A scuola un binomio indissolubile: Soldi-Sindacati

“Il divario tra Nord e Sud è troppo ampio e la qualità nelle scuole italiane troppo variabile” ha detto il grande manager delle tlc Vittorio Colao. Ma nelle scuole italiane si affrontano altre questioni più urgenti. Alla fine di una penosa telenovela i soldi del “bonus merito” ai docenti dal 20/21 ri-confluiranno nel Fondo di istituto, quel fondo sempre più misero dal quale si recuperano  mancette per tutti, docenti e Ata. Annotate le parole della senatrice Laura Granato, nota in tutti questi anni per una sola ossessiva direttrice di marcia: prendersela con i dirigenti scolastici che hanno troppo potere:  “il bonus non sarà assegnato più dal dirigente scolastico con discrezionalità, ma passa dalla contrattazione d’istituto e quindi da criteri trasparenti, rendicontati e condivisi“.

L’intera organizzazione nazionale delle scuole italiane ha la sua sorgente in un binomio indissolubile che nessuno deve mai scalfire: Soldi-Sindacati. Il principio generale, il Dogma, recita così: neppure un euro deve arrivare ad un docente se i sindacati (o le Rsu) non lo vogliono. Ora si dà il caso che i sindacati non sono Babbo Natale, sono associazioni private che campano con le tessere e tutelano i propri iscritti. In realtà, mi scuso per la brevità, un ds da solo non poteva assegnare a suo piacimento 100 euro al bravissimo prof. Rossi (magari non iscritto al sindacato e unico motivo per il quale gli alunni si iscrivono a  quella scuola) riconoscendone la Qualità (solo questo era il bonus: un riconoscimento di Qualità). Infatti doveva rispettare prima i criteri del (CVD) Comitato di valutazione dei docenti e poi il “quantum” (tra un minimo e un massimo) stabilito in sede di contrattazione sindacale. Ma il vulnus al Dogma c’era comunque se alla fine della procedura appariva la firma di un ds in calce ad un’assegnazione di 100 euro al bravissimo Rossi senza che questi neppure fosse obbligato a farne domanda o magari fosse proprio disinteressato a riceverlo. Oggi finalmente il Sovrano politico ha ristabilito l’ordine naturale delle cose e l’efficacia del Dogma. Gli storici futuri capiranno forse, scartabellando documenti leggi e circolari, che tutti i pochi soldi pervenuti in busta paga ai docenti italiani sino ad oggi  sono conseguenza della volontà dei sindacati, i quali firmano i contratti collettivi di lavoro e approvano i contratti integrativi di scuola. Insomma, per non farla lunga, ci vuole la bollinatura del sindacato perchè un prof incameri nel cedolino una cifra qualsiasi, altrimenti se la scorda. Ognuno può riflettere su questa anomalia italiana: lo Stato assume un professore ma non decide lo Stato la retribuzione, la deve decidere insieme con il Sindacato! E’ l’art. 39 della Cost. solo che i sindacati non sono stati ancora registrati e controllati come prescrive lo stesso articolo. E’ la Costituzione più bella del mondo, perchè largamente inattuata.  Tutti si mettano l’animo in pace, è così e sarà sempre così. Il dirigente scolastico, che rappresenta lo Stato, per definizione non può interporsi tra soldi e docenti, se lo facesse qualsiasi somma è da considerarsi una regalia (fanno eccezione i PON dove spesso in pratica i soldi li distribuisce il Dsga ai suoi prescelti). Se invece c’è la bollinatura la somma è giusta e può essere erogata. Poco importa per la questione che per giunta il dirigente sia considerato dalla normativa vigente un “datore di lavoro” e in questa veste debba garantire la sicurezza dell’edificio e quella di alunni, docenti e personale. Il D. Leg.  81/2008 all’art. 2 definisce il datore di lavoro come “il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa”. Ciò nonostante il merito spetta ai sindacati stabilirlo scambiando soldi con consenso (tessere), a tutto  il resto provveda a sua discrezione il dirigente e se ne assuma la piena responsabilità. Della serie: hai voluto la bicicletta? Tutti i fiumi arrivano al mare. Non c’è bisogno di conoscere lo spirito del capitalismo di Max Weber o Michel Foucault (“Il potere non è un’istituzione, e non una struttura; e nemmeno è una certa forza di cui siamo dotati; è il nome che si attribuisce a una situazione strategica complessa in una particolare società”). Nella PA italiana il valore non esiste che all’interno della rappresentazione attuale o possibile, cioè all’interno dello scambio e della scambiabilità. Magari i semplici direbbero che il potere sta nei soldi, il resto son chiacchiere e tabacchere.

PS: HAI VOLUTO LA BICICLETTA? per chi volesse approfondire la questione del “potere” dello scambio, si deve aggiungere che i sindacati dopo 20 anni non hanno ancora digerito il contratto separato dei dirigenti scolastici voluto dal ministro Berlinguer con l’autonomia scolastica. Fino ad allora il comparto-scuola unico controllato dalla triplice procedeva alla distribuzione delle retribuzioni contrattuali nella seguente proporzione fissa: fatto 100 lo stipendio del preside, i proff dovevano avere 80 e gli Ata 60. Il Dogma, appunto. Neppure Lenin e i soviet ci avevano pensato: aumenti uguali per tutti, qualsiasi ruolo avessero