Una ricetta portoghese per i nostri conti

Nonostante il rimbalzo di questi giorni, la situazione francese può produrre un po’ di turbolenza sui mercati. Per proteggersi, l’Italia deve dare un segnale. Lo fece il Portogallo, nel 2011, quando nell’occhio del ciclone c’eravamo noi. Mise sotto controllo il deficit. Oggi il suo debito è il 100% del Pil ed è sceso di trenta punti negli ultimi nove anni, nonostante il Covid. Lo spread fra titoli portoghesi e bund è di circa 70 punti: la metà di quello italiano. Giorgia Meloni insiste che il suo governo è l’unico uscito più forte dalle elezioni europee. È il momento di usare la stabilità a vantaggio dei conti: metterli sotto controllo oggi significa uno spread inferiore domani. Come? Il Tesoro deve collocare quote di Mps e Ferrovie. Acceleri.

Non basta, ovviamente. Le spending review richiedono tempo. Tagliare le nuove spese sarebbe più facile. La fiscalizzazione degli oneri sociali riduce artificialmente il costo del lavoro, limitando l’incentivo all’innovazione tecnologica. L’obiettivo di alzare i salari è giusto, ma bisogna incidere sui problemi di fondo (produttività), non procedere per mance. Questa è costosa: 12 miliardi. Dire che non la si elargirà darebbe credibilità sui mercati.
Abbiamo imparato che i bonus non si ripagano da soli, il risanamento sì. Pagare lo spread del Portogallo vorrebbe dire per l’Italia, a regime, una spesa pubblica minore di circa 18 miliardi. Risorse utilizzabili per tagliare le tasse e spingere la crescita.