IL PD DI ANCONA. ASCOLTATE LA SINDACA

Sindaca Valeria Mancinelli, Ancona è ormai uno dei pochi fortini del centrosinistra. Forse lei si sentirà sola.
«No, Ancona non è l’ultimo fortino, non è la ridotta della storia del Novecento. Io penso che sia la prima puntata di un nuovo film.
Qui ci sono un Pd, un centrosinistra e un sindaco, che sono io, abbastanza in discontinuità rispetto al centrosinistra che abbiamo visto finora».
In che senso?
«Nel senso che abbiamo sempre puntato a una coalizione di governo cittadino non più larga, più lunga e tutte queste “sciapate”, sciocchezze come si dice qua.
Essendo in una situazione difficile, con il consiglio sciolto due volte e una paralisi amministrativa che durava da anni, con conseguente perdita di credibilità, sin dal precedente mandato abbiamo evitato di tirar su di tutto pur di avere consenso. Abbiamo puntato a governare con una coalizione coesa e omogenea e obiettivi chiari».
E ora come ha fatto a risalire la china senza essere travolta dall’ondata grilloleghista?
«Così, come ho appena detto: con la mole di fatti che una buona parte della città qui ha apprezzato.
Questo è stato l’antidoto, non le prediche sui populismi. Il Pd predichi meno e faccia di più».
Lei è una renziana?
«Al congresso ho votato per Renzi e ho condiviso l’innovazione politica introdotta».
Renzi è accusato di avere portato il partito verso questa deriva che sembra senza ritorno. È d’accordo?
«Non ci sto. Se scompare il Partito socialista francese la colpa è di Renzi? O se qui a Chiaravalle, ex roccaforte rossa, il Pd prende il 7%, Renzi cosa c’entra?».
Da dove si riparte?
«Se avessi chiaro tutto, mi candiderei io a segretario. Senza la presunzione di avere la ricetta, alcuni modesti insegnamenti li trarrei. Primo, il Pd deve essere e anche apparire la forza politica che risolve i problemi. Spesso invece ha dato l’impressione di occuparsi di se stesso e delle carriere. Secondo, se il Pd nazionale assomigliasse di più a quello di Ancona piuttosto che a quello attuale di Chiaravalle, forse anche la percezione che gli italiani hanno del partito sarebbe migliore. Se poi si imparasse a non sparare sul proprio governo, sarebbe d’aiuto».
È stato un ko micidiale.
«Un ko forse è esagerato. Sta molto male il Pd, è vero. Ma forse meno dei socialisti francesi o della Spd.
Tuttavia non mi interessa affatto calcolare chi ha più febbre. Il voto dice che non ci sono più rendite di posizione: te li devi conquistare i consensi».
D’accordo con Martina che bisogna ripartire dalle fondamenta?
«Certo, d’accordo».
Ci vuole un fronte anti sovranista come sostiene Carlo Calenda e un congresso anticipato per scegliere il leader?
«Non me ne frega niente del gossip politico che considero deleterio e devastante. Per contrastare i populismi bisogna che i cittadini percepiscono che c’è un’alternativa efficace per i loro problemi».
Lei da dove proviene politicamente?
«Dalla sinistra, dal Pci. Credo che il centrosinistra vada rifondato.
Assolutamente».