Lamezia/Cos’e’ l’eutrofizzazione che colora il nostro mare

(Lametino, 20/7/24) “Dall’analisi chimica condotta da Arpacal sui campioni di acqua marina affetti dalla colorazione verde causata dalla fioritura algale, prelevati il 14 luglio 2024 nel Comune di Lamezia Terme, presso la località Marinella, emerge chiaramente la presenza di nutrienti che favoriscono la proliferazione algale, portando così alla colorazione inusuale delle acque. Particolarmente elevato, tra principali parametri dei nutrienti riscontrati nel campione di acque di mare, risulta l’azoto totale, insieme a Nitriti, Nitrati, Ortofosfati, Silicati, Azoto totale e Fosforo totale”. È quanto si legge in un comunicato dell’Arpacal.

“Gli esiti laboratoristici emersi dalle analisi eseguite da laboratorio privato, su iniziativa dei bagnanti, poiché svolte secondo metodi di legge danno lo stesso risultato delle analisi svolte dall’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale della Calabria (Arpacal)

( ARPAE Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia Romagna)

L’eutrofizzazione è una abnorme proliferazione di biomassa vegetale (microalghe). Il termine “eutrofizzazione”, dal greco eutrophia (eu = buona, trophòs = nutrimento), in origine indicava, in accordo con la sua etimologia, una condizione di ricchezza in sostanze nutritive (nitrati e fosfati) in ambiente acquatico. Oggi viene correntemente usato per indicare le fasi successive del processo biologico conseguente a tale arricchimento e cioè l’abnorme sviluppo di alghe con conseguenze spesso deleterie per l’ambiente.

L ‘eutrofizzazione è uno dei principali problemi ambientali che interessano le acque costiere emiliano-romagnole.
L’eutrofizzazione è un processo degenerativo delle acque indotto da eccessivi apporti di sostanze ad effetto fertilizzante (azoto, fosforo ed altre sostanze fitostimolanti) trasportate a mare dai fiumi e dagli insediamenti costieri. Le principali fonti di generazione sono costituite dal settore agro-zootecnico e da quello civile (insediamenti urbani). Il primo contribuisce con circa il 60 % dei carichi di azoto riversati in mare, il secondo con circa il 50 % di fosforo.

L’eutrofizzazione è un fenomeno relativamente recente, compare in forma acuta nell’Adriatico Nord – occidentale nella seconda metà degli anni ’60, si manifesta in molti altri mari nel mondo (Chesapeake Bay – USA, Mare del Nord e Mar Baltico, Baia di Tokio, ed altre aree). La condizione che accomuna questi casi è legata da un lato alla forte antropizzazione del territorio conseguente ad un rilevante sviluppo economico e sociale, dall’altro al fatto che i bacini idrografici che attraversano queste aree scaricano le loro acque in mari semichiusi. É in sostanza un fenomeno totalmente attribuibile alla pesante presenza dell’uomo sul territorio.

Il fenomeno si manifesta con alterazione del colore e della trasparenza delle acque per le alte concentrazione di microalghe (il cosiddetto fitoplancton) in sospensione. Tale processo può avere ricadute sull’ambiente molto negative; nel periodo estivo – autunnale, quando le acque sono calde e calme e si hanno pertanto marcate stratificazioni, si possono generare diffuse e persistenti carenze di ossigeno nelle acque di fondo con stati di sofferenze nelle comunità bentoniche (pesci di fondo, molluschi, crostacei, ecc.).

Per riuscire a ripristinare condizioni equilibrate, tali da ridurre la frequenza dei casi acuti di eutrofizzazione senza incidere sulla produttività/pescosità dell’Adriatico, occorre mettere in atto misure in grado di ridurre i carichi delle principali sostanze eutrofizzanti (azoto e fosforo). Dopo l’importante risultato legato all’abbattimento del fosforo nei detersivi occorre ora andare oltre con azioni ed interventi capaci di ridurre ulteriormente i contributi di sostanze ad effetto eutrofizzante provenienti dal settore agrozootecnico (per l’azoto) e da quello civile (per il fosforo).

Per contrastare l’eutrofizzazione si sa da tempo cosa sia necessario: sono necessari interventi che riducano gli afflussi di nutrienti ai corpi idrici (riduzione dei fertilizzanti in agricoltura, depurazione degli scarichi civili e industriali, trattamento delle acque di scolo delle colture tramite agenti sequestranti e impianti di fitodepurazione).

10 regole per non inquinare il mare (Il Museo dei bambini di Roma)

L’acqua ricopre circa il 70% della superficie terrestre e la maggior parte di essa si trova nei mari. Un dato su cui riflettere se pensiamo allo stato attuale degli oceani e dei mari, sempre più minacciati da inquinamento e rifiuti. I nostri bacini, oltre ad essere fonte di ossigeno, rappresentano una fonte di cibo, nonché ambienti favorevoli allo sviluppo di animali come pesci, mammiferi, molluschi e numerose varietà di piante.

Come tutelare l’acqua del mare e degli oceani? In occasione del World Water Day, la Giornata mondiale dell’acqua, celebrato ogni anno il 22 marzo, condividiamo dieci regole per non inquinare.

1. Evita prodotti usa e getta
2. Evita gli sprechi d’acqua
3. Non gettare rifiuti nel wc
4. Non gettare rifiuti nei tombini
5. Usa una borraccia quando sei fuori casa
6. Non abbandonare rifiuti in spiaggia
7. Scegli prodotti con imballaggi di materiale riciclabile o biodegradabile
8. Non gettare oli esausti nei tubi
9. Evita il consumo eccessivo di saponi o prodotti non biodegradabili
10. Non raccogliere conchiglie o toccare animali