L’evasione? Si potrebbe cancellare con un clic, ma in Italia sono tutti contrari. Una legge semplicissima e a costo zero, che fa emergere il nero grazie al digitale. In Portogallo l’hanno fatta e funziona benissimo. Da noi però ha troppi nemici (di STEFANO VERGINE, l’Espresso, 24 maggio 2018)
Lisbona, quartiere di Alfama, undici di
sera. Fuori, il vento dell’Atlantico spazza via le ultime nuvole della
giornata. Dentro, una donna siede al tavolo della cucina. Accende il tablet, si
collega al sito dell’agenzia delle entrate portoghese e inserisce la
password. Sul video appaiono alcune scritte colorate: salute, educazione,
familiari, affitto, lavori di casa, trasporti, ristoranti, supermercato,
veterinario, parrucchiere, automobile, motociclo. Sotto ogni scritta c’è una
cifra. «Indicano quanto ho speso l’anno scorso per ciascuna di queste voci, e
di conseguenza quanto potrò detrarre dalla mia dichiarazione dei redditi».
Catarina Pinto da Silva, 40 anni, commessa dei grandi magazzini El Corte
Inglés, può contare su quattro vantaggi rispetto a una sua collega
italiana alle prese in questi giorni con il 730. Il primo è che risparmierà
3.753 euro di tasse, traduzione pratica di quelle detrazioni che appaiono sul
tablet. Il secondo è che per ottenere questo sconto non c’è stato bisogno di
accumulare in qualche cassetto di casa centinaia di scontrini, come invece
succede da noi a chi vuole scaricare le spese sanitarie: perché ogni volta che
è andata a comprare qualcosa, a farsi la messa in piega o a pagare l’idraulico,
Catarina ha fornito il suo codice fiscale ricevendo in cambio uno scontrino
identificativo caricato direttamente sul sito dell’agenzia delle entrate. Il
terzo vantaggio è che alla commessa di Lisbona per compilare la dichiarazione
dei redditi basterà schiacciare il tasto invio per spedirla al Fisco. Il quarto
e ultimo beneficio dipende invece dalla fortuna.
Ogni volta che la donna spende 10 euro, lo scontrino riporta un codice
numerico che le permette di partecipare a una lotteria con premio massimo
di 50 mila euro. «Di tutte le persone che conosco nessuno finora hai mai vinto
la lotteria», racconta la signora Pinto da Silva, «ma la speranza di farcela, e
soprattutto la certezza di poter risparmiare qualche migliaio di euro all’anno,
ha portato a un cambiamento radicale nell’atteggiamento di noi portoghesi:
mentre prima era un’abitudine di pochissimi, oggi qui si fa a gara per farsi
fare lo scontrino».
Il nome dato a questo programma è “e-fatura”. Significa fatturazione
elettronica ed è stato introdotto a partire dal 2013 per combattere l’evasione.
Una piaga devastante per l’economia lusitana. O almeno così era fino
a cinque anni fa, quando l’allora governo di centro destra, nel pieno della
crisi finanziaria che ha portato a Lisbona i tecnici della Troika, decise di
adottare questo metodo basato su una piccola rivoluzione tecnologica: collegare
tutti i registratori di cassa del Paese all’agenzia delle entrate, così da
tenere traccia di ogni fattura o scontrino emesso.
I dati dell’istituto di statistica portoghese dimostrano che la riforma ha
prodotto risultati invidiabili. Racconta Monica Paredes, portavoce del
ministro delle Finanze Mario Centeno, da poco diventato anche presidente
dell’Eurogruppo: «Da quando è partito il programma e-fatura, le entrate fiscali
sono aumentate in modo significativo, molto di più rispetto a quanto è
cresciuto il pil e i consumi delle famiglie. Tutto questo significa una cosa: è
calata l’evasione fiscale». Detta dal rappresentante di un governo di
sinistra, che la riforma l’ha ereditata senza cambiarla di una virgola,
l’affermazione assume un valore ancor più significativo. Soprattutto se
osservata da casa nostra, dove l’economia nera sottrae ogni anno decine di
miliardi alle casse dello Stato.
Nel 2013 il Portogallo ha permesso di detrarre parecchie spese. E il gettito è
cresciuto molto più dei consumi. Ecco le variazioni percentuali dal 2012 al
2016 (Pil +3,2%; +5,6 spesa per consumi famiglie; +12,5 gettito Iva;+ 23,7
gettito da imposte societarie;+ 28,9 gettito da imposte sul reddito personale)
Gli studi più attendibili calcolano che in Italia vengono evasi ogni anno
tra i 110 e i 140 miliardi di euro. Soldi con cui, tanto per dire, si potrebbe
raddoppiare la spesa sanitaria nazionale. O dare una netta sforbiciata alle
tasse in un Paese in cui, calcola l’Ocse, la pressione fiscale è la sesta più
alta al mondo. Il problema è come recuperarli, questi soldi, cioè come far sì
che tutti paghino le imposte.
Quanto è costata invece la riforma portoghese? Zero. I commercianti si sono
infatti limitati ad aggiornare i loro sistemi di fatturazione, permettendo a
ogni registratore di cassa di trasmettere direttamente le ricevute al Fisco, e
il nuovo sistema è partito. Spiega Diogo Ortigão Ramos, avvocato di
Lisbona esperto in diritto tributario e partner dello studio Cuatrecasas:
«L’unico aiuto pubblico messo a disposizione consiste nella possibilità offerta
ai commercianti di recuperare più velocemente del passato i costi sostenuti per
aggiornare i registratori di cassa. Anche per questo credo che la riforma abbia
avuto un successo clamoroso a livello popolare. Ha permesso di ridurre l’economia
sommersa e ha modificato la percezione della gente nei confronti delle tasse».
Il tutto senza aumentare la spesa pubblica né la pressione fiscale.