Gabanelli/ L’incubo Superbonus e la differenza tra Draghi e il populismo

Il Superbonus è diventato il peggiore incubo del governo Meloni: «Un mostro che ha distrutto le condizioni della finanza pubblica», «la più grande patrimoniale al contrario mai fatta». L’osservatorio britannico Oxford Economics l’ha definito «la peggiore misura di politica fiscale attuata in Italia negli ultimi dieci anni».

E allora vediamola tutta la storia e i conti del Superbonus, introdotto con il «decreto Rilancio» dal governo Conte II a maggio 2020, in pieno lockdown.
Al governo c’è Mario Draghi che impone la modifica della norma sulle verifiche (Decreto antifrode) e con la legge di bilancio 2022 propone di rivedere il provvedimento: il Superbonus ha un costo troppo alto, favorisce i ricchi e ha un effetto distorsivo, a cominciare da un forte aumento dei prezzi dei componenti legati alle ristrutturazioni. Draghi propone per le case unifamiliari di limitare il bonus ai proprietari con un Isee sotto i 25 mila euro.

I Cinque Stelle, ideatori della misura e principale forza politica a sostegno del governo, fanno muro e minacciano la crisi di governo. La Lega di Salvini si batte perché non sia imposto «nessun tetto Isee per il Superbonus»; Forza Italia rilancia e chiede che «sia esteso tal quale fino a tutto il 2023». Il Pd è favorevole all’incentivo e tenta una mediazione tra premier e Cinque Stelle. Giorgia Meloni tuona dall’opposizione: «Il Superbonus è uno strumento molto utile per rilanciare l’economia e sostenere un settore in difficoltà, fatto in gran parte da piccole e medie imprese». Alla fine Draghi cede e il 110% è rifinanziato senza cambiamenti.