La malattia del frasifattismo

Gli italiani sin dalla piu’ tenera eta’ e sino alla fine amano presentarsi come uomini di Saldi Principi. In realta’ e’ una semplice, continua, ininterrotta recita. Gli italiani sono banderuole, voltagabbana, in malafede, furbi, opportunisti e potrei continuare. Pero’ attraverso una serie di frasi fatte amano descriversi come persone perbene, rispettosi di Valori e Principi. “Io ho una sola parola”;” Io tengo alla famiglia”; “Le donne non si toccano neppure con un fiore” ecc… Tutte bugie, semplici bugie: gli italiani, i saldi principi semplicemente non sanno cosa sono. Sono come l’acqua e l’olio, non si mischiano. Il calcio italiano e’ forse il settore che dimostra tale assunto in maniera semplice ed elementare. E’ il regno dove il frasifattismo regna sovrano, anzi e’ il linguaggio comune. L’aggettivo piu’ adoperato, fateci caso, e’ “importante“, a dimostrazione che non sanno cosa significhi e quindi qualsiasi cosa, anche ininfluente, la definiscono “importante”. I tifosi, i giornalisti sportivi, i dirigenti, i calciatori parlano tutti il frasifattismo, che come tale nasconde la realta’.

Prendiamo una frase che avrete sentito pronunciare nel contesto calcio (e non solo) chissa’ quante volte nella vostra vita: i contratti si rispettano. In genere la dicono quelli che ce l’hanno con i calciatori che intendono essere ceduti dalla squadra di appartenenza ad un’altra squadra, magari solo perche’ la nuova squadra li paga di piu’ o semplicemente perche’ la moglie intende cambiare citta’. No, protestano i tifosi e i giornalisti, appellandosi – appunto- a presunti Sacri Principi: i contratti si rispettano, fin quando sono in vigore. Queste frasi fatte (potrei esaminarne migliaia di altre ma basta questa sola) che vorrebbero essere di buon senso, ma anche rispettose di leggi, Valori, Diritto, dimostrano quanto chi le pronuncia sia di visioni ristrette, un ipocrita, che richiama la Legge quando sono solo gli altri a doverla rispettare. Dovete sapere, dal momento che in Italia non ve lo spiega nessuno, che nel calcio italiano si usa un sistema ormai abbandonato in altri paesi e in altri sport: il sistema del cartellino. Cioe’ noi in Italia, per capirci, se la squadra A vuole acquistare un giocatore dalla squadra B prima deve pagare il cartellino (per esempio 60 milioni), e poi fare un contratto al giocatore per l’ ingaggio annuo (per esempio 4 mil annui). Si tratta quindi di dover fare due accordi non uno solo, due contratti, non uno solo, prima con una squadra e poi con il giocatore che si intende comprare. Questo sistema da noi adottato, ecco l’inganno, ci viene presentato come se fosse razionale, ingegnoso e indispensabile per governare il sistema calcio. Anzi, ce lo presentano come se fosse (ecco i Sacri Principi) Universale, Unico. Invece non e’ cosi’ perche’ per esempio nel basket Usa (quindi nello sport piu’ popolare al mondo, il piu’ organizzato di tutti) i cartellini non esistono.

Questo significa che quando negli Usa una squadra vuole “acquistare” un giocatore, non deve pagare il cartellino a un’altra (perché non esiste proprio il concetto di cartellino) e poi accordarsi col giocatore, ma deve scambiare dei propri contratti per un valore quasi equivalente a quello che riceve. Nella NBA, al contrario che nel nostro calcio dove ognuno puo’ spendere a proprio piacimento anche facendo debiti, esiste poi il salary cap, che è il budget che ogni squadra ha a disposizione per i contratti dei propri giocatori, e viene determinato dalla NBA in base agli introiti totali della Lega (circa 6 miliardi di dollari). Il tetto di questa stagione – e valido per tutte le 30 squadre – è fissato a 99 milioni di dollari, che rappresenta la prima soglia di separazione tra le squadre sotto il cap (e quindi hanno il maggior spazio di manovra possibile) e quelle sopra il cap (che hanno tutta una serie di restrizioni nella compravendita di giocatori). Il cap di ogni squadra, ovviamente, è calcolato sommando i contratti di tutti i giocatori – come se fossero delle monetine che, impilate l’una sopra l’altra, vanno a formare una pila fino a giungere a un certo limite.

Non vado oltre perche’ intendo solo spiegare che ogni sport ha le sue regole di gestione e che il calcio italiano, al contrario di altre nazioni, ha un sistema arretrato ma cosi’ arretrato che copre sotto il tappeto tutte le sue magagne. Il nostro sistema dei cartellini non solo crea disparita’ grandissime tra squadre ricche e povere, ma incentiva l’uso (sotto i contratti) di clausole nascoste, di accordi segreti, di plusvalenze fittizie, di evasione contributiva e fiscale generalizzata. I cartellini dei calciatori vorrebbero renderli prigionieri delle societa’ ma e’ chiaro come il sole che un giocatore che intende cambiare squadra lo devi liberare perche’ lui ha il coltello dalla parte del manico e se intende trasferirsi non hai in pratica i mezzi per fermarlo. Un calciatore che vuol cambiare squadra ed e’ scontento non lo puoi trattenere a forza. E’ evidente ma solo i frasifattisti invocano Sacri Principi che non spiegano nulla.

Solo con la nostra malattia mortale, il frasifattismo, intendiamo governare una realta’ complessa dove i Sacri Principi si sono squagliati da molto tempo diventando simulacri, finzioni, caricature. Ci sono, per fare un esempio, persone che nella nostra epoca ancora amano vestirsi con abiti dell’ottocento, portano bombette e bastoncini da passeggio, per sembrare eterni Lor “Signori”. Ma sono ridicoli perche’ ogni epoca ha i suoi abiti e inoltre l’abito non fa il monaco; allo stesso modo le Frasi Fatte non riescono ad assoggettare la realta’, a spiegarla, a renderci convincenti e affidabili. Il frasifattismo, nel calcio come nella vita, dimostra soltanto che siamo inconsistenti, che non conosciamo la profondita’ delle cose.