Qual e’ il Se’ di Giorgia Meloni? Un film (e Fanpage) ci aiuta a scoprirlo

Quanti di voi pensano di conoscersi? Quanti conoscono il proprio Se’? E cosa direste se scopriste che il vostro Se’ non e’ invece per nulla vostro ma e’ frutto di una costruzione , un’illusione, una fiction, un ruolo che avete interpretato per tutta la vita? Insomma, se la nostra interazione con gli altri e’ basata su una finzione, possiamo davvero cambiare durante le nostre vite? Tutto cio’ riguarda la capacita’ o l’incapacita’ di accettare le nostre vite e il futuro che ci e’ toccato in sorte.

Ecco quello che al mattino spiega ai suoi studenti il professore di filosofia e psicologia Gary Johnson in un college di New Orleans; il Se’ e’ sempre e solo una finzione sociale. E allora, se e’ finto, perche’ non cambiarlo, mettendosi nei panni di qualcun altro?

Ora, il professore di cui sto parlando (nel film di Richard Linklater Hit man- Killer per caso) mentre la mattina insegna Freud e Nietzsche, al pomeriggio interpreta un personaggio piu’ suggestivo, per conto della polizia si finge un finto sicario per incastrare le persone che vogliono uccidere senza avere il coraggio di farlo in prima persona. Quindi nel film Gary al mattino spiega la costruzione sociale del Se’ e al pomeriggio la prova sulla sua pelle. E allora cosa gli succede? Gli succede che il prof sfigato quanto lo sono tutti i professori di filosofia. di pomeriggio diventa uno sicuro di se’, un vero duro e dunque affascinante e attraente.

Ora, mettiamo da parte per un momento il film di Linklater e buttiamoci sulla mera cronaca italiana.

La seconda puntata dell’inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale conferma le idee e i comportamenti dei militanti più in vista, che negli anni hanno collaborato, o collaborano ancora, con i massimi dirigenti di Fratelli d’Italia. Si vedono e ascoltano tutte le manifestazioni tipiche di razzismo e antisemitismo, i canti, i simboli e l’aperta professione di convinzioni fasciste e naziste.

Mentre al pomeriggio, dunque, il nostro presidente del Consiglio Giorgia Meloni interpreta la parte della statista ed esprime le posizioni ufficiali del suo partito, di sostegno a Israele e solidarietà alla comunità ebraica, al mattino i suoi militanti senza maschera  son tutti contenti di esprimere la loro vera natura che contempla razzismo e antisemitismo.

La prima domanda e’ quindi quella se Giorgia sia una statista apprezzabile oppure una razzista antisemita come i suoi fedeli militanti di partito. Ma poi ce n’e’ una seconda, sempre per scoprire quale sia la vera natura di Giorgia Meloni.

Lei ha passato le ultime due settimane, per non dire gli ultimi due anni, a vantare la nuova centralità e il riconquistato protagonismo dell’Italia sulla scena internazionale ed europea mentre prima di lei i suoi predecessori andavano in Europa «col cappello in mano». Lei aveva finalmente ridato dignità al paese. Solo che proprio ieri  la nostra presidente del Consiglio cambiando la maschera (e la narrazione) se l’è presa con i leader delle tre principali famiglie politiche dell’Unione, colpevoli di averla tagliata fuori da ogni discussione sugli incarichi di vertice. Una ennesima cospirazione internazionale della sinistra per emarginarla avrebbe posto fine al riconosciuto protagonismo della leader che tutti ci invidiano. Detto in altri termini, piu’ prosaici, quando le cose vanno bene, è merito suo; quando vanno male, è colpa degli altri (e’ lo stesso copione recitato ieri in parlamento). È vero, nelle famiglie politiche dei socialisti, dei liberali e, in parte, dei Popolari, c’è una conventio ad excludendum (altra espressione usata da Meloni solo che nella Prima Repubblica riguardava i comunisti). Ma si chieda perché. È vero, il voto europeo ha gonfiato le vele delle tante destre nazionali, compresa quella italiana. Ma i numeri dicono che quelli del caminetto hanno il coltello dalla parte del manico: i loro voti sommati dovrebbe rappresentare la maggioranza (nel voto segreto a Strasburgo lo verificheremo) e i capi di Stato e di governo che siedono al Consiglio europeo finora non sono cambiati. La conventio ad excludendum non riguarda l’Italia o lei che di pomeriggio ha stupito gli osservatori, i media internazionali e le Cancellerie per come si è mossa sull’Ucraina, i rapporti con Washington e le compatibilità di bilancio europee. Riguarda la sua famiglia politica. Il motivo va ricercato nella compagnia della destra radicale che vede al mattino, dentro e fuori i confini italiani.

Qual e’ la vera natura di Giorgia? Il personaggio che accusa la sinistra di sabotaggio e atteggiamento anti-nazionale, che si abbandona alla sua retorica e all’ira funesta contro «le logiche di caminetto» da cui sarebbe stata esclusa (la solita underdog, termine che sta a significare uno che nei pronostici sportivi per una gara parte da sfavorito), oppure la statista che riesce a parlare con tutti i sei maggiori leader europei, dialoga alla pari con la tedesca Ursula Von der Leyen e con l’ungherese Viktor Orban apparendo la piu’ ragionevole dei duri, la piu’ moderata nella destra lepenista? L’eterna sfavorita prima che parta la gara oppure una vincente nata? L’europeista o la sovranista?

Ma cio’ detto la voglio spiegare ancora piu’ facile per semplificare la domanda sulla vera natura del Se’ di Giorgia Meloni. In Italia cosi’ come in Europa, e’ quella che tende la mano per trovare una intesa con gli interlocutori oppure quella che appena uno le tende la mano si affretta a morderla? In Italia per il premierato e l’autonomia differenziata, in Europa per le nomine, qual e’ l’unico spartito che sa davvero suonare? E’ una statista che cerca accordi oppure la vecchia estremista fascista antisemita che intende annientare i nemici?

In un mondo dove le narrazioni sembrano aver preso il posto della verita’, dovremmo familiarizzare di nuovo con concetti come la costruzione del Se’. Si puo’ cambiare il Se’ (se e’ una finzione sociale), col tempo modificarlo, oppure per tutta la nostra vita siamo destinati a restare prigionieri della nostra vera immodificabile natura?

Come ha scritto un critico cinematografico, Pietro Bianchi, mai fidarsi di un filosofo. Essi fanno qualcosa che e’ molto peggio di quello che fanno i killer, che al massimo mettono in atto un crimine. Essi sono disposti a pensarlo, che e’ qualcosa di infinitamente piu’ pericoloso.