Dove deve passare l’Alta velocita’ in Calabria?

Polemiche mai sopite, che ricordano gli anni ’60 quando c’era da realizzare l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, la più discussa d’Italia, la più controversa, anche la più complessa da un punto di vista idrogeologico. Anno 2024, sembra essere ritornati a quegli anni. Perché l’alta velocità in Calabria – se mai verrà realizzata viste le risorse mancanti eppure messe su carta nel Fondo complementare al Pnrr, ma assegnate al Ponte sullo Stretto (opera-bandiera per il ministro dei Trasporti Matteo Salvini) – replica quelle stesse considerazioni di allora.

Le polemiche sulla Salerno-Reggio Calabria e il ruolo di Mancini
Anche allora quell’arteria autostradale non doveva passare dalla Valle del Crati e da Cosenza. E infatti il progetto originario dell’autostrada, realizzato nel 1961, prevedeva proprio un tracciato litoraneo: ma alla politica cosentina non andava bene. Fu Giacomo Mancini, politico socialista del capoluogo Silano, supportato anche dal democristiano Riccardo Misasi, ad accendere quei grandi dibattiti sulle possibilità di realizzare l’autostrada che avrebbe dovuto collegare il nord al sud del Paese su percorsi alternativi, poi spuntandola.

Dove far passare il tracciato
E dunque anche oggi dove far passare il tracciato, quali snodi contemplare, come evitare di far fuori anche la linea jonica, la zona di Sibari, Rossano-Corigliano, densamente abitate eppure a rischio di non essere contemplate più nella mappa di Rfi, la stazione appaltante di Ferrovie dello Stato, deputata a scrivere i bandi per i lotti di una nuova infrastruttura decisiva per lo sviluppo della Calabria (e della Sicilia): un allungamento della cosiddetta metropolitana d’Italia che al momento si ferma a Salerno (quasi ad Eboli, perdonate il riferimento colto).

Il progetto di fattibilità tecnico-economica
Rfi ha redatto tempo fa un progetto di fattibilità tecnico economica, che sceglieva il tracciato (riportato nella figura in alto), considerato ottimale sulla base di un’analisi multi criterio, però lo ha appena scartato adducendo considerazioni di carattere economico e idro-geologiche. Eppure quel progetto ha «l’obiettivo prioritario quello di servire direttamente e ricucire zone a elevata valenza territoriale quali la costa Jonica e l’alto e il basso Cosentino. Per ridurre i tempi di percorrenza tra Roma e il Sud del Paese, sia verso Reggio Calabria e la Sicilia, sia verso aree strategiche come Cosenza e lo Jonio», spiega il prof. Roberto Musmanno, già assessore regionale alle infrastrutture della Regione Calabria e ordinario di Trasporti all’università della Calabria. D’altronde la provincia di Cosenza è la più grande d’Italia, ha un’estensione territoriale quanto la Liguria e così verrebbe ricompresa, altrimenti sarebbe in parte bypassata.

Il comitato tecnico-politico che contesta il passo indietro di Rfi
Musmanno fa parte anche del Comitato tecnico–politico che contesta il passo indietro appena fatto da Rfi, rinunciando alla realizzazione del tracciato Praia – Tarsia – Cosenza, a favore del tirrenico Praia – Paola. Linea già esistente ma impossibilitata a replicare la velocità di 300 all’ora tipica dell’Av e «dunque in teoria da sovrapporre con un altro che passerebbe a mezza-costa con un impatto importante in termini economici e dove le criticità realizzative sono ancora più marcate perché si tratta di salire 7-8 chilometri più all’interno, dove ci sono gli insediamenti abitativi, realizzare gallerie e viadotti, interventi molto complessi con costi ancora sconosciuti – spiega il prof. Musmanno -. Per ottenere un tracciato accettabile, si dovrebbero realizzare, a spanna, non meno di 50 chilometri di gallerie su 67 di tracciato; non possono essere taciuti i rilevanti problemi geologici ed idraulici presenti su tutto il litorale tirrenico, e specialmente da Cetraro a Paola; si ricorda la frana di Paola, presumibilmente innescata dalla realizzazione della variante della SS 18. Peraltro, proseguendo la linea lungo la costa, dovrebbero essere affrontati problemi rilevanti anche a San Lucido, dove sono in atto fenomeni di instabilità ancora più marcati. In conclusione il tracciato costiero richiederà la realizzazione di non meno di 87 chilometri di galleria, sommando i 50 chilometri anzidetti ai 37 chilometri tra Buonabitacolo e Praia a mare».

Lo studio però è stato appena scartato da Rfi
Ecco perché andrebbe ripescato il tracciato originario lautamente commissionato da Rfi, integrato dalla realizzazione della nuova galleria che connette la linea tirrenica con la linea ad alta velocità (compresa nella linea Paola – Cosenza, come si vede dalla figura in alto). Ricomprenderebbe anche Lamezia connettendola con Tarsia nella parte interna del territorio regionale, consentendo di collegare direttamente Reggio, Vibo Valentia, l’aeroporto di Lamezia e Cosenza. Connettendo meglio anche Crotone, che al momento è esclusa da tutto, tanto da aver chiesto ed ottenuto, con un decreto, la continuità territoriale (come la Sardegna) incentivando le compagnie aeree con un contributo pubblico ad atterrare sul suo aeroporto.

La linea aggiuntiva Tarsia-Praia a mare
Da Tarsia la linea si dirigerebbe appunto verso Praia a Mare, toccando anche il litorale nord del Tirreno cosentino, e di qui proseguirebbe verso il Vallo di Diano, toccando Buonabitacolo (che diventerebbe una nuova stazione dell’alta velocità) ed infine Battipaglia e Salerno. Da Tarsia sarebbe possibile proseguire anche per Sibari – Taranto, realizzando la connessione del Corridoio plurimodale tirrenico con quello adriatico.

Il nodo dell’acquedotto Abatemarco
Il tracciato ha tuttavia ricevuto pesanti critiche in ambito scientifico e anche per questo è stato accantonato: ha una lunghezza di 445 chilometri, a fronte dei 393 chilometri della linea storica, con un incremento dunque di 52 km. Secondo Rfi ci sarebbero criticità per la presenza di una falda acquifera che potrebbe compromettere l’alimentazione dell’acquedotto Abatemarco, che serve circa 300 mila abitanti. Questa criticità in effetti esiste, ma è grave che non sia emersa durante lo studio di fattibilità pagato dalla pubblica Rfi per 30 milioni di euro. «Un problema che però può essere risolvibile deviando di qualche chilometro il tracciato. Una modifica lieve tra Belvedere e San Marco Argentano, una soluzione non presa in considerazione da Rfi», aggiunge Musmanno. Un ginepraio.