chi sono quelli da sistemare con nomi e cognomi e foto (Tizio, Caio…) e appena svuotato il campo lo si rade al suolo impedendo che qualche altro lo occupi o occupi altro suolo comunale. L’operazione della tartaruga burocratica che si prefigura invece tra la bonifica del sito e la ricollocazione abitativa dei Rom distendera’ i suoi tempi biblici. Basti pensare a quanto tempo ci vorra’ per spendere 44 milioni: dopo gli 8 milioni dei fondi Pnrr per la bonifica dell’area, altri 8 milioni da fondi europei che saranno gestiti da enti del terzo settore selezionati tramite avviso pubblico al fine di favorire l’integrazione fuori dal campo (laboratori, orientamento al lavoro, sic); e infine anche i 28 milioni destinati al cambiamento infrastrutturale dell’area.
Se, allocati altrove Tizio e Caio, nel campo arrivano Pinco e Pallo, siamo daccapo. Se cerchi le strutture dove allocare 411 persone, le trasferisci e poi a Scordovillo o in altro posto del lametino rinvieni un altro centinaio di rom nel frattempo arrivati, torni sempre come nel gioco dell’oca nella casella di partenza.
L’accoglienza lametina Lamezia nel panorama italico ha una peculiarita’ storica, ha sempre consentito che il suo territorio venisse occupato liberamente. Ma come, i rom non ci sono a Roma o Milano on tante citta’? E’ vero ma solo a Lamezia in Italia e’ stata consentita la crescita di un campo profughi adiacente la linea ferroviaria, a 100 mt dall’ospedale e 200 dal centro direzionale. I rom sono una sezione di una categoria ben piu’ ampia, gli abusivi. Lamezia ha avuto le costruzioni abusive e sin dagli anni del boom economico gli “abusivi“, i quali hanno trovato sempre accoglienza a Lamezia dove vige la politica del fatto compiuto e della sanatoria. Fruttivendoli, ambulanti e mercanti vari si sono sistemati nei posti che si sono scelti sulla pubblica via, col tempo le strutture sono diventate stabili; si sono chiusi slarghi pubblici per trasformarli in strade private, il privato ha incrementato la sua proprieta’ con suolo pubblico, insomma con la stessa logica il campo rom ha visto le sue baracche passare di famiglia in famiglia, per cui ogni amministrazione ha cercato di svuotare il mare di Scordovillo con un cucchiaino. Anche adesso che la patata e’ stata trasferita dal sindaco ad un commissario governativo (non vi ricorda la sanita’ commissariata dopo che si sono accumulati debiti milionari?), se non cancellano Scordovillo ed impediscono a chiunque, singolo o famiglia, di allocarsi in un posto del territorio comunale a sua scelta, spenderanno i 44 milioni che hanno a disposizione, sistemeranno altrove 96 famiglie e 411 persone, e si ritroveranno altre famiglie che nel frattempo sono arrivate a Scordovillo o in altro luogo del lametino.
Cio’ detto, torniamo al sindaco di Lamezia il quale ad aprile 2024 ci dice:
«Si avvia a soluzione anche questo annoso problema che a Lamezia nessuno ha mai risolto pur in presenza di risorse destinate a questo scopo». La frase non e’ molto chiara perche’ sembra sottintendere che ci sia riuscito lui passando la patata bollente ad un commissario governativo. Mascaro appare ingenuo perche’ ormai il web (al contrario di quel che avveniva una volta con i giornali) conserva tutto e quindi proprio su laC news e’ vedibile una sua intervista del 10/9/2015 a Pasquale Motta. In quella intervista il sindaco affermava: risolverò la questione Scordovillo in un anno.
Io sono stato l’unico sindaco che, dopo un mese dalle elezioni, sono andato a visitare le baracche. Noi le abbiamo monitorate, abbiamo i dati reali di quante sono le persone e i nuclei familiari, noi faremo adesso opera di trasferimento dei rom in tutti gli alloggi Aterp, sempre rispettando le graduatorie, però entro dodici mesi il campo rom lo dobbiamo sgomberare. Noi a loro daremo la possibilità di un alloggio abitativo ma devono necessariamente rispettare le regole.