“La Piscina” di Giacomo Papi è la satira del presente di cui avevamo bisogno

«Per prima cosa desidero ringraziarvi di essere venuti e mi scuso di non avervi accolto di persona. Come sapete nel weekend il grande regista Alfas Finga sarà qui con noi al castello per girare un documentario sulla mia vita. Non la vostra, la mia. Potete ben capire che ho bisogno di ripassarla. Anzi, vi do un consiglio: fatevi venire in mente qualcosa di intelligente da dire, se ci riuscite».

Il grande Maestro Klaus Signori, artista famoso in tutto il mondo per le sue disinstallazioni, sta per festeggiare gli ottant’anni nel castello umbro dove si è ritirato, decide di invitare allora tutti i suoi parenti, amici, consulenti e il suo avvocato. Insomma tutti quelli che potrebbero essere interessati al suo testamento e insieme a loro uno dei registi di documentari più importanti al mondo. Lui, ovviamente, decide di morire.

Il nuovo libro di Giacomo Papi, “La Piscina”, è costruito come il più classico dei gialli da camera chiusa e con il giallo gioca, lo rispetta e lo scardina al tempo stesso. Ma il romanzo si trasforma subito in una affilatissima satira sociale. I servi prendono il potere e i ricchi diventano i servi. Un ribaltamento sociale che prova a rompere le classi sociali. Il tema è dei più caldi e dei meno affrontati negli ultimi anni nel panorama politico.

Ma come in Italia oggi non esplode più l’odio di classe così anche nel libro di Papi pur nel ribaltamento dei ruoli, pur nella possibilità dei servi di umiliare i padroni questo non succede, si invertono i ruoli, si scopre che i padroni non hanno alcuna abilità pur avendo per una vita rimproverato i servi, ma l’odio non esplode, non c’è nessuna vera rivoluzione.

Esplode invece il giallo, aumentano i morti e bisogna trovare un trolley d’oro con cinque milioni di euro in contanti. E se le classi sociali sembrano un muro di gomma che non possiamo sconfiggere, complice la valigia, Papi analizza il potere che i soldi hanno su ognuno di noi e di come lì sì perdiamo ogni distinzione sociale e diventiamo animali.

Durante la caccia alla valigia, in questi sei giorni tumultuosi appare inscalfibile sin da subito come tutta la corte che ruota intorno a Signori sia fatta di persone mediocri, capaci di dissimulare i veri sentimenti, senza esprimere un’idea propria. È il meccanismo della società di ieri, di oggi e di domani, intorno ai potenti e al denaro si formano corti di yes man, persone che per il filtro distorsivo del potere e del denaro sono capaci di tutto pur di legittimare, difendere e giustificare il re.

Alla fine del trentennio berlusconiano (1994-2024) prima di inerpicarci su nuove alture politiche Giacomo Papi, come Sciascia, traccia, utilizzando l’archetipo e la struttura del giallo, un affresco della trasformazione vertiginosa e dell’imbarbarimento della società di oggi, una società di caste inattaccabili, senza nessuna possibilità di ascensore sociale e in cui i soldi creano un reale potere di assoggettamento dell’altro, permettono di acquistare le persone e la loro dignità.

Papi con un esperimento da cavie di laboratorio ci mostra come si manifesta quell’impasto vischioso che è la società italiana oggi e come si compone, come si costruisce. I soldi nelle pagine de “La Piscina” sono una traccia fosforescente che, se seguita, conduce direttamente al vero animo di ognuno di noi.