La sinistra (anno) Zero e la sinistra doppio Zoro

Ieri sera dalla Gruber ho ascoltato Diego Bianchi in arte Zoro, e ho avuto la conferma di quanto penso e scrivo da anni. Ci sono due sinistre in Italia, che per comodità chiamerò (anno) zero e doppio zoro.  Forse fu  il socialista di fine ottocento Giacinto Menotti Serrati il precursore dei massimalisti che sotto varie forme sono arrivati sino a noi, contrapponendosi sempre ai riformisti (l’ultimo campione è il laburista Jeremy Corbin). Nel 2018 comunque per darti la tessera della sinistra doppio zoro (estremista-massimalista), ti fanno un test, che consiste in un sola domanda: Minniti (ex ministro dell’interno) è stato peggio di Salvini, anzi il suo anticipatore? Chi risponde SI (per es., Saviano, Cacciari, Strada, Montanari) riceve la tessera. La politica dei doppio-zoro è facile da ricordare: SI all’accoglienza, e poi  tutti i NO della decrescita felice dei grillini: : no al libero mercato, no-Fornero, no-tav, no-vax, no-jobs act, no scuola-azienda, no-vitalizi, no- lavoro domenica. Veniamo adesso alla sinistra zero. Al di là di una generale consapevolezza che in Europa occorre rimanervi, è ben rappresentata da Calenda, un manager concreto che sa di cosa parla. Essendo figlio della Comencini e avendo lavorato alla Ferrari è etichettato come nemico del popolo e liberista. Tra questi 2 poli (Calenda e i Zoro) si spostano per convenienza, nelle varie stagioni, tutti gli altri, compresi i reduci (Bersani & D’Alema, oggi vicini ai doppio zoro) e Renzi. Ma la inconciliabilità tra moderati ed estremisti in Italia è antica e si accompagna sempre alla spettralità del disprezzo: i moderati altro non sarebbero che Traditori del Fantasma (uno spettro si aggira per l’Europa, 1847). Dialogare con uno che ti considera un semplice traditore non è facile. A destra invece, come insegnano fascismo e nazismo,  il padronato ha sempre saputo unificare, manovrando i terroristi e allungando o accorciando la corda agli estremisti.