Fa caldo/ Cominciare la scuola ad ottobre, il dibattito 2024

Ogni anno ci sono due grandi dibattiti sulla scuola che i giornali senza idee aprono. Uno e’ quello dei compiti per le vacanze assegnati da ciascun docente dello stivale a suo piacimento (la liberta’ di insegnamento e’ anche questa, purtroppo, oltre al voto libero). L’altro e’ quello sulla durata delle vacanze dei docenti italiani. Due dibattiti annuali che provocano tra gli addetti ai lavori (ormai tutti sui social per dire la propria) le solite due curve calcistiche che se le danno (a parole) di santa ragione senza cavare un ragno dal buco. L’Italia parolaia, tifosa, che non fa un passo in avanti su nessuna questione perche’ ciascun italiano ha gia’ in mente la sua opinione sull’argomento e nessuno al mondo potra’ fargliela cambiare, la conosciamo bene. Quando ogni anno si discute e l’anno dopo si torna al punto di partenza (su qualsivoglia argomento) dovrebbe preoccuparci perche’ la democrazia, come ci ha ricordato poco fa Mattarella, e’ incontro con l’altro ( “L’essenziale, non sta nell’io separato, autosufficiente, ma nell’incontro con l’altro, nella scoperta delle verità di cui l’altro è portatore, e dunque nel camminare insieme, nel domani da pensare e costruire”).

Quest’anno, dopo due mesi di caldo continuo e terribile, qualche docente ha proposto che le scuole tornino ad aprire ad ottobre, come succedeva una volta. Il dibattito, come dicevo, ha subito viste le due curve di tifosi contrapporsi, solo che, ecco la novita’, nella curva di quelli che ce l’hanno con i docenti perche’ lavorano poco e fanno molte vacanze si sono intruppati tutti i genitori che lavorano e ritengono che la scuola italiana, prima di tutto, debba essere la baby sitter dei propri figli.

Ripeto, questi  dibattiti agostani voluti da giornali a corto di argomenti, non solo sono inutili ma si sviluppano in modo tale che un eventuale non tifoso (un terzo obiettivo e ragionevole) perda le coordinate del ragionamento. Quando, come ormai succede in Italia per ogni questione, tutti hanno ragione (Cappellini su Repubblica ha intitolato cosi’ la sua rubrica) significa che ormai tutti abbiamo rinunciato a rinvenire il capo del filo di un ragionamento. 

Cerco di chiarire l’arte del ragionare. Se, come successe nel 1974, il tema era il divorzio, e’ chiaro che le due curve erano composte da laici e cattolici. Che discutevano su una questione di principio, ed era facile allora dire ai cattolici: scusate, perche’ volete imporre le vostre regole anche a chi cattolico non e’? E’ semplice, voi cattolici vi sposate e poi non divorziate, anche se c’e’ una legge che ve lo consentirebbe.

Ora, aprire le scuole ad ottobre perche’ a settembre fa troppo caldo nelle aule, vi pare un questione di principio?

E’ piuttosto una questione pratica, come ha fatto rilevare uno sui social: “Qualche giorno fa nella strada dove abito si è rotta una conduttura… squadra di operai al lavoro (vero, tosto) per giorni sotto il sole a 35 gradi… se avessero detto, statevene senz’acqua fino a ottobre che così non si può lavorare?”. Lavorare si deve, anche col caldo e col freddo, la soluzione non è non andare a lavorare, ma mettere l’aria condizionata nelle aule. “Secondo me si dovrebbe parlare di climatizzazione di tutte le aule, piuttosto che modifiche al calendario scolastico. Se solo pensiamo a quanti soldi sono stati spesi per gli inutili banchi a rotelle, con quella cifra avremmo potuto climatizzare tutte le scuole”.

1) In ogni discussione le (due) curve di tifosi in genere tendono a trasformare ogni questione pratica in una questione di principio o ideologica. I genitori hanno un interesse pratico che li muove, a chi lasciare i propri figli minorenni; i docenti hanno un interesse pratico, poter far lezione a giovani in aule non surriscaldate, ma entrambi la buttano in politica o tentano di farne una questione di principio (non vi bastano gia’ 3 mesi di vacanze, ne volete 4?/ i genitori dovrebbero pretendere che i docenti insegnassero qualcosa ai loro figli non che facessero da baby sitter).

2) Le bandierine che le due curve sventolano sollevando questioni di principio fanno perdere di vista, a noi italiani, fondamentalmente (ma e’ una mia fissazione) 2 cose:

A} Cosa fanno negli altri paesi. Noi italiani siamo autarchici, non abbiamo mai nulla da imparare dagli altri, siamo quindi gretti e provinciali.

B} Le soluzioni pratiche di problematiche concrete. Percio’ disperdiamo i nostri soldi in mille rivoli senza costrutto, come dimostrano anche i fondi del Pnnr o le risorse sperperate per il Superbonus 110% .

Tutto il discorso sul rinnovamento della scuola, ma e’ -torno a dire- una mia convinzione, dovrebbe cominciare dall’edilizia scolastica. La conditio sine qua non per rivoluzionare l’insegnamento, per migliorare gli apprendimenti, per diminuire l’abbandono scolastico, sono edifici scolastici con riscaldamenti e condizionatori funzionanti, aule spaziose, ambienti belli, palestre funzionanti.

Non c’e’ bisogno, lo dico agli autarchici, di andarsi a vedere le scuole straniere, basta andare in Trentino Alto Adige o visitare alcuni edifici che dirigenti illuminati hanno saputo trasformare in molte citta’ italiane. Ci si rendera’ conto che edifici belli e funzionali migliorano le performance scolastiche degli studenti e rendono i docenti e tutti i lavoratori della scuola felici di far bene il proprio lavoro.

Poi, certo, ci sono altre questioni pratiche serissime da affrontare, la prima delle quali e’ capire che i 200 giorni di lezione che, sulla carta, da noi sarebbero obbligatori, potrebbero benissimo essere non piu’ di 180 (come succede negli paesi europei), ma a condizione che in tutti i 180 giorni si svolgano le lezioni e quindi siano davvero obbligatori per superare l’anno.

Noi abbiamo per legge 200 giorni obbligatori ma poi, per malattie, assenze, scioperi & occupazioni, chiusure varie, essi si riducono alla meta’. E sapete perche’ cio’ avviene? Perche’ in Italia anche la matematica ( che e’ scienza) soccombe davanti alle questioni di principio (che sono sempre di lana caprina e moraleggianti): se il povero figlio mio si e’ assentato per malattia 100 giorni, gli volete far perdere l’anno? Ma ve la mettete una mano sulla coscienza?